Capitolo 11

117 30 10
                                    

"Woah, che eroe... - La voce carica di sarcasmo ed indifferenza di Akihiro arrivò come una pugnalata alle spalle di Katsuki, che si voltò a guardarlo con i rubini accesi come fiamme - Moriremo tutti".

"Moccioso del cazzo... - Sibilò infastidito, stabilizzando le gambe con quel forte tremore, mentre nella sua mente iniziarono ad alternarsi le possibilità di fuga evitando grossi danni - Tutti vicino alle pareti. Subito".

L'aroma bruciato si propagò, mentre sentiva le sirene fuori dall'edificio ed il vociare delle squadre di pronto soccorso, pronti ad evacuare tutti i bambini.
Piangevano e strillavano ad ogni scossa che percuoteva le pareti, tutti tranne uno...

Quegli occhi violacei erano puntati nei suoi, quasi brutali, assottigliati come lame feroci...

E lo stava irritando particolarmente.

"E ora cosa faremo... eroe?".

"Seguirete i miei ordini, oppure-".

"Ci farai esplodere tutti...". Gli occhietti infastiditi del bambino si sollevarono verso il cielo, in quel gesto stizzito che fece ribollire il sangue nelle vene dell'Alpha.

Ma non poté fare molto altro, doveva attendere ordini dall'esterno e tenere i bambini in quella sala comune e ampia tutti ben attaccati alle pareti, mentre pezzi di intonaco venivano giù dai soffitti, ed il tremore continuava a persistere.

Sapeva che entro poco sarebbero entrati i soccorsi, con interventi rapidi e diretti, lui aveva un quirk abbastanza limitato per quei momenti ed ufficialmente non doveva nemmeno essere in servizio.
Creare esplosioni in un ambiente poco stabile nel bel mezzo di un terremoto che sembrava impossibile da fermare non avrebbe avuto un buon risultato.

Ed in più, quel bambino continuava a sbuffare infastidito, urtando le sue sinapsi e pregando che, di punto in bianco, apparisse il suo Omega a trascinarlo fuori da quella situazione.

Ma non funziona così la vita... no?

Troppo facile come la desideriamo...

"Siamo eroi... e non lo abbiamo salvato... - Un altro singhiozzo, a piegare ancora di più la schiena dell'Alpha, obbligandolo a distogliere lo sguardo da quell'immagine atroce - A... A cosa serviamo s-se non siamo riusciti a... a salvarlo...?".

E quel lamento ricominciò, quelle grida private di voce che lo distruggevano internamente... quella voce che sembrava chiedere aiuto ad un qualcuno di potente.. solamente per poter stare meglio...

"Izuku... non... non è colpa-".

"Potevamo fare qualcosa...? - Le spalle sobbalzavano ad ogni respiro, mentre la sclera degli occhi del verdino arrossata da tutto quel dolore, fece contorcere le viscere al biondo, che corrugò le sopracciglia, morendo sempre più - Avevamo del tempo..? O... o qualche possibilità? Qualcosa! Qualsiasi cosa?!".

Quel senso di nausea, che ormai era aggrappato al suo stomaco da quando il primo urlo era uscito dalle sue labbra da dentro la vettura, non si placava, e sembrava quasi bisognoso di vomitare... di rilasciare quello schifo che stava marcendo dentro di sé...

Ma cosa avrebbe migliorato? Niente. Tutto il suo dolore sembrava accumularsi sempre più... incapace di uscire.

Perché lui non poteva soffrire... lui doveva essere forte...

"Izuku... ti prego...". Provò a prendere le sue mani, ma una ribellione improvvisa lo fece sobbalzare, mandando quasi in tilt la macchina ancora attaccata alle sue braccia.

"NON TOCCARMI!".

"Akihiro! Vieni subito qui!".

"Non sei mio padre...".

My homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora