6) 2024, imprevisti

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Agosto 2024

“Manu!” corre con il fiatone, dopo aver parcheggiato la macchina un po’ lontano da casa. È estremamente in ritardo e ne è pienamente consapevole, perché il nuovo mobile per il salotto lo hanno consegnato e scaricato al cancello e Manuel si è ritrovato da solo senza la forza per portarlo su.

“Simò, do stai?” è spazientito al telefono, soprattutto per il caldo e per l’attesa.

“Sono a cento metri da casa, dietro l’angolo. Non c’era nemmeno un posto e ho parcheggiato lontano”

“Dai, sbrigate che ce stanno ottanta gradi!”

“Eccomi!”

Mettono giù la chiamata, e appena Simone gira l’angolo unisce le sue mani a mò di preghiera per scusarsi mentre Manuel spalanca le braccia e urla un “Alla buon’ora”.

“Sei esagerato, hai aspettato dieci minuti”

“Venti. Potevi parcheggià co le quattro frecce qua davanti al cancello!”

“Non parcheggio davanti a un passo carrabile, Manuel!”

“Ricordami perché sto con uno scassapalle precisino come te, per favore!”

“Perché ti miglioro la vita, amore”

“Me sa che me la rovini, me fai andà al manicomio! Dai, piglia da quel lato. Attento che pesa”

“Sono io quello che va in palestra, non tu. Al mio tre alza e non caricare tutto il peso sulla schiena, altrimenti mi rimani bloccato e non mi servi più!”

“Ok, mamma…”

Sono felici, probabilmente come non lo erano mai stati prima ad ora. Dopo alcuni mesi di convivenza e qualche sacrificio, lentamente hanno deciso di dare una sistemata al bilocale che non piaceva a nessuno dei due per via di mobili troppo vecchi; hanno lentamente, a piccoli passi, cambiato tantissime cose affinché potessero sentire sempre di più quello spazio come una vera e propria casa, un luogo tutto loro e che ricordi loro.

Ogni mattina si svegliano e sono insieme, ogni sera passano il loro tempo tra uscite con gli amici e un film a casa; a volte si sfidano in qualche gioco da tavolo oppure Simone lo costringe a fare una maschera contro la sua volontà perché “Devi purificarti anche tu, usa almeno il mio detergente per lavarti la faccia, non il sapone per le mani”.

Dipendesse da Manuel userebbe anche lo shampoo, ma poi gli da’ retta perché Simone potrebbe dare di matto se lo vedesse.
Alla fine Manuel è anche meno disordinato rispetto a ciò che aveva previsto, perché l’idea di avere una casa tutta loro lo porta automaticamente a tenerci tanto, molto più di quanto tenesse a quella stanza a Venezia in cui non si sentiva per niente a casa.

“Me vado a fa na doccia, tu ordini due pizze? Te prego, lo so che l’abbiamo mangiata due sere fa ma io oggi voglio solo morì sul divano”

Simone ride e lo guarda come fosse un bambino, seduto a terra con la schiena poggiata sul divano dopo aver finito di montare il mobile e sistemare tutto.

“Ora prenoto, però dammi il tuo telefono perché il mio è di là in carica e non mi alzerò per i prossimi venti minuti”

Manuel se lo sfila dalla tasca e glielo porge, lasciandogli anche un bacio sulle labbra prima di andarsi a chiudere in bagno.

Apre l’app di Just Eat e ordina le loro pizze preferite della solita pizzeria: in questo sono abitudinari e non cambieranno mai. Poi aggiunge anche una porzione di patatine come gli suggerisce l’urlo di Manuel direttamente dal bagno “Nun te scordà le patatine!”.

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