29. You're beautiful!

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You're Beautiful; James Blunt.

PresentePer fortuna Blake si era risistemato, coprendo di nuovo quel tatuaggio

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Presente
Per fortuna Blake si era risistemato, coprendo di nuovo quel tatuaggio.

Faticavo a credere al fatto che avesse davvero fatto una cosa del genere.

Il nostro odio sembrava essere scemato per qualche istante ma, non appena me n'ero accorta, avevo subito rialzato tutte le mie barriere: non volevo che mi leggesse dentro, che carpisse una qualsiasi informazione da me.

«Perché hai fatto una cosa del genere?» domandò, allungando una mano verso i miei capelli; non appena si accorse del gesto si ritrasse immediatamente e io indietreggiai, fino a scontrarmi contro il muro.

«L'hai fatto per piacere a me?»

Assottigliai gli occhi, «Te l'ha detto Victor?»

Lui rispose affermativamente e mi sentii una totale idiota.

Volevo smettere di sentirmi sbagliata e avere un momento di libertà. Volevo essere diversa da mia madre per far sì che papà potesse odiarmi un po' di meno.

Perché tutto doveva essere ricondotto a Blake Davis?

Volevo solo smettere di sentirmi così vincolata ad un fantasma. Amavo somigliarle, ma stava diventando una situazione insostenibile.

«No, non l'ho fatto per somigliare ad una delle tue ragazze.»

Blake indietreggiò, ponendo altra distanza tra noi.

Ma, nonostante ciò, i nostri occhi rimasero intrecciati in un contatto che mi fece riempire la schiena di brividi.

«Che fate?» irruppe la voce di Vincent, che si avvicinò al frigo per prendere una Diet Coke.

«Stavo salutando Blue, vado da Cindy.»

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Il lunedì sera successivo ero china sul libro di storia a ripassare. Il giorno dopo avrei avuto un test molto importante ed ero decisa a non farmi distrarre e a prendere un ottimo voto.

Ovviamente senza brillare troppo.

Avevo perso molto tempo il giorno prima, in quanto avevo dovuto ricopiare gli appunti per i miei fratelli e spiegare loro tutto ciò che non avevano capito, quindi la maggior parte delle cose.

Qualcuno bussò alla mia porta.

Victor e Vincent avevano mangiato di sotto, mentre io ero rimasta rintanata in casa mia nell'attesa che uscissero. Quella sera avrebbero giocato la seconda partita del campionato contro i Tigers e l'ansia era alle stelle: eravamo due squadre alla pari, quindi sarebbe stato uno scontro faticoso.

«Ciao amica, come stai?» Caroline varcò la soglia, stupendomi per la sua presenza.

Indossava la maglia di Victor e quello mi stupii ulteriormente.

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