15) 2024, la soluzione migliore

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Ottobre 2024

“Non voglio che vai via”

Tommaso piange e le sue lacrime stupiscono tutti: suo padre, sua madre, Anita che ha accompagnato Manuel per l’ennesima volta.

Nessuno avrebbe mai immaginato che dopo cinque anni vissuti senza di lui avrebbe in poco tempo sentito la necessità di averlo accanto, al punto da sentirne sempre la mancanza ogni volta in cui Manuel deve tornare a Roma.

Invece ora è lì, attaccato alla sua gamba, e Manuel si sente spaccato a metà perché sente che vorrebbe non presentarsi in aeroporto e prendere un permesso a lavoro, restando un giorno in più; poi pensa a Simone che lo aspetta a casa, dopo una settimana in cui avevano cercato di rialzarsi insieme a seguito di quella discussione in hotel, e sa che se lo facesse romperebbe qualsiasi equilibrio ritrovato.

Ha pensato più volte di portare Tommaso a Roma per una settimana, ma questo avrebbe voluto dire stare a casa di Anita perché non può imporre la sua presenza in quella che è casa anche di Simone, quindi ha sempre lasciato che quell’idea tornasse indietro da dove era venuta.

“Vieni un attimo qui…” si piega per prenderlo in braccio, cercando di staccarlo dalla presa sulla sua gamba, e ovviamente ci riesce perché Tommaso preferisce di gran lunga attaccarsi al suo collo. “Anch’io vorrei restare con te, però adesso non è possibile perché devo tornare a casa. Ce la fai ad aspettare pochi giorni? Poi torno, te lo prometto. La prossima settimana facciamo tantissime cose insieme, ok?”

Gli asciuga le lacrime e gli lascia baci ripetuti sulla guancia, mentre suo figlio annuisce non troppo convinto dalla cosa.
Si salutano un’ultima volta, entrambi con un sorriso sulle labbra unito alla tristezza per il fatto di doversi separare, e a Manuel sembra di non avere la forza nemmeno per pensare lucidamente. Si sente stanco, sfinito da tutto.

Si sente diverso, come se scoprire di avere un figlio e viverlo -anche se per poco- gli avesse cambiato il modo di vedere qualsiasi cosa nella vita. Non avrebbe mai pensato di poter avere una priorità così grande, di sentirsi responsabile, perfino capace di gestire un bambino così piccolo che necessita di una serie di cose a cui lui non era abituato.

“Perché settimana prossima poi non tornate insieme a Roma da Torino? Ha cinque anni, se salta la scuola  per qualche giorno non è un problema…” Anita è rimasta in silenzio finché ha potuto. Non si è mai intromessa, non ha mai chiesto troppe spiegazioni a suo figlio sul motivo per cui Simone non fosse presente e il motivo è che lo ha capito.

Per quanto Manuel si stia sforzando di giustificarlo e di inventare scuse al suo posto, sua madre non si è mai bevuta mezza parola.

“Non si può fare, devo lavorare”

Anche lui era stato in silenzio, ma adesso che hanno già preso posto in aereo si sente messo all’angolo.

“Dai, Manuel… non prendiamoci in giro. Pensi che non ti conosca? Non t’ho detto niente in tutto questo periodo perché era già una situazione particolare e delicata e non volevo intromettermi, ma l’ho capito che tra te e Simone non va bene”

“Ecco, visto che non ti sei intromessa fino ad ora potresti continuare a non farlo?”

Anita non riesce a schivare quel colpo che le arriva in piena faccia, tanto si sente mortificata da una risposta simile.

“Guarda che tu potrai anche aver scoperto di essere padre da due mesi e mezzo, ma io sono tua madre da venticinque anni, imbecille! Lo so che sono fatti tuoi, ma non tirerei troppo la corda fossi in te”

“Ok… scusa. Hai ragione, scusa. È che sono nervoso, è un periodo di merda e non so che devo fare”

“Puoi parlarmene, se vuoi…”

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