Capitolo 7

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"Sai Kacchan... spesso, quando ho bisogno di pensare, mi fermo e guardo il cielo... non trovi che abbia un effetto calmante...?". La voce di Izuku era calma, abbastanza bassa, mentre si poggiava teneramente al petto forte di Katsuki, sdraiati su quel prato, con il sole a baciare le loro pelli, ad avvolgerli di quel tepore che rilassava totalmente i loro muscoli.

I due rubini si soffermarono a guardare la distesa azzurra di quella bellissima giornata, con l'aria fresca e pulita delle colline, i prati infiniti, decorati da qualche albero che permetteva di avere dell'ombra grazie alle fronde.

E sì, poteva dare ragione al ragazzo stretto a sé, soffermarsi a guardare il cielo dava una sensazione appagante... ma per lui, la vera calma, era quella di ascoltare le dolci fusa che si propagavano dal petto dell'Omega, ruvide ed al tempo stesso morbide, che lo coccolavano, stabilizzando il battito del loro cuore. Era così bello...

Sarebbe stato in quella posizione all'infinito. Sentire quell'dolce aroma così invitante, guardare quel viso che, con le palpebre chiuse, stava con un morbido sorriso appena accennato, mentre la guancia combaciava perfettamente con il suo pettorale...

Le dita si mossero, sfiorando gentilmente i riccioli disordinati, felice di sentire quelle braccia che lo strinsero a loro volta, inalando profondamente quel sospiro, perché sarebbe rimasto così tutta la vita... senza problemi, senza Villain, senza rabbia o frustrazione... la pace dei sensi... come se la tristezza non esistesse...

Le scale sembravano infinite, così faticose da sembrare la scalata del monte più alto del pianeta.
Dopo essere scattato in ogni direzione di quell'ospedale, e non aver trovato la minima traccia dell'Omega, aveva preso un bel respiro e chiuso gli occhi, assimilando ogni ricordo, assorbendo ogni memoria, e rendendosi conto che la soluzione era più semplice del previsto...

Perché Izuku non era stupido... ma aveva solamente bisogno di... bloccare i pensieri.

Aveva bisogno di rendersi conto della situazione, di fare le sue liste, di trascrivere ogni cosa... ne aveva bisogno più di chiunque altro, e Katsuki lo sapeva...

Ma sapeva anche di quanto poco tempo avessero prima che si generasse un'infezione, prima che iniziasse a circolare per tutto il suo corpo...

Il pensiero di tirare fuori di lì loro figlio privo di vita, era qualcosa che lo uccideva lentamente... ma era inevitabile.

Voleva proseguire la propria vita? Voleva riuscire a salvare il suo amato? Voleva combattere per il ragazzo che lo aveva lasciato diventare suo padre?

Avrebbe retto con il senso di colpa di non aver fatto abbastanza...?

"Mi passi un chicco d'uva...?". Izuku sorrideva, con le guance arrossate per colpa del sole, rendendo il suo viso così giovanile e fanciullesco.

Era adorabile, e gli occhi brillavano sotto quei raggi, rendendoli ancora più luminosi ed incredibili.

Speranza.

Izuku era la personificazione della speranza, e Katsuki era sempre così propositivo al suo fianco.

Come ogni persona, era cresciuto anche lui...

E forse era anche arrivato a pensare che quel distacco era stato utile... perché a quel suo modo così violento ed offensivo di trattare l'Omega aveva dato una risposta: l'amore.

Era infastidito dall'effetto che avevano su di sé i feromoni del verdino, odiava come ogni suo senso si accendesse quando si trovava nelle sue vicinanze, e si arrabbiava così tanto quando qualsiasi altra persona si avvicinava a lui...

Erano tutte emozioni così negative che lo dilaniavano dall'interno, e, con la distanza, dopo un periodo di crisi e di devastazione, aveva realmente compreso cosa fossero tutte quelle emozioni che lo avevano trasformato...

"Apri la bocca". Sorrise Katsuki, iniziando a far rimbalzare nella propria mano il chicco d'uva richiesto, ammirando quel sorriso che si aprì ancora di più e quello sguardo giocoso e solare che gli mozzò il respiro.

"Okay! Che cosa vinco?".

I due rubini si sollevarono verso il cielo, in un gesto stizzito ma divertito al tempo stesso.
Non era mai noioso passare il tempo con lui, tutto era estremamente divertente e carico di gioia.

E forse non sarebbe mai riuscito a ringraziarlo abbastanza... perché aveva riportato il piacere della vita nella sua, e ne era così felice...

"Un altro appuntamento". E fu il turno di Izuku a tirar fuori la sua espressione contrariata, che strinse i pugni sulle ginocchia incrociate.

"Che?! Se non dovessi prenderlo al volo non uscirai più con me?".

"A tuo rischio e pericolo, nerd...". Un ghigno beffardo occupò il viso del biondo, che preparò il lancio ed osservò come le labbra di Izuku si aprissero... lasciandolo senza fiato...

Erano seduti su di un vaso di fiori, uno di fianco all'altro.

Probabilmente sul tetto avevano organizzato un angolo di tranquillità per le pause dei medici e dei dipendenti, una zona tranquilla, fatta di profumi naturali ed aria aperta.

A volte era necessario, no? Soprattutto per coloro che affrontavano ogni giorno la terribile ombra della morte...
Quanto era difficile lavorare con persone in fin di vita? Lavorare con quella speranza di riuscire a rendere ogni giorno più bello, per qualcuno che vede solamente il nero?

Izuku li ammirava... ma li odiava al tempo stesso...

Perché lui, eroe, doveva sacrificare la sua vita ad ogni missione...?
Perché lui aveva dovuto perdere ciò che stava generando?

Così tanti perché... così tante domande... ma nessuna risposta osava arrivare... dubbi, su dubbi... ed ancora dubbi.

"Izuku...".

"Perché è dovuto accadere...? - La voce spezzata del verdino fece abbassare lo sguardo all'Alpha, facendolo sentire ancora più inutile e colpevole - Io mi sono sempre comportato bene, no? Sono... sono sempre stato bravo... eppure è accaduto... perché? Ho fatto qualcosa...? Non... non ero degno di lui...?".

Una crepa... ed ancora un'altra... ed andando avanti, Katsuki comprese che ciò che si stava crepando in quel momento, non poteva più essere il suo cuore, perché quello ormai non esisteva più...

Strinse i denti, raddrizzando la schiena, guardando quel cielo nuvolo che ricopriva le loro teste. Come se lo sapesse... come se sapesse che quello non era un bel giorno, ma un giorno da dimenticare...

"Tu sei perfetto... non possiamo controllare tutto...". Sussurrò, tentando di stringere una sua mano, ma sentendo come scivolasse lenta tra le sue dita, facendogli chiudere gli occhi... e percependo quel terribile bruciore alla nuca che faceva estremamente male.

Tutto era in bilico... sarebbe bastato uno sbilanciamento, e la fine sarebbe stata pronta a sovrastarli.

"Perché hai voluto aspettare l'ambulanza...? - Gli smeraldi si voltarono lenti, lasciando guardare quel buio che stava albergando nel suo spirito - Perché hai voluto aspettare...?".

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