Capitolo 8

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Doveva essere forte... Doveva tenere la testa alta...

Doveva...

Ma a quella domanda tutto si riversò su di lui, quell'enorme senso di colpa... quella fatidica sensazione di nullità...

Era colpa sua...? Avrebbe dovuto trascinarlo fuori dalla vettura e trasportarlo con le sue esplosioni?

Nonostante i medici gli avessero detto categoricamente di non farlo...?

E se lo avesse fatto? Se avesse ignorato quegli ordini, magari avrebbe potuto salvarlo...

Era sempre stato impulsivo... perché in quel momento no? Perché aveva lasciato spazio all'ascolto ed all'ubbidienza...?

"Izuku...".

"Kacchan... se tu mi avessi ascoltato... forse non saremmo in questo stato...".

"Basta! Io ci rinuncio! Che cosa è questa... questa merda?!".

"Si chiama scarpiera Kacchan... e non è una merda, visto che è costata un bel po'".

Il cacciavite venne lanciato via, scaraventato con rabbia verso la parete opposta, mentre le dita di Katsuki affondarono tra le proprie ciocche, tirandole e ringhiando frustrato, emanando quel piccante che divenne quasi soffocante.

"Senti, evita di bucarmi la parete! Già Aki non ti sopporta, se appesti ogni millimetro di aria con i tuoi feromoni in questo stato, quello ti trapassa in mezzo secondo!".

"Non gli piacerò mai! Con o senza i miei feromoni! Una fottuta scarpiera, al diavolo!".

L'odore acre della menta arrivò alle sue narici, il che lo fece respirare profondamente e voltare, incrociando gli occhi arrabbiati di Izuku che lo osservavano dal basso, mentre aveva il modulo delle istruzioni aperto di fronte a sé, con tutte le viti ed i bulloni raccolti ordinatamente.

"Senti un po', vuoi ascoltarmi...? Ti ho detto che non puoi mettere le viti che vuoi dove ti pare! È semplice, cazzo! Guarda, guarda...! - La sua voce si acuì, sollevando una pagina ed indicando un'immagine - Se qui dice 'Vite 1', non ci puoi mettere la 'Vite 6'!".

"Ma che vuoi che sia, ah?! È un fottuto mobile!".

La menta acidula continuava ad arieggiare, obbligando ogni volta l'Alpha a mordersi la lingua, esasperato.

Cosa poteva farci? Era fatto così!
Pensava a qualcosa, e voleva farlo nella sua maniera!

Ma poi, bastò guardare quel viso imbronciato, la testa china ad osservare il libretto delle istruzioni da solo, ed ecco che si mosse con estrema calma, sospirando e lasciando che gocce di caramello si unissero all'aroma dell'Omega che, offeso dal suo comportamento, proseguiva la sua costruzione.

"Forza, dammi qualche vite giusta... - Borbottò, lasciando che il metallo tintinnasse appena sui suoi palmi, avvicinandosi il pezzo di legno che avrebbe dovuto utilizzare - Potrebbero farle tutte uguali queste viti...".

"Ti sei convinto ad ascoltarmi?". Ridacchiò soddisfatto Izuku, puntellando il gomito sul fianco di Katsuki, che ringhiò appena, volendo evitare la predica e cercando di non dargli quella soddisfazione di dire 'Avevo ragione!'.

In fondo, cosa erano delle semplici viti? Niente di vitale importanza!

Dubbi su dubbi... il pensiero che fosse realmente colpa sua... che forse, se avesse deciso a far detonare le esplosioni sui suoi palmi, sarebbero riusciti a risolvere qualcosa... qualsiasi cosa.

Ma era troppo tardi... ed i rimpianti lo affogavano, mozzandogli il respiro, mentre si sollevò da quella aiuola, sperando che potesse riuscire a svegliarsi... quello era un incubo... un terribile incubo...

Ed aveva paura che Izuku pensasse realmente che la colpa fosse la sua, perché avrebbe dato vita ad una terribile reazione a catena... e Katsuki non sarebbe riuscito a sopportare altro ancora.

Così, lo raccolse tra le sue braccia, sollevandolo con delicatezza, chiudendo per un attimo gli occhi nel sentirlo uggiolare di dolore... perché stava male, nonostante fosse imbottito di medicinali ed antinfiammatori, e lui se ne sarebbe preso cura... perché erano così, no? Sempre assieme... in ogni dove ed in ogni male...

Poggiò delicatamente le labbra sulla sua fronte accaldata, nonostante quei continui irrigidimenti corporei, scendendo quelle scale come se fossero il percorso prima del patibolo...

Di fronte agli occhi delle loro madri, in lacrime... Akihiro che venne trattenuto da suo padre, Masaru, era pronto a scattare nella direzione di Izuku...

Il medico che li stava seguendo, era a braccia conserte di fronte a quella stanza, con l'espressione seria, superiore... di chi ne sapeva così tante...

Ma non poteva conoscere quel dolore che stava affliggendo quella giovane coppia, ancora così acerba, ma che li legava qualcosa di talmente forte da essere indistruttibile.

Nonostante quel forte bruciore alla nuca... nonostante il corpo di Izuku cercasse di allontanarsi, quasi fosse una fiamma ustionante... nonostante quegli occhi che lo guardavano con distacco... Katsuki lo sapeva, lo aveva sempre saputo.

Izuku era suo, e qualsiasi avvenimento non avrebbe mai spento quel potente amore che provava nei suoi confronti, non avrebbe potuto rallentare il cuore che galoppava ogni volta che lo sfiorava...

"Signor Bakugou... si può accomodare fuori, adesso dobbiamo fare delle analisi prima della procedura, e-".

"No... - Sussurrò, sedendosi sul letto, lasciando che l'omega si avvicinasse al suo collo, sentendo dentro di sé la necessità di percepire il suo aroma - Qualsiasi cosa gli farete, prima della sala operatoria... io starò qui, e lo terrò con me... perché... perché lui è la mia casa".

Seduti, stremati, addirittura sudati, ad osservare quel mobiletto montato, nuovo... leggermente storto, con uno sportello della scarpiera che rimaneva appena aperto, ma era perfetto.

Erano riusciti a completarlo, nonostante qualche battibecco e litigio appena accennato sempre per le viti, ma era completo.

Ogni pezzo era al posto giusto, tutto perfetto, non era avanzata alcuna vite, ed ogni bullone era al proprio posto.

"Non è adorabile?!".

"È una fottuta scarpiera, nerd...". Sussurrò lui, socchiudendo gli occhi ed alzando il mento, tenendo i rubini incastrati su quel nuovo mobile che Izuku avrebbe sistemato in quella casa, da qualche parte...

"Dovresti ampliare i tuoi orizzonti, Kacchan... - Sorrise il verdino, stiracchiandosi ed incrociando le gambe, mentre i due smeraldi luminosi si agganciarono ai due rubini, che lo studiavano con quel suo fare strafottente - Io lo vedo come... un inizio di costruzione per la nostra storia, e... e lo trovo bello!".

"Tch... che fottuto romantico... - Ghignò l'Alpha, stropicciandosi poi gli occhi e sbadigliando profondamente - Quindi la nostra storia inizia con una scarpiera storta?".

"Ti correggo! - Izuku sollevò l'indice, quasi trionfante, godendosi il sorrisetto divertito del biondo - Questa è la nostra scarpiera storta!".

"Ti correggo! - Izuku sollevò l'indice, quasi trionfante, godendosi il sorrisetto divertito del biondo - Questa è la nostra scarpiera storta!"

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