6. At the same time

322 7 0
                                    

🎶
Daylight; David Kushner.

La mattina dopo non dovetti correre come al solito per andare a scuola con i miei fratelli: il giorno prima Caroline mi aveva proposto di andare insieme con la sua auto e, dopo essermi accertata che non avremmo avuto la compagnia di suo cugino, av...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La mattina dopo non dovetti correre come al solito per andare a scuola con i miei fratelli: il giorno prima Caroline mi aveva proposto di andare insieme con la sua auto e, dopo essermi accertata che non avremmo avuto la compagnia di suo cugino, avevo accettato volentieri.

Quindi lavai le tazze con calma e preparai la colazione a mio padre, che scese mentre indossavo le scarpe.

I capelli brizzolati erano in perfetto ordine, come se non si fosse appena svegliato. Una t-shirt bianca gli fasciava il busto reso tonico da tutta la palestra che faceva. Non si degnò neanche di salutarmi, si limitò a versare il caffè nella sua tazza e a sedersi al bancone.

Uscii di casa senza salutarlo, odiava sentirmi parlare di prima mattina, o forse lo odiava in generale, e legai i capelli in una coda alta nel tragitto fino alla macchina di Caroline.

«Ho confrontato i nostri orari» annunciò non appena mi sedetti. «Oggi abbiamo in comune storia, francese e calcolo... ieri ha dato dei compiti, penso siano gli stessi... non me ne sono tornati alcuni, dopo posso farteli vedere?»

Annuii. Se Caroline amava parlare la mattina io ero molto simile a mio padre: volevo il silenzio.

Parlò per tutto il tragitto e quasi mi pentii di non essere andata con Vincent e Victor, poco loquaci, o a piedi.

A scuola ci fermammo a prendere un caffè alle macchinette e, dopo averlo bevuto in fretta scottandomi la lingua, pronunciai le prima parole della giornata.

«La mamma di Blake si è suicidata?» Caroline per poco non sputò il suo caffè sul pavimento.

«Chi ti ha detto questa cosa?»
«Blake» mentii.

In quel momento il diretto interessato passò davanti a noi con un braccio sulle spalle di Violet, una ragazza del terzo anno. Non so perché, ma notai che aveva i capelli neri come la pece.

Non mi piacciono le bionde.

Strinsi i denti quando lui mi dedicò un sorrisetto fastidioso.

«Non parlarne mai» ordinò la mia nuova amica. «Ieri sera è tornato ubriaco perso... i nonni sono preoccupati» mi confidò.

«Ho sentito dire che ieri è stato con due ragazze diverse» s'intromise una voce. Bonnie.

«Lo hai solo sentito o una di queste eri tu?» Mi sfuggii. La ragazza annuì. La pelle olivastra la rendeva bella in una maniera particolare; «Non me ne vergogno, quel ragazzo è un dio a letto.»

Non trattenni un'espressione schifata, «E l'altra ragazza?» chiese curiosa Caroline. Perché voleva sapere tutti i dettagli sul cugino? «Ero ubriaca, forse Stacy o Cindy.»

Spalancai la bocca, «Aspetta... contemporaneamente?» Bonnie rispose in maniera affermativa e per poco non vomitai anche il pranzo di Natale dell'anno scorso.

Not a Cinderella's storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora