Angel uscì dalla porta vetrata dell'hotel, rendendosi conto che era ormai pomeriggio inoltrato e una quiete inusuale era calata su Pentagram City. Aveva il cellulare in mano, ma nessuna voglia di accenderlo e portarselo all'orecchio. Sarebbe rincominciato l'opprimente loop della sua vita (se così si poteva chiamare). Nuovi messaggi di Valentino, lavoro, urla, terrore e poi sesso, tanto sesso, estremo all'inimmaginabile, quanto vuoto. E poi ancora droga, di qualsiasi tipo, da mandare giù con la nausa, ma senza poterne fare a meno. Blackout per ore, prima di ricominciare tutto d'accapo. Si sedette a terra con lo sguardo fisso sulla strada, cercando di ritardare il più possibile quel momento. All'improvviso dei passi estremamente vicini, punte rosse delle scarpe che precedettero la sua voce ronzante, <Ma buon pomeriggio, stella del cinema>. Angel non alzò gli occhi, sapeva chi si stava rivolgendo a lui e non aveva nessuno voglia di parlargli in quel momento. Alastor, non ricevendo risposta, strinse i denti. <Serata intensa> continuò, <Hai fatto colazione? O pranzo? O, ormai, un té delle cinque!>. Con un movimento appena accennato Angel scosse la testa. Alastor adocchiò la sua espressione avvilita. <Per quanto né tu né io abbiamo molto da spartire col popolo anglo, trovo a dir poco terapeutico sorbire la bevanda calda seduti in una graziosa sala da té->, Alastor si zittì di colpo quando Angel sollevò il capo. La fronte contratta dalla stanchezza e dall'emicrania che non ne voleva sapere di andare via. <Mi stai invitando a prendere un té?> domandò sprezzante. <Parole tue non mie> sorrise il demone un attimo prima di tendere le dita verso Angel. Lui guardò quella mano come un cane rabbioso guarda il bastone che lo ha appena percosso, poi, non seppe bene perché, la afferrò e si lasciò aiutare. <Basta che non sia un posto con troppi merletti> Angel si avviò di malumore, <Non sono tipo da locali del genere>.
Alastor lo osservò camminando al suo fianco. In effetti l'idea originaria era di portarlo da Rosie. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? In quel momento ebbe un'idea migliore.
***
Angel era una figura graziosa, almeno nell'aspetto. Nei modi non di certo. Alastor gli aveva tenuto gli occhi addosso per tutto il tragitto ed era arrivato a quella conclusione studiandolo mentre divorava la terza portata. Mangiava come se non toccasse cibo da giorni. Dall'altra parte del tavolo rotondo, il demone della radio sedeva dritto come un fuso. Davanti aveva unicamente un dito di whisky. <Non mangi?> chiese Angel con la bocca piena, <Mm non vorrei rovinarmi l'appetito, ho in mente una cenetta deliziosa per stasera>. Angel mandò giù l'ultimo boccone e allontanò il piatto. Riprese fiato con un sorriso soddisfatto. <Vedo che il tuo risentimento nei miei confronti si è sanato in fretta> scherzò Alastor. Angel, accasciato sullo schienale, fece spallucce <Ci sono abituato a quelli che prima provano a ucciderti e poi tornano da te per scopare>;
<Ah-ha! Fortunatame non è questo il nostro caso>. Angel spinse il bicchiere verso il suo commensale. <Ai miei tempi era il miglior whisky della costa orientale> dichiarò fieramente Alastor versandogliene un po'. <E va bene, che sta succedendo?> lo interrogò Angel all'improvviso. Il demone della radio sollevò le sopracciglia ancora con la bottiglia in mano. Era ovvio che Alastor non lo avesse invitato perchè gradiva trascorrere una serata tranquilla in sua compagnia. Perchè doveva esserci sempre un secondo fine? Sempre. <Prima mi salvi il culo a lavoro e adesso mi porti a bere whisky e mangare jambalaya in questo night club d'epoca> continuò il porno attore. Alastor rise, <Sarai tu a spiegarmelo e ti converrà trovare una giustificazione valida>. Angel non capiva, <Se pensi di comprare così il mio silenzio sei lontano miglia>;
<Ah quello non centra. Considera questa cena come un modo per riscattarmi. Ammetto che la mia reazione di qualche giono fa è stata quantomeno... irriflessiva>;
<Irriflessiva?!?> ripeté Angel strabuzzando gli occhi, <Hai provato ad uccidermi!>;
<E tu dovresti sapere che è da maleducati origliare le conversazioni altrui> rispose Alastor agitando un dito, <Ma venendo a noi...>. Angel sbuffò, <Vai dritto al punto>. Alastor ammirò il proprio microfono, <Quando pensavi di condividere con noialtri l'ultimissima buffonata del tuo capo e dei suoi colleghi?>. Angel ci impiegò un paio di secondi a capire, poi parve allarmarsi. <Volevo dirvelo->;
<Ma non l'hai fatto!> fu zittito da Alastor. Angel avrebbe voluto rispondere a tono a quell'ebete sorridente, ma prevalsero i sensi di colpa. Dal loggione fece errare lo sguardo sul piccolo palco del locale, <E anche se ve l'avessi detto?> sussurrò. <Be' tanto per cominciare l'Hazbin Hotel non rischierebbe l'oblio mediatico> rispose banalmente Alastor, <Ora non ci resta molto tempo>. Angel si voltò, <Che cazzo vorresti fare? Sabotare l'hotel?> domandò sollevando un sopracciglio sprezzante. <Sabotare, boicottare, farlo esplodere se necessario!> esclamò Alastor. Angel sbattè le palpebre enfatizzando un'espressione scettica, <Valentino si aspetta la mia collaborazione, qualsiasi cosa tu abbia in mente non posso aiutarti>;
<Valentino... già> fece Alastor ostentando un sospiro, <Non puoi rifiutarti di assecondare quel pappone con la pelliccia finche lui ti tiene al guinzaglio>. Quelle parole furono una pugnalata che affondò lentamente nella sua carne. Per quanto Angel ne fosse avvezzo, ogni volta un dolore sordo si faceva strada verso il suo cuore. Non si mosse, era tornato a guardare dall'alto il locale, sentendo addosso il peso opprimente del suo sguardo sulfureo. <Sappi... che la mia offerta è ancora valida>, un sibilo che tentò di insinuarsi nella sua mente. Angel scosse la testa con vigore <Non se ne parla! Ci sono già cascato una volta>;
<Andiamo...> tentò di convincerlo Alastor, <Si tratta solo di un ricordo in cambio della libertà>. Angel saltò in piedi, <Scordatelo!>. I denti del signore supremo stridettero e le iridi carminie si assottigliarono, <Siediti> gli ordinò sottovoce. <Io me ne vado!>;
<Ho detto...>. Angel non vide la sedia schizzare sotto di lui. <...Seduto>. Si ritrovò al tavolo. Un movimento sul parquet attirò la sua attenzione. Un tentacolo di ombra nera sgusciava via dalle gambe della sua seduta, ritirandosi sotto il tavolo. Alzò lo sguardo inquieto su Alastor che gli sorrise radiosamente. <Non c'è bisogno che gli altri vengano a conoscenza di quanto sappiamo noi due. Possiamo cavarcela da soli> continuò il demone della radio, <Però ho bisogno che tu condivida con me tutto quello che sai sull'hotel in questione> digrignò le fauci, <Altrimenti i ricodi saranno l'ultimo dei tuoi problemi>. Angel deglutì tentando di rimanere impassibile di fronte a quegli occhi infernali. <Ieri notte Valentino mi ha detto che ci sarà un evento importante all'hotel>;
<Quando?> gracchiò minacciosa la radio. <Fra tre giorni> si affrettò a rispondere Angel, <Ci saranno un sacco di giornalisti, andrà in onda su tutti i canali>. Alastor ci pensò su, <Molto bene, potremo sfruttare l'occasione a nostro vantaggio>. Con la coda dell'occhio Angel intravide il suo bicchiere riempirsi nuovamente. Desiderava ardentemente aiutare Charlie. Solo perché chi ha il coraggio di sognare persino all'inferno, merita una possibilità. Valentino avrebbe potuto fare a brandelli la sua anima. I suoi pensieri tormentosi vennero interrotti da un tocco, quasi impercettibile, che gli sfiorò il mento, facendolo voltare. Valentino lo costringeva a guadarlo afferrandogli il volto, ma questo era diverso. Incrociò lo sguardo vermiglio del demone della radio con i propri occhi liquidi, <Non preoccuparti mio caro, si tratta solo di decidere da che parte stare>. Per un istate Angel si lasciò andare al suo tocco, al suo sguardo sicuro. Si ritrasse carico di biasimo. Non nei confronti di uno dei più efferati e crudeli signori suremi, bensì era rivolto a se stesso. Capì che si stava abbandonando ad un'altro padrone, convinto che si prendesse cura di lui, come si era illuso che Valentino potesse fare.
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The Vees' Hotel-Giochi di potere, an Hazbin Hotel fanfiction.
FanficI Vees tornano a rompere le scatole nella selvaggia competizione che regna a Pentagram city. Sia Anthony che Alastor sono collegati in qualche modo alle tre V che la fanno da padroni all'inferno, ma una serie di vicende e di equivoci li costringerà...