12) 2024, provarci

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Agosto 2024, giorno successivo al rientro da Torino

“Pensi anche di poter comunicare come un adulto de quasi 25 anni o vuoi andare avanti un altro giorno con i messaggini di tre parole e apparizioni tipo fantasma in casa?”

Manuel è sfinito, ma per quanto la tristezza dentro di lui sia enorme non può non essere anche arrabbiato.

Simone la sera prima era andato a dormire prestissimo, o almeno aveva fatto finta, e la mattina era tornato al lavoro pronunciando un misero “a stasera” prima di uscire di casa. Un messaggio nel pomeriggio con su scritto -Passo a prendere cinese per cena- e poi più nulla.

Adesso che è rientrato in casa non può più scappare, però, perché Manuel lo ha aspettato al varco per tutto il giorno. Lui al lavoro non ci è tornato, non crede di avere la lucidità di farcela almeno per i prossimi giorni, e per tutto il tempo non ha fatto altro che guardare foto e video. Le foto di suo figlio su Instagram, e poi foto e video con Simone fatti negli anni e custoditi nel telefono.

Ha pianto, ha urlato, soffocato un po’ le grida mordendo il cuscino e poi di nuovo pianto, rannicchiato sul letto con il profumo di Simone che gli invadeva le narici e che gli ha reso tutto ancora più difficile.

“Ciao anche a te…”

“Ah, mo me saluti? Tutta ieri sera dopo la discussione non m’hai rivolto parola, stamattina sei scappato e a malapena m’hai guardato in faccia”

“Se avessi saputo di trovare questo, non sarei tornato. Me ne sarei andato da mio padre per stanotte”

“E certo, vai da tu padre. Scappa, Simò. Dopotutto io e te non stiamo insieme da anni, non progettiamo cose importanti… che ce frega, no? Non ne parliamo, facciamo finta di niente, passiamoci accanto senza guardarci, che vuoi che sia?”

“Stai facendo l’egoista, stai pensando solo a quello che serve a te in questo momento”

“No, Simò. L’egoista qua sei tu che te ne vuoi lavare le mani. Io ti ho detto che ho bisogno di te, che ho bisogno di parlare con te, di trovare una soluzione o anche solo di parlare a ruota libera con te che m’ascolti perché m’è cambiata la vita nel giro di un giorno e l’unica cosa a cui sei stato in grado di pensare tu è che una situazione del genere non la vuoi”

“Non puoi colpevolizzarmi per questo”

“Non ci stai nemmeno provando, stai a fa lo stronzo e io non t’ho mai visto così. Non ho mai provato con te quello che sto provando adesso, non c’ho mai avuto l’ansia de ditte qualcosa, nun me so mai vergognato de te, non t’ho mai visto come un estraneo. Ed è quello che sembri adesso: un perfetto estraneo. Parlare con te è come parlare con qualsiasi altro, anzi forse se ne parlassi con Matteo o con Chicca, Luna, Laura… forse loro mi farebbero na domanda, mi chiederebbero come sto, che cazzo c’ho intenzione de fa…. Qualsiasi cosa. Invece tu no, tu prendi e mi ignori, l’unica cosa che sei stato in grado di dirmi è che non ce la fai”

“Grazie al cazzo, Manu! Che gli cambia a loro, se tu hai un figlio? Una come Luna al massimo può dirti che è felice perché diventa zia! Non è a loro che si stravolge la vita, ma a me! A te! A noi! Cristo!” sbatte la busta con il cibo a terra, stringendo forte i pugni.
Stringe forte anche gli occhi, cercando di bloccare il pianto che però ha la meglio. Piange come se tutto gli fosse crollato addosso ancora, a più riprese, come se per tutto il giorno avesse dovuto trattenere ciò che non riesce a trattenere più.

“Sto di merda, come fai a non capirlo…” ora con gli occhi aperti, immobile e rigido, mentre il pianto non si placa e fissa Manuel a distanza.

Una distanza che Manuel decide questa volta di eliminare, avvicinandosi lentamente a Simone che nel frattempo si sfoga, piange e parla. “Sto di merda. Io non posso, non ci riesco. Perché è successo?”

BROKEN [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora