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<Dai D, respira sei in iperventilazione!>Andrea mi riporta alla realtà riscuotendomi dal mio stato catatonico.

<Oddio D, ti è solo passato di fianco stai calma per la miseria!>Ariel si aggiunge al coro.

Nessuna delle due ha sentito quello che mi ha detto, che poi non è affatto quello il problema, ormai dovrei esserci abituata, in realtà quello che mi ha sconvolta di piu' è stato sentirlo cosi vicino, sentire il suo fiato caldo che sapeva di menta sul collo e le parole "sei mia" che mi hanno provocato un brivido lungo la schiena, ovviamente devo avere seri problemi, sicuramente sono malata perchè non posso essermi eccitata per delle parole che preannunciano morte.

Le mie amiche cercano di farmi calmare e per fortuna ci riescono cosi per qualche ora , quelle in cui non ho corsi in comune con Satana, riesco a concentrarmi e a superare la mattinata quasi indenne ovviamente facendo finta di non sentire i continui commenti e le  frecciatine che i miei deliziosi compagni di classe continuano a lanciarmi.

Poi pero' arriva l'ora di cambiare classe e io mi avvio verso il mio armadietto questa volta purtroppo da sola anche se di solito sono sempre accompagnata dalle mie guardie del corpo, oggi,  avevano da fare con il loro club di cui ovviamente sono  entrambe presidenti, evviva cosi mi sento ancora piu' sfigata ma mi rifiuto di essere gelosa di loro.

Stranamente il corridoio è deserto e questa cosa mi terrorizza, mi ricorda uno di quei film horror di terz'ordine con una trama senza filo logico  in cui senza nessun motivo apparente la ragazza cammina nel corridoio deserto della scuola, da sola e al buio ( perché al buio in pieno giorno non l ho mai capito) e da un aula vuota sbuca il serial killer che la uccide senza che nessuno se ne accorga, ma cerco di pensare ad altro elencando mentalmente i libri che devo prendere dal mio armadietto.

Mentre mi avvicino, improvvisamente sento una mano afferrarmi la vita e vengo tirata indietro ritrovandomi  in uno spazio angusto e buio <oddio> penso al suddetto film horror di terz'ordine, sento che c'è qualcun altro e per un attimo non riesco a capire chi al che mi vengono in mente immagini dei piu' efferati crimini della storia manco fosse una puntata di MAKE MUDERER poi sento un odore familiare e maledetta me mi scappa dalla bocca

<Satana>

Mi pento immediatamente di quello che ho detto ma ormai è tardi, ha sentito.

<Come hai detto balenottera?>

<Non ho detto nulla Tristan, ti prego lasciami uscire>

<Eh no balenottera, ti ho sentito, mi hai chiamato Satana>
Cerco di arrampicarmi inutilmente sugli specchi sperando che se la beva ma capisco nel momento in cui lo dico che non è  così.
<Ti sbagli devi aver sentito male, adesso per favore lasciami uscire>

Non so nemmeno dove trovo la forza per queste minime interazioni visto che non so nemmeno più da quanto non sto respirando ne sbattendo le palpebre ma lui non ha affatto intenzione di lasciarmi uscire.

< Sei stata molto scortese visto che io volevo solo salutarti, balenottera, perciò cosa pensi che dovrei farti adesso?non pensi di meritare una punizione per la tua scortesia'>

<Ti prego Tristan..> dico affannata, mi manca l aria per lo spazio ristretto e il suo profumo mi sta liquefacendo i neuroni.

Ma lui sembra non ascoltarmi, lo sento vicinissimo, sento il suo fiato sulle mie labbra e sono fin troppo consapevole dei suoi pettorali muscolosi attaccati al mio seno, sento la sua mano ancora sulla vita che mi stringe i fianchi.

<Per questa volta potrei anche lasciar perdere ma devi pagare pegno balenottera>

<Ti prego cosa vuoi, faro' quello che mi chiedi ma lasciami andare>

<Sicura? qualsiasi cosa?>

<Si>

<Allora togliti la maglietta>

<Cosa? no non esiste!>

Cerco di sembrare irritata ma in realtà sono spaventatissima, perchè dovrebbe chiedermi una cosa del genere?

<Hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa e adesso ti rifiuti? non è carino e forse dovrei ripensare alla faccenda della punizione>

<No ti prego, va bene>

Penso che comunque siamo al buio e inoltre voglio davvero andarmene.

Mi sfilo la maglietta e rimango con il reggiseno, mi sento nuda, esposta e se non fossimo al buio sarei già morta di vergogna per le mie forme troppo abbondanti in vista.

Dietro la sua  spalla vedo un minuscolo bagliore ma non so perchè non lo ritengo importantre in quel momento.

Sento una mano risalire dalla vita fino al seno e trattengo il respiro, lui lo sfiora ma non lo tocca del tutto.

Stranamente sento come se gli accelerasse il respiro ma sicuramente me lo sarò immaginato.

<Puoi  rivestirti balenottera, anche se siamo al buio, non riesco a pensare che tu sia nuda >

<Adesso posso uscire?>

Mi apre la porta, <prego>.

Esco velocemente, per fortuna il corridoio è ancora deserto , prendo quello che mi serve dall'armadietto e vado in classe.

Per le tre ore successive Satana non si fa vedere a lezione , menomale tiro un sospiro di sollievo.

Finita la giornata raggiungo Andrea e Ariel e insieme andiamo a casa, ovviamente non ho il coraggio di raccontare loro quello che è successo.

Faccio i compiti, ceno con mio padre che continua a fissarmi in modo strano, forse ha capito che c'è qualcosa che non va ma non mi chiede nulla, è una persona molto riservata come me  e sa che quando sarò pronta glielo diro'.

Vado a letto e  passo una notte agitata di cui però non ricordo granché, solo pozze verdi azzurre e nuvole nere.

Nel dormi veglia sento in lontananza il telefono squillare , senza aprire gli occhi rispondo.

<Cia-->

<Cazzo D, cosa hai combinato ieri?>

<Buongiorno a te Ann, non capisco di cosa parli e poi sono le 5.30 perchè mi chiami a quest'ora per farmi domande a cui non so dare risposta?>
Sento la mia amica esitate prima di sganciare la bomba.

<D...c'è una tua foto mezza nuda sul blog della scuola..>

Black out.


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