Muta,il mio cuore e la mia anima sono mute.
Per i successivi tre giorni,dico a tutti amiche comprese che partirò per un fantomatico viaggio con mio padre da alcuni parenti in Alabama. Mio padre sarà fuori per lavoro e io ho davvero dei parenti laggiù, questo perché altrimenti Ariel e Andrea non abboccherebbero nemmeno per un istante.
Lo comunico anche a Kevin che probabilmente fa finta da credermi, Tristan invece sembra molto dispiaciuto, sarà il senso di colpa.
Mi chiudo in camera, tiro le tende, spengo il telefono "ho detto a tutti che in mezzo alle paludi del sud non c'è campo" e piango, piango non per Tristan,lui è come è, e chiunque pensi di cambiare un altra persona si inganna, le persone non cambiano, fingono, si mostrano diversi ma è solo facciata, non cambiano.
Piango per me, perché nel momento in cui l'ho sentito parlare ho realizzato che la responsabilità di quello che stava dicendo era mia, mia perché gli ho permesso di avvicinarsi senza pensare alle conseguenze, mia perché ho messo lui prima di me stessa, della mia dignità di donna o meglio della mia dignità di PERSONA, mia perché ho accettato questa situazione senza chiedergliene davvero il motivo, rivedo nella mente ogni momento bello passato con lui e ogni volta che invece in pubblico mi ha ignorata.
Dopo aver pianto un giorno intero però decido che basta, mi tiro su e pianifico quello che verrà.
So cosa devo fare, l'ho ben chiaro nella mente.
Due giorni dopo riemergo dalla mia stanza come la Fenice di Harry Potter ( menomale che non mi chiamo Fanny).
Prendo il telefono e chiamo le ragazze.
<Ciao, ho bisogno di vedervi>
Non siamo in video quindi non vedono il mio viso stanco ma loro mi conoscono più di quanto io conosca me stessa.
<D, mi dispiace, cosa possiamo fare>Dice Ariel
<Lo sai che non ti faremo domande D, dicci solo di cosa hai bisogno> le fa eco Andrea.
Loro non chiedono davvero,ma fanno ciò che di cui ho bisogno.
Non chiedono quando dico loro di vederci al negozio di intimo più costoso della città vicina, non chiedono quando mi aiutano a comprare un bel completino intimo di pizzo bianco (e menomale che in questa città hanno la versione" Barbie non è molto informa" e quindi vendono tutte le taglie di qualsiasi cosa, questo mi fa capire ancora di più quanto sia piccola e meschina la mia realtà e gioire del fato che fra qualche settimana sarò a New York con le mie mie due migliori amiche), non chiedono nemmeno quando ci fermiamo in farmacia e acquisto senza senza vergogna guardando in faccia il ragazzo alla cassa c'è mi fa un sorrisino idiota.
Loro non chiedono fanno ciò di cui ho bisogno e per questo sarò loro eternamente grata.
Arrivo a casa e chiamo Tristan, risponde al primo squillo.
<Mi sei mancata, quando torni?> Mi chiede con voce dolce
<Sorpresa. Sono tornata!> fingo entusiasmo. La Signora Wolf l' insegnante di teatro sarebbe fiera, sembro davvero felice di sentirlo mentre dentro di me infuriano una miriade di emozioni e forse anche quella, se lo negassi sarei un ipocrita.
<Ottimo bambola, passo subito da te> mi dice lui con urgenza.
Devo fermarlo, stavolta andrà come dico io e non permetterò a nessuno nemmeno a lui di interferire.
<No, mio padre è a casa, ti dispiace se ci vediamo domani?>gli dico
<Ho una sorpresa per te> gli lanciò l' esca con una voce suadente che spero colga.
<Spero che questa sorpresa non preveda troppi vestiti>risponde lui sorridendo.
<Bhe, diciamo che non ne prevede affatto> gli rispondo in modo neutro.
Silenzio di qualche secondo
<Tu vuoi uccidermi donna!>mi dice e sento che ha il respiro accelerato.
<Non mi puoi dare un indizio?>
<Assolutamente no, una sorpresa è una sorpresa, ci vediamo domani sera alle 20.00 a casa mia, lascerò la porta aperta,sali in camera mia quando arrivi>
Gli schiocco un bacio al telefono e chiudo.
So cosa devo fare .
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whale
Teen FictionDelphine è una ragazza di 17 anni, all'ultimo anno di liceo, è timida con gli altri a causa del suo aspetto, infatti non è esattamente longilinea come le sue coetanee, e per questo viene presa di mira da tutti i compagni con insulti e prese in giro...