Capitolo 23

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SASCIA
Oggi


Se qualcuno mi avesse piantato un coltello nell’occhio con molta probabilità avrei sentito meno dolore.
Le nocche sbiancano mentre stringo il volante del Cayenne che sfreccia in direzione della mia casa.
Ingrano la quarta e poi la quinta premendo con furia il pedale dell’acceleratore ed è come se avessi perso la sensibilità alle gambe, non riesco a smettere di tremare per la rabbia.
Caccio fuori dalla bocca un urlo atroce e prendo a cazzotti il volante mentre il resto della mia famiglia mi segue con la stessa velocità.
Temo per Bea, non doveva venirci dietro ma dubito che se ne stia ferma dopo che ho lasciato la mia frase a metà, non me la sono sentita di dirle la verità. Fa male.
Soprattutto perché dirle che sua sorella è viva e allo stesso tempo raccontarle che è appena stata rapita, non è una delle migliori confessioni da fare.
Doveva essere una giornata di gioia e invece se ne prospetta una infernale.
Tiro il freno a mano e scendo dall’auto precipitandomi all’ingresso di casa.
Il cancello era spalancato e senza sicurezza, così come il resto della villa.
«Dannazione» impreco muovendo i passi con rapidità.
Mi muovo attraverso il disordine della casa in mezzo ai cocci e ai cadaveri della sicurezza e un singhiozzo proveniente da dietro la penisola mi fa trasalire.
Fa che sia lei, fa che sia lei.
Marisol rannicchiata in un angolo con le mani strette sulle ginocchia piange a dirotto.
«Marisol» la chiamo ma lei non la smette di singhiozzare. Mi avvicino con le mani tremolanti e con la paura di chiederle dove sta mia moglie.
Sono terrorizzato come non lo sono mai stato prima d’ora.
Darò fuoco al mondo, se questo serve a riportarla da me.
E anche se non torna, incendierò ogni cazzo di uomo su questo pianeta solo per liberarmi una volta per tutte della razza umana, che di umano non ha proprio nulla.
«Sono io, guardami. Dov’è lei?» parlo piano come a volerla rassicurare anche se nella mia voce non c’è nulla di rassicurante.
«Figliolo, scusami. Non ho avuto scelta, lei mi ha… lei mi ha...»
«Marisol, per favore mi stai facendo morire di paura, dove sta mia moglie cosa le hanno fatto?» alzo il tono della voce e i suoi occhi arrossati si proiettano nei miei con un senso di colpa che mi entra dritto nel cuore.
Una strana sensazione striscia sulla mia pelle e la rabbia mi ruggisce dall’interno.
«È stata tutta colpa mia, l’hanno presa per colpa mia» balbetta tra i singhiozzi.
Allungo una mano per rassicurarla ma lei si ritrae.
«No» dice tra le lacrime «tu non capisci. Sono stata io a farli entrare e a mettere quel sonnifero nei biscotti per tua moglie»
«Ma che cazzo dici? Non può essere» mi rialzo in piedi allontanandomi dalla donna che avevo sostituito a una madre con il senso di tradimento che mi pugnala il cuore.
Non è vero. Non può averlo fatto.
«Perché? Perché?» urlo «Era diventata una figlia per te, cazzo» le lacrime mi bruciano agli occhi.
Artem e Rick mi afferrano per le braccia provando a calmare la mia furia che con rabbia sta distruggendo ogni cosa.
Prendo a calci il tavolo, la parete e lancio la sedia addosso al muro.
«Perché???»urlo di nuovo nella direzione della donna che mi ha preso per il culo per tutta la vita.
Era una madre per me.
«Mi ha minacciato, Sascia. Lei avrebbe ucciso Rick, e lui è mio nipote. Ho dovuto scegliere»
Mi supplica di perdonarla ma davanti ai miei occhi vedo solo un Giuda travestito da una donna che ha finto di amarmi.
«Lei chi?» chiedo con tono più calmo.
«Mia figlia, Agata» sputa fuori.
Quel nome mi brucia ancora sulla pelle.
«Agata?» le faccio eco «quella Agata è tua figlia?»
Se stiamo parlando della stessa donna qualcuno mi tolga dalle mani Marisol.
Annuisce e dannazione se ho voglia di ucciderla in questo momento.
Le mie mani si aggrappano ai miei capelli mentre guizzo da una parte all’altra della casa.
Elyas Artem e Rick provano a tenermi inutilmente.
Non c’è niente che possa fermare la mia ira in questo momento.
«Papà calmati, non risolviamo niente così»
«Chi cazzo è Agata?» domanda Artem aggrappato alle mie spalle.
«Non credo sia il momento» replica Elyas.
«Perdonami figliolo. Rick è tutta la mia famiglia non potevo lasciarglielo prendere» la voce stridula della donna che ha riempito il vuoto di una madre per quasi tutta la mia vita, mi graffia le orecchie.
Con gli occhi gonfi mi precipito sulla sua faccia.
«Nessuno avrebbe mai preso Rick, cazzo. E poi cosa c’entri tu con lui?» sbraito
«È suo figlio, Sascia» risponde in preda al panico.
Si alza in piedi e prova ad andare verso Rick che la allontana.
«Che cazzo sta dicendo, papà? Dimmi che questa donna sta delirando»
Guardo mio figlio che trema e per la prima volta non ho la più pallida idea di cosa fare.
Rick sa cosa significa quella maledetta donna per me, conosce ogni cosa anche se avrei voluto evitarglielo.
Ma lui è l’unico a comprendere il nostro passato che ci lega.
«Sei mio figlio, Rick. Non di quell’essere schifoso. Non ascoltare le parole di questa donna che non vale una sola unghia della nostra vita» me lo abbraccio forte e lui annuisce sulla mia spalla.
«La voglio morta, papà» mi sussurra all’orecchio «non mi importa che mi abbia messo al mondo, per me conti solo te. E adesso andiamoci a riprendere Ana»
Alzo gli occhi verso Elyas.
«Chiama tutti gli uomini che hai a disposizione, voglio un esercito e voglio che vi sbarazziate di questo Giuda che ci ha pugnalato» gli ordino. Lui mi fa un cenno d’assenso con il capo e un secondo dopo sta già al telefono.
«Non avevo scelta, figliolo» Giuda parla e io ho voglia di strapparle le corde vocali dalla bocca.
«Hai fatto rapire mia moglie, avresti potuto parlarmene, cazzo!» non ho più voce e non ho più la forza di affrontarla perché quello che ha fatto e quello che ci ha appena rivelato, è decisamente troppo.
Troppo per chiunque e la consapevolezza che Rick sia stato dato alla luce dal quel demone per poi essere abbandonato, mi fa accapponare la pelle.
Ma adesso è tardi per i rimpianti, è tardi per rimuginare sopra all'errore di essermi fidato di questa donna.
Adesso devo agire.
Dobbiamo agire.
Il rumore di un vetro che si infrange per terra mi fa trasalire.
Ci voltiamo tutti in direzione di Bea.
Ai suoi piedi una cornice distrutta mentre  tiene stretta tra le mani una fotografia.
Quella mia e di Ana.
L’unica.
Non siamo mai stati una coppia troppo romantica io e mia moglie, ma quella foto ce l’ha scattata Rick il giorno in cui ci siamo sposati.
Gli occhi verdi di Lilith illuminano i miei mentre ci guardiamo con intensità, è come se fossimo pronti per distruggere l’intero pianeta.
Un mix di amore, odio e speranza.
Quel giorno abbiamo suggellato il nostro amore fatto di promesse e vendetta.
Non dimenticherò mai il momento in cui è scesa dalle scale di questa casa con indosso il suo abito di raso rosso e un bouquet di boccioli di rose nere stretti in grembo.
Ebbi un tremito appena il suo corpo aggraziato si avvicinò al mio. Mi tremavano le gambe come mai mi era successo prima.
Lilith, l’unica donna in grado di spostare il mio baricentro, stava per diventare mia per l’eternità con la promessa che le avrei restituito il suo passato e che l’avrei protetta per sempre.
Ma ho fallito proprio nella sera in cui stavo per rivelarle di sua sorella.
«È lei tua moglie?» Bea ha la voce rotta mentre mio fratello le va incontro e le cinge la vita per calmarla.
«Sì» rispondo piatto.
«Lei è…»si ferma di parlare mentre una lacrima rotola sul suo viso «i suoi occhi… assomiglia così tanto a…»si blocca di nuovo con le mani che le tremano.
«Baby, era quello che volevamo dirti» Artem prova ad anticiparmi.
«È tua sorella, Bea. Anastasya è viva» butto fuori tutto d’un fiato. Meglio togliermi il pensiero subito, non ho tempo da perdere e devo ritrovare mia moglie prima che sia troppo tardi.
«Ed è tua moglie»
«Sì.» replico.
«Anastasya è viva ed è stata rapita» sospira e avanza verso di me scrollandosi di dosso mio fratello. Le sue guance sono paonazze e le sue iridi da nere diventano di un rosso intenso «da quanto lo sai? Da quando sai che mia sorella è viva?» il tuo tono accusatorio me lo merito, forse avrei dovuto rivelarle subito i miei dubbi, ma avevamo paura per lei.
«Da qualche mese. Ascolta Bea, era questo che stavo per dirti prima, e stasera avrebbe dovuto essere una sorpresa per entrambe» le mie spiegazioni sembrano farla infuriare ancora di più.
«Perché lei non mi ha cercata in tutti questi anni?» mi domanda. È più che plausibile visto che Bea non è a conoscenza della memoria di Ana.
Le racconto ogni cosa e la sua diffidenza sembra cedere. Si rilassa mentre finalmente riesco ad abbracciarla e tranquillizzarla.
«La riporterò a casa. Te lo prometto» le dico imprimendole un caldo bacio tra i capelli.
«Lo sapevate tutti, vero?» mi chiede tra le lacrime.
«Sì ma per favore, non prendertela con loro. Sono stato io a chiedere di aspettare il momento giusto. Ana ha problemi e volevo che fosse tranquilla prima di rivelarle ogni cosa. Dirlo prima a te significava chiederti di aspettare e non ce l’avresti fatta mai. Non ha mai smesso di pensare a te e di cercarti nonostante non ricordasse il tuo nome e il tuo volto. Eravate due ragazzine a cui è stato strappato tutto, ma adesso vi riprenderete ogni cosa»
«È viva» sospira ancora abbracciata a me.
«È viva e dobbiamo andare a riprendercela»
«Me la riporterai, vero?» proietta i suoi occhi nei miei e solo questo mi dà la carica giusta per affrontare il disastro che si è appena creato.
«Mantengo sempre le mie promesse, Bea. Dovresti saperlo» annuisce staccandosi da me.
«E tu» mi rivolgo a Rick «non ti azzardare a pensare che io adesso ti ripudi per quello che abbiamo appena scoperto. Sei mio figlio, e noi tutti siamo una famiglia»
Il resto della mia famiglia mi rivolge uno sguardo soddisfatto, aspettavano la mia carica per caricarsi a loro volta e adesso, studiamo un piano prima che sia troppo tardi.



𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora