ANASTASYA
Oggi
Sono finita di nuovo all'inferno.
Non c'è altra spiegazione per il dolore che provo con fitte dilanianti nel mio stomaco.
Cazzo.
Ero quasi riuscita a scappare da quel tunnel prima che due uomini della sicurezza mi raggiungessero e mi bloccassero come fossi un dannato serial killer spingendomi la nuca sul pavimento freddo.
La testa mi duole e una goccia fredda cola lungo la mia guancia.
Allungo una mano per raccoglierla e apro le palpebre per vedere di cosa si tratta.
Sangue.
Mi hanno ferita, ma non è per via del taglio alla tempia che mi sento così frastornata, e questa, è una sensazione che conosco fin troppo bene.
Mi hanno fatto ingoiare di nuovo quella merda.
Sascia ti salverà, sta venendo qui per te.
Continuo a ripetermi, ma vorrei che lui non corresse questo pericolo per me.
Vogliono qualcosa e lo tortureranno finché non cederà.
È sempre stato così forte in apparenza, ma io so quanto sono profonde le sue crepe anche se non me ne ha mai parlato.
Sono distesa sopra una brandina con un materasso logoro, questa volta senza catene.
Provo a muovermi ma perdo l'equilibrio non appena raddrizzo la schiena.
Un senso di nausea mi arriva dritto alla gola e resisto all'impulso di vomitare.
L'odore di muffa impregnato sulle pareti non aiuta affatto.
Scivolo fuori dal letto nonostante la scarsa mobilità nelle mie gambe.
Devo andarmene di qui, sono stata addestrata ma questa sostanza nelle vene mi annienta togliendomi la giusta lucidità per ragionare.
Non voglio dimenticare ancora. Non voglio che gli sforzi che ho fatto in questi anni per ricordare le minuscole parti del viso di mia sorella si dissolvano di nuovo.
Mi sento morire al solo pensiero.
Allungo un braccio per avvicinarmi alla porta di metallo ma cado come una pera cotta in terra scorticandomi ginocchia e mani.
Mi rannicchio in un angolo e tiro le gambe sul mio petto sperando che questo vortice la smetta di vorticare in fretta.
La porta scricchiola e la voglia di alzare la testa per vedere chi sta entrando non è abbastanza forte per sollevarla.
Se qualcuno provasse a colpirmi però, sarò pronta.
Sì, cazzo. Devo riuscirci.
«Lilith»
La voce di Sascia sembra un sogno. Sto delirando, non c'è ombra di dubbio.
«Piccola, che cazzo ti hanno fatto?» due braccia forti mi circondano e riconosco il profumo dell'uomo che amo come il suo tocco che mi conforta.
«Sei davvero tu?» borbotto sul suo petto.
Le sue mani mi accarezzano mentre sento i suoi occhi scrutare ogni parte del mio corpo in cerca di ferite.
«Sono qui, te lo avevo promesso» mi ancoro a lui con le braccia intorno al suo collo.
«È tardi, Sascia. Mi hanno dato di nuovo quella merda e stavolta non ci riesco. Non riesco a superarla» le lacrime inondano il mio viso mentre sento mio marito irrigidirsi tra le mie braccia.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...