Capitolo 21

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Dall'arrivo di Aidan a 'Dachaigh nan Dragons' le cose sembravano essersi smosse

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Dall'arrivo di Aidan a 'Dachaigh nan Dragons' le cose sembravano essersi smosse.

Inaspettatamente, secondo Martin, tutto aveva cominciato ad avvenire a una velocità accelerata. La sola presenza di quel cacciatore aveva cambiato l'equilibrio degli eventi per quasi tutti quelli che conosceva.

Lui, finalmente, aveva trovato il coraggio di dichiararsi a Melany, convinto che ormai Ember avesse trovato qualcuno che si sarebbe preso cura di lei; al di fuori di Marcus, Cerridwen e sé stesso.

Anche Marcus e Cerridwen avevano iniziato ad avere strani atteggiamenti.

Qualcosa stava bollendo in pentola e doveva essere qualcosa di grosso per far partire Marcus in tutta fretta per un viaggio con destinazione tenuta accuratamente segreta. Gli unici spostamenti che aveva visto fare al fabbro, in tutti gli anni passati insieme, erano stati quelli che lo portavano dalla fucina alla casa di Cerridwen e viceversa.

La stessa Ember che difficilmente si lasciava influenzare da cose e persone, aveva una condotta diversa con Aidan, mai avuta con nessun uomo.

Martin si sentiva felice per lei perché alla fine, la sua amica stava conoscendo e provando le emozioni che fanno battere forte il cuore per qualcuno di speciale.

Sperava con tutto sé stesso che lei fosse ricambiata, ma a giudicare da come Aidan la guardava, dubitava che lei gli fosse indifferente.

Marcus era, per lui, il padre che non aveva mai conosciuto. Ember era come una sorella e Cerridwen l'aveva trattato sempre in maniera materna; anche quando era ancora viva sua madre.

Forse in Aidan avrebbe trovato un buon amico.

Ora, perdipiù, la fanciulla dei suoi sogni, dopo essersi dichiarato, gli aveva detto che ricambiava i suoi sentimenti. Per lui le cose non potevano andare meglio, ma...

Sapeva che c'erano cose che gli erano state tenute nascoste.

Alcune di queste le aveva parzialmente capite da solo, negli anni, osservando.

Sapeva che Cerridwen era una guaritrice e una strega più potente di quello che dava a vedere. Ember, invece, era speciale, diversa.

Erano praticamene cresciuti assieme e, in tutto questo tempo, non era stato possibile non vedere o accorgersi di certe cose.

Ember non si era mai ammalata, si feriva raramente e guariva a una velocità incredibile. Il fatto più sorprendente che le aveva visto fare era stato infilare una mano, all'età di sei anni, direttamente nel fuoco e non bruciarsi né scottarsi un po'.

Tutto indicava che lei fosse diversa, ma per lui non aveva mai avuto importanza.

L'unico rammarico che aveva, ora, era che stava capitando qualcosa di importante, ed essere all'oscuro della situazione, non gli permetteva di essere di alcun aiuto a quelle persone che considerava la sua famiglia. Si sentiva inutile e, per questo, anche molto frustrato.

I giorni si erano susseguiti uno dopo l'altro tra il lavoro alla fucina, dove cercava di portare avanti gli incarichi che si stavano accumulando per l'assenza di Marcus, le visite a 'Treehouses' per stare con Melany e a casa di Cerridwen.

Marcus era rimasto via più di quello che aveva stimato e dalla sua partenza erano passati già tre giorni.

Chissà dove era andato!? Cerridwen ne era di sicuro al corrente, ma Martin sapeva che sarebbe stato inutile chiederle qualcosa.

Quel giorno aveva deciso di tornare prima a casa senza fermarsi, come faceva solitamente, da Cerridwen.

Aveva del lavoro da terminare alla fucina e quindi dopo aver fatto un salto a 'Treehouses' si era diretto verso il villaggio.

Seguendo la strada più diretta che girava attorno al bosco e incrociava la via per arrivare alla casa di Ember, si rese conto di essere seguito.

Sono veramente poco furbi se vogliono attaccarmi quando c'è ancora luce e su una strada frequentata, pensò perplesso.

Qualcuno o qualcosa lo stava pedinando nascondendosi tra la selva a ridosso della strada. A giudicare dal fracasso che facevano tra i rami e le foglie dovevano essere dei veri incompetenti. Di sicuro non erano animali. Nessuna bestia che caccia fa tanto rumore, rifletté.

Martin portò la mano all'elsa della spada che portava nascosta, ultimamente, sotto il mantello; pronto all'agguato.

La spada era quella di suo padre.

Al suo diciottesimo compleanno, Marcus gliela aveva regalata dopo averla aggiustata e rinforzata.

Non ricordava niente di suo padre perché era morto quando lui era molto piccolo.

Le uniche cose che conosceva di lui erano: il nome, Deian che significava 'coraggioso', 'forte', e che era un cavaliere dell'ordine dei Dragoni.

Questi cavalieri ormai erano scomparsi come lo erano tutti i draghi a loro uniti e come era finita la collaborazione tra quelle creature e gli esseri umani.

L'ordine dei Dragoni era formato da cavalieri che avevano un legame speciale, basato su un giuramento, sull'amicizia e il rispetto con un drago.

Servivano a mantenere l'equilibrio e l'ordine tra le due specie. Il legame poteva avvenire con qualsiasi tipo di drago, anche con un Highest.

Martin era consapevole che molte persone, quelle che non lo conoscevano bene, pensavano che fosse solo l'aiutante ingenuo e buontempone, del fabbro.

Per anni, invece, Marcus lo aveva allenato all'uso della spada e alla lotta.

Il fabbro gli aveva sempre detto che nell'usare la spada era un talento naturale.

Non era uno sprovveduto come in tanti erroneamente credevano solo perché non aveva mai fatto volontariamente a botte e fingeva, già da ragazzino, di essere un tipo docile. Marcus gli aveva insegnato che non bisognava scoprire le proprie abilità inutilmente e bisognava usarle solo se strettamente necessario. Aveva imparato a difendersi facendo finta di evitare pugni e calci solo per caso, o di colpire qualcuno accidentalmente. Insomma, recitava la parte dell'imbranato.

Neanche Melany sapeva quanto fosse bravo a combattere.

Lei lo amava nella sua versione impacciata.

Gli assalitori decisero di fare la loro mossa, senza neanche curarsi di prenderlo di sorpresa.

Avevano fatto tanta di quella confusione uscendo dalla boscaglia che a Martin quasi venne da ridere.

Chi li aveva mandati si era basato sull'immagine dell'imbranato che lui per anni aveva dato di sé.

Marcus aveva ragione. Questo, ora, tornava a suo vantaggio. Se lo avessero creduto più forte, forse, sarebbe arrivato qualcuno più preparato ad aggredirlo.

Invece, erano solo in tre e per niente dei professionisti.

In un certo senso Martin si sentiva un po' offeso nell'orgoglio. Era stato così bravo a recitare la parte della frana?

Lo scontro finì così velocemente che lui ci rimase anche deluso.

Due li aveva feriti gravemente subito.

Parata, affondo, giravolta, parata e ancora affondo.

Il terzo che si era messo a correre come una lepre lo aveva colpito con un sasso alle gambe facendolo inciampare.

Ora, sdraiato di schiena a terra, sotto la punta della sua spada appoggiata al suo collo, lo stava guardando terrorizzato.

La stirpe dei DraghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora