Era il palazzo di Carmilla Carmine dove abitualmente si teneva il consiglio dei signori supremi, ma questo Angel non lo sapeva. Con un tintinnio l'ascensore si arrestò e davanti gli si aprì una sala immensa che faceva sembrare la hall dell'hotel uno scantinato. Neanche il volgare lusso di cui si circondava Valentino aveva soffitti così alti e una solennità tale da mettere in soggezione Anthony. Lasciò girovagare lo sguardo perso in quella grandiosità, lame lucenti e dalle forme complesse erano esposte alle pareti. Ad un certo punto i suoi occhi ricaddero all'altro capo della sala dove, preceduta da alcuni gradini, vi era una porta di vetro. Seppur di un colore grigiastro, era abbastanza terso da far trapelare ciò che accadeva al di là di esso. Temendo di essere visto, Angel non si mosse, tenedosi a distanza. Ai suoi occhi si delinearono molte sagome sedute ad un tavolo. Alcune le riconobbe di vista o per sentito dire. Si chiese se la sua sfrontatezza fosse abbastanza da reggere il confronto con Zestial Morde o Carmilla Carmine. Alla destra di quest'ultima riconobbe l'inconfondibile colletto di pelo, il cilindro piumato e le volute di fumo che si contorcevano andando a disegnare dei cuori. Fece per sospirare affranto quando un movimento all'interno della stanza catturò la sua attenzione. Un gesto teatrale, una mano che teneva un bastone che aveva già visto. Due orecchie dal pelo folto (e probabilmente morbidissimo avrebbe pensato più avanti). Non fece in tempo a pronunciare il suo nome che gli toccò nascondersi: qualcun'altro lo aveva raggiunto nella sala d'ingresso.
Era logico che Alastor si trovasse lì, pensò Angel, poi sbirciò dalla poltrona dietro cui si era accucciato. Non aveva trovato di meglio. Un ronzio di interferenza, Vox uscì dall'ascensore pestando i piedi, mentre Velvet si appendeva al suo braccio nel tentativo disperato di fermarlo. <Vox ascolta...> disse parandosi davanti a lui, <...non te lo abbiamo detto perchè già Valentino si era proposto di andare> provò a spiegarsi Velvet. <Oh! Certo> gracchiò Vox schivandola, <Mi credi un rincoglionito? Valentino si sarebbe proposto autonomamente di scollare il suo culo insettoide dal set? O gli hai dato una spintarella tu?>;
<Parla piano...>;
<Andrà tutto bene se non scatenerà una rissa! Si lascerà coinvolgere da quasiasi stronzata...>;
<Lasciatelo dire Vox: sei tu che saresti più coinvolto entrando là dentro> lo accusò Velvet. La tv si bloccò a metà del tappeto rosso che correva lungo la sala. La sua voce glicchò terribilmente, <Così è per questo che mi avete tenuto lontano dal consiglio>. Angel raggelò dal terrore, tuttavia Velvet sembrava avere il coltello dalla parte del manico, <Indovinato faccia piatta>.
Intanto all'interno della sede del consiglio erano giunte le urla dello scontro, attutite dalle pareti saggiamente insonorizzate da Carmilla. Insufficienti per interrompere i signori supremi, ma abbastanza forti da far rizzare due orecchie da cervo.
Il litigio ammutolì di colpo, l'unico rumore che rieccheggiò per l'alto soffitto fu la porta di vetro che oscillava chiudendosi. <In caso non ve ne foste accorti, lì dentro stiamo discutendo di questioni più importanti di un mero bisticcio> esordì Alastor scendendo i gradini accompagnato dal suo bastone. Teneva gli occhi socchiusi e il solito ghigno indecifrabile. Con una pacatezza fatale spostò lo sguardo su Vox, <Signorina potrebbe lasciarci un minuto?>. Velvet se ne andò, <Merda> mormorò passandosi una mano sugli occhi.
Alastor fece roteare il bastone da passeggio, <Veniamo a noi> battè la punta per terra. Vox, da quando Alastor si era ripalesato dopo sette anni, si era interrogato molte volte su cosa avrebbe detto o fatto alla radio, una volta che si sarebbero trovati faccia a faccia. Non era mai riuscito a darsi una risposta definitiva. Be' avrebbe dovuto, perchè adesso doveva avere un'espressione quantomeno idiota stampata sulla sua faccia piatta. Quell'espressione rifletteva il vuoto assoluto che gli si era spalancato in testa alla vista di Alastor. <Allora dopo tutto questo tempo non hai nulla da dirmi amico mio?> continuò la radio camminando per la sala. Guardalo! Aveva persino la sfrontatezza di dargli le spalle. Avrebbe potuto aggredirlo, pugnalarlo ora, strappargli da dietro ciò che rimaneva del suo cuore marcio. Ma non lo fece.
<E'... è StAtA tUtTa CoLpA tUa!> Vox proruppe di rabbia, una rabbia nervosa storpiata da un continuo glich. Angel capì a fatica cosa voleva dire. Alastor rise di gusto, stava per replicare. <E noi non siamo aMicI! Non lo siamo mAi stati!>;
<Ah ah questo è certo...> Alastor si voltò impercettibilmente, con la coda dell'occhio incrociò lo sguardo fervente di Vox, <...da parte tua almeno>.
Non sapremo mai come avrebbe reagito Vox a quello smacco potentissimo perchè venne anticipato da un: <Oh cazzo> proveniente da dietro una delle poltroncine. I due si voltarono lentamente, il ciuffo bianco di Angel Dust faceva capolino dal suo nascondiglio.
Gli occhi sgranati di Alastor rilucevano del colore vermiglio del sangue fresco, quello che schizza dalle arterie. Dopo una frazione di secondo Vox tentò di ipnotizzarlo, ma Anthony distolse lo sguardo e fuggì lanciandosi in una corsa a perdifiato.
Mentre raggiungeva l'ascensore, rumori terribile gorgogliavano e spiravano alle sue spalle. Degli schianti: probabilmente i tentacoli di Alastor che provavano a spappolarlo, per poi lasciare le sue budella sparse per il salone. Le porte dell'ascensore si chiusero, vide i due farsi sempre più piccoli mentre scendeva. Il cuore gli batteva talmente tanto forte da esplodere. Un tintinnio. Uscì dall'ascensore, si precipitò in macchina e sgommò via. <Ehi!> protestò l'autista. Alle sue spalle si infranse un vetro. Dal piano più alto del palazzo discese strisciando un'essere dai tentacoli neri. Il poveretto fuggì a piedi.
Alastor stette a guardare la vettura sparire in lontanaza, diretta all'Hazbin Hotel. Non poteva più inseguirlo. Quando Vox lo raggiunse trafelato, ritornò alla sua forma normale. Pentagram city era avvolta da una luce ambrata, a breve sarebbe scesa la notte. Tacquero per un po' di fronte al tramonto mentre sulla linea dell'orizzonte la limousine di Valentino si era ridotta ad un puntino tremolante. <E ora che cosa facciamo?> disse Vox distrattamente. <Facciamo?> ripetè scettico Alastor. Vox aprì la bocca, colto sul fatto, per poi accorgersi di non sapere cosa rispondere. <Non posso ucciderlo, è troppo conosciuto> ragionò ad alta voce, <Penserò ad un modo per assicurarmi che taccia>. Alastor lo interruppe con un gesto della mano, <Tu non te ne dovrai occupare>;
<Pensi che questo casino non mi riguardi?> protestò Vox seguendolo con lo sguardo. <Casino?> Alastor scosse la testa, <Si è trattato solo di una sciocca coincidenza>.
<E ora dove accidenti stai andando?!?> gridò invano Vox ad una densa nube di fumo che aleggiava per la strada in direzione dell'Hazbin Hotel.
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The Vees' Hotel-Giochi di potere, an Hazbin Hotel fanfiction.
FanfictionI Vees tornano a rompere le scatole nella selvaggia competizione che regna a Pentagram city. Sia Anthony che Alastor sono collegati in qualche modo alle tre V che la fanno da padroni all'inferno, ma una serie di vicende e di equivoci li costringerà...