10) 2024, l'incontro

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Agosto 2024, Torino

Manuel aveva avuto tutto il tempo per prepararsi psicologicamente durante tutte le ore che l’hanno separato da Torino.
Quelle ore non sarebbero mai bastate e lo sapeva bene, perché mano a mano ha cercato di prendere confidenza con la realtà e ogni cosa gli sembrava una follia, si è detto più volte che sicuramente c’era stato un errore, che non era possibile, che probabilmente si sarebbe svegliato all’improvviso scoprendo fosse solo un sogno.

Alice l’aveva aspettato la mattina in un bar ed erano rimasti in silenzio per alcuni minuti prima che lei prendesse il coraggio di iniziare il discorso chiedendogli scusa.
Era scoppiata a piangere, e Manuel subito dopo di lei, mentre con la voce rotta gli chiedeva come avesse fatto a tenergli nascosta una cosa simile per tutti quegli anni.

Aveva gridato, pianto, e lei si era giustificata allo stesso modo in cui l’aveva fatto con Simone, dicendogli quanto si fosse spaventata perché lui era solo un ragazzino e gli avrebbe rovinato la vita.

Adesso è seduto su una panchina di un parco, ad aspettare che Alice torni con suo figlio Tommaso. “Non dirgli nulla, per ora. Capiremo poi come fare, in caso…” gli aveva detto prima di andare via.

La sua speranza o più paura, probabilmente, è quella che Manuel possa ripensarci; per questo gli ha chiesto del tempo per capire come gestire quella situazione. Non può negargli un incontro, però, perché è l’unica cosa che Manuel ha la sicurezza di volere.
Con il cuore in gola e il caldo che gli da’ la percezione di non riuscire a respirare, prende il telefono e manda un messaggio a Simone sperando di non trovare un muro dall’altra parte. -Tra poco lo vedrò… ho bisogno di sentire la tua voce. Ti prego. -

Prende un respiro appena sullo schermo appare la scritta “Simo”, e risponde velocemente come se avesse paura che da un momento all’altro possa cambiare idea e non volergli più parlare.

“Simo!”

“Ehi… stai tranquillo” la sua voce sembra calma, ma Manuel lo conosce troppo bene e non potrebbe non accorgersi che oltre ad essere apparentemente calma è anche spenta, come se tutto l’entusiasmo solito fosse sparito e come se Simone lo stesse facendo solo per cercare di stargli vicino in qualche modo, pur non avendone le forze.

“Alice è andata a prenderlo dai nonni… tra poco lo porterà al parco”

“Ok…”

Non dice nient’altro, resta in silenzio e prova a trattenere le lacrime che spingono alla sola idea di Manuel con un figlio.

“Vorrei che tu fossi qui con me…”

“Andrà bene anche senza di me”

“Non va mai bene, senza di te… Simò, te prego”

“Stai tranquillo, Manu. Adesso pensa a te, poi al resto ci pensiamo… ci sentiamo magari più tardi”

Vorrebbe dirgli che non può pensarci dopo, che si sente in un vortice pericoloso dal quale ha paura di non riuscire ad uscirne da solo e che la sua presenza è troppo importante per essere rimandata.

Però annuisce come se Simone potesse vederlo, e lo saluta con un sussurro prima di chiudere la chiamata e aspettare almeno altri dieci minuti.

“Eccoci…”

La voce di Alice è alle sue spalle, per questo Manuel si volta di scatto e si alza in piedi puntando gli occhi solo su quel bambino che a malapena lo guarda per via della timidezza ed è rimasto mano nella mano con sua madre che prova solamente a sorridere senza destare sospetti in suo figlio.

“Tommy, lui è Manuel… un amico di mamma. Saluta…”

Pensa sia diverso da com’era in foto: più bello, più riccio, con gli occhi più grandi e con le labbra più simili alle sue.

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