28. The first tatoo, another mistake

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Beautiful Mistakes; Maroon 5 ft. Megan Thee Stallion.

2 anni prima«Giù! Giù! Giù! Giù!»

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2 anni prima
«Giù! Giù! Giù! Giù!»

Scolai forse il settimo shot della serata.

Sentivo la gola bruciare a più non posso e avevo voglia di sdraiarmi sul pavimento per far smettere quell'insopportabile giramento di testa.

I miei genitori avevano ormai preso l'abitudine a farmi girovagare da solo, visto che avevamo iniziato a fermarci di più nei posti.

Mio padre era più stanco del solito e preferiva riposare qualche giorno in più.

Era la mia seconda sera in quello squallido bar in compagnia di Zack, Jeremy, Shila e Nina.

Mi sentivo ubriaco.

Ero una nuvola che fluttuava in cielo. Ero senza peso, senza gravità.

«Quindi fai il tatuatore?» biascicai in direzione di Zack.

Quest'ultimo aveva sicuramente più di venticinque anni e le braccia completamente colorate, così come il collo; non potevo vedere al di sotto della t-short nera dei Guns N' Roses, ma immaginai che fosse cosparso di tatuaggi anche lì.

Zack annuì in risposta, prendendo il cellulare per mostrarmi alcune foto. «Sei bravissimo!» esclamai.

Shila mi accarezzò il braccio, ma la scansai prontamente. Era bionda. Lo vedevo. Non era tinta.

Non ero abbastanza ubriaco da scordarmi la riluttanza che avevo sviluppato negli ultimi mesi.

La barista con cui avevo perso la verginità era stata l'unica bionda.

L'unica come lei.

Spostai l'attenzione su Nina, che provò a far collidere le nostre bocche ma, nonostante avessi appena ingurgitato l'ennesimo shottino, riuscii a scostarmi e, così, mi baciò la guancia.

Stufo, la presi per il braccio e ci buttammo in mezzo alla calca.

«Dove andiamo?» ridacchiò lei, aggrappata alla mia spalla. «Dove vuoi andare?»

Ci fermammo in mezzo al locale; nonostante non fosse una discoteca, la gente ballava e saltellava a ritmo della musica rock pompata nelle casse.

«Spero in bagno» rispose alla mia domanda.

La vedevo sfocata e facevo fatica a stare in piedi, ma sapevo che sarei riuscito a fare sesso con lei; con il passare dei mesi stava diventando un automatismo, un modo per sfogare tutti i miei sentimenti repressi.

Il bagno era già il mio piano, così la accontentai.

Ci chiudemmo in un cubicolo, incuranti delle occhiate che le due ragazze davanti allo specchio, intende a sistemarsi il trucco, ci lanciarono.

Not a Cinderella's storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora