Quel pappone color fragola-parte uno.

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Il suo respiro si fece più pesante e una fitta alla testa lo svegliò del tutto. Immobile, sbatté le palpebre e la vista si snebbiò gradualmente. A ogni impercettibile movimento, dietro la sua fronte una fitta di dolore lo scoraggiava ad alzarsi. Con un'espresione contorta e un giramento di testa, si costrinse a mettersi seduto, quando cominciò a realizzare di non riconoscere lo scorcio della camera che gli si era aperto davanti agli occhi. Quiete. Si guardò attorno: un'intensa luce ocra inondava la stanza dalle finestre. Dal soffito sopra di lui intuì che si doveva trovare in una mansarda. Era accogliente, un ambiente raccolto, arredato rusticamente. Davanti al lucernario da dove penetrava il sole, seduto ad un tavolino, c'era il gatto. Angel rimase in silenzio, Husk sembrava non essersi accorto che si era svegliato. Un tintinnio fece intuire a Angel che il micio stesse bevendo, così, all'improvviso, sentì la gola tremendamente secca. <Un gentiluomo dovrebbe offrire da bere alla sua fanciulla> il tono lezioso risultò più impastato del previsto. Husk scostò la sedia dal tavolo. <Di certo non sono il tipo di "gentiluomo" a cui sei abituato tu> grugnì. Angel trovò ironico che il micio si definisse un gentiluomo. <A me non sembra> ribatté, <Dopotutto sono nel tuo letto> ricadde fra le coperte e si rigirò inspirando il loro caldo profumo. <Bah!>, Husk si alzò, <Non è come ti piacerebbe pensare>;

<Ah no?>;

<Se preferivi rimanere accasciato sulle scale con la schiuma alla bocca bastava dirlo> lo rimbeccò tagliente Husk passandosi una mano fra le orecchie pelose, prima di adagiarvici il cilindro. Angel tacque, si vergognò. <Saresti morto se non lo fossi già> continuò il gatto. Angel si sentì in dovere di ringraziarlo, ma mentre si chiedeva se farlo o meno, un flash della serata trascorsa gli sfrecciò davanti agli occhi, facendolo sussultare. Si piegava su una striscia di granuli bianchi, coca. Quando si rialzò, alle sue spalle, un corpo alto, magro, un fascio di nervi, lo strinse a sé. Dopo, non seppe dire quanto, questo era sopra di lui: il volto nascosto sulla sua spalla, lo mordeva. Poteva sentirlo pungere, la sua saliva calda, un'odore dolciastro. Valentino. Avevano scopato. Non era tanto diverso dal solito, ma questa volta il panico crebbe dentro di lui portandolo a formulare la domanda più inaspettata. <Dov'è Alastor?> chiese d'impeto. Husk si voltò a guardarlo visibilmente sorpreso e subito Angel si rese conto di quanto quella frase gridasse a strane allusioni. Husk tornò al broncio che aveva dipinto in faccia, più cupo del solito, <Non ne ho idea. Stamattina è uscito senza dire nulla>, si voltò verso di lui, <Charlie... sembrava scoraggiata durante i suoi esercizi. Comunque le ho spiegato che stavi male ed è stata comprensiva, tipico della principessa>;

<Tipico di Alastor> commentò sommessamente Angel, distratto per conto suo. Si domandava se il signore supremo non stesse ficcanasando nuovamente nei suoi affari o quale macchinazione stesse muovendo con i Vees. <Mi spieghi che hai con Alastor?> sbottò Husk infastidito dalla sua noncuranza. <Insomma, due giorni fa hai provato a svuotargli un caricatore addosso e adesso...>. Husk si interruppe di colpo. <Cosa c'è micio?> gemette Angel, <Non ti preoccupare ho abbastanza mani per entrambi>;

<Aah ma che hai capito?!?>, Angel rise di gusto, <Sei talmente tanto preso dalla tua farsa da non accorgerti che mi sto solo preoccupando per te. E dovresti farlo anche tu. Alastor si sta comportando in modo strano. Be' più del solito>;

<Che intendi?>;

<Ieri, quando è andato a cercarti. Nel senso:> si premurò di chiarire, <che lui non fa niente per gli altri se non riesce a ricavarne un proprio tornaconto, ecco. Sta' attento>;

Angel lo guardò seccato, <Senti micio, cerca di tenere il muso nei tuoi affari> ribattè, <Altrimenti dovrò sedermici sopra> rise. <Ora scendi da quel letto!> sbottò Husk sopraggiungendo accanto al letto. <E' la tua cuccia?>, Angel ignorò il barista che raccoglieva i lembi del lenzuolo, non si sarebbe mosso da lì. <Abbiamo dormito vicini vicini?> continuò, ma non appena terminò la frase si ritrovò insaccato nella biancheria, sballottolato di qua e di là, <Ehi! Ma che cazzo stai facendo?!?>. Fece un volo, i lembi di stoffa si aprirono su di lui che si ritrovò per terra davanti all'uscio della soffitta. Husk si fregò le mani con un sorriso soddisfatto e chiuse la porta. <Pulcioso di un micio!> inveì Angel inviperito, rimettendosi in piedi.

The Vees' Hotel-Giochi di potere, an Hazbin Hotel fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora