Aprile 2026
C’era stato un momento esatto in cui Simone si era reso conto che vivere un amore come il loro era stata una di quelle fortune che non è nemmeno detto ti capitino nella vita; se n’era accorto quando si erano salutati un paio di settimane dopo quella resa dei conti, definitivamente, in piedi davanti alla porta d’ingresso.
Piangevano entrambi, ma entrambi si amavano come il primo giorno o forse di più. Per quanto Manuel fosse distrutto al solo pensiero di dovergli dire addio, sapeva che quella fosse la dimostrazione d’amore più grande che potesse dargli, per non costringerlo a una vita che nessuno dei due aveva scelto ma in cui lui avrebbe sicuramente trovato il modo per venirne a capo anche se non del tutto. Suo figlio gli avrebbe dato la forza per stare in piedi, lo avrebbe distratto, avrebbe colmato almeno in parte quel vuoto che Simone avrebbe lasciato.
Avrebbe voluto dirgli cento, mille volte che avrebbero potuto stare male insieme, ma aveva capito quanto per Simone fosse insostenibile quel cambio di vita e quel terrore di vedersi sgretolare davanti agli occhi tutto l’amore che provavano l’uno per l’altro.
Perché lasciarsi al momento giusto avrebbe evitato tante cose, perfino il rischio di ritrovarsi a non sopportarsi più, a litigare costantemente fino ad odiarsi.
Si erano abbracciati tanto e a lungo, non solo in quel momento ma anche in tutti i giorni precedenti; avevano fatto l’amore tante volte, avevano litigato sopraffatti dall’agitazione e dalla tristezza, si erano guardati in silenzio e avevano anche parlato tanto come due amici consapevoli di tutto ciò che di bello avevano vissuto e come due innamorati consapevoli di non poter trovare mai più niente di simile nella vita, anche qualora avessero lasciato spazio ad un’altra persona.
“Non scordarti mai di me” aveva sussurrato Manuel sulla porta, con un sorriso tenero sul volto e il bisogno di abbracciarlo ancora.
“Credo rientri tra le cose impossibili della vita…” aveva risposto Simone, stringendolo un po’ più forte.
Quando Simone poi si era ritrovato solo in quell’appartamento che era stato pensato per due persone, aveva cercato di resistere e non lasciarsi mangiare dal dolore che stava provando; lo aveva immaginato, ma la realtà stava superando qualsiasi immaginazione.
Quindi aveva chiamato Laura, seduto sul divano con lo sguardo fisso nel vuoto. Al suo “Pronto, Simo?” era crollato in un pianto senza dire nulla. Sentiva il bisogno di sfogarsi e di qualcuno pronto a non fare domande, e solo Laura in quel momento gli era sembrata la soluzione.
Infatti dalla sua bocca non era uscito nient’altro che non fosse un semplice “Mi dispiace tanto, Simo…”, prima di lasciarlo piangere rumorosamente al telefono per buoni venti minuti.
Dopo quel momento aveva deciso di farcela da solo, di non riversare sugli altri il dolore che derivava solo e soltanto da una sua scelta; aveva scelto di fingere con tutti, di indossare una maschera bella spessa e procedere con la sua vita lasciando alla tristezza di intervenire solo nei momenti in cui si trovava solo in casa.
Credeva potesse svanire, a un certo punto. Ci ha sperato davvero, ma adesso che è passato un anno e mezzo da quel giorno il dolore è rimasto, seppur cambiato.
Continua a parlare ogni tanto con la foto di suo fratello, continua a impegnare le sue giornate più che può pur di non pensare troppo: il lavoro, la palestra, perfino le pareti da dipingere come fosse un imbianchino.
Si è detto “Quanto sarà difficile imbiancare casa? Non serve un professionista, posso farlo anch’io”, e allora è andato a comprare tutto l’occorrente e ha iniziato un lavoro che gli sta portando via tutte le forze. Con una vecchia tuta addosso, il sudore per il caldo che già ha invaso Roma nei primi giorni di aprile e i movimenti meccanici di chi non riesce a fare più niente con passione.
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BROKEN [Simuel]
FanfictionUn presente in cui tutto si è rotto, un passato in cui sono successe troppe cose. "Si erano rotti, il loro tempo era finito e non ce ne sarebbe mai stato un altro all'altezza del precedente ".