SASCIA
29 anni
Da quanto tempo sono diventato così dipendente da una donna?
Da quando l'ho vista per la prima cazzo di volta.
Ecco da quando.
Lotto con le mie domande che ronzano fastidiose nella mia testa alle quali non so dare una risposta sensata mentre osservo le mie dita che fino a qualche minuto fa, erano immerse in quella dolce fica.
Il suo dannato profumo che mi rende tossico di lei.
Sono stato fin troppo paziente a starmene in disparte, non avrei dovuto e forse ha ragione Rick quando mi dice di dirle la verità.
Ma non ci riesco.
Il fatto è che vorrei che mi vedesse come un uomo degno di lei, e non come il mostro che la vita mi ha fatto diventare. Si renderà conto di avere davanti il suo padrone quando la scoperò così forte che la farà precipitare inevitabilmente nel ricordo di quella notte.
Mi fa strano che ancora non lo abbia capito e mi fa rabbia la sua debolezza.
Ha ceduto a me quando le avevo ordinato di non farsi toccare da un qualsiasi altro cazzo di uomo, anche se quell'uomo sono io.
Sono arrabbiato e allo stesso tempo soddisfatto. Significa che la sua attrazione nei miei confronti va al di là di una semplice maschera.
Sta di fatto che non voglio essere più il suo padrone. Voglio essere il suo cazzo di uomo e non vedo l'ora di vedere la sua rabbia affiorare quando la verità verrà fuori.
Nella mia mente iniziano a farsi strada un milione di modi diversi su come calmarla e farla mia ancora una volta.
Un brivido mi avvolge il cazzo ancora duro e con una mano lo tocco per tenerlo a bada, e tenere sotto controllo l'impulso di entrare nella sua camera da letto -la nostra camera -dove sono sicuro che si starà toccando per procurarsi l'orgasmo che le ho negato.
È stato esilarante vederla implorarmi.
Raccolgo il libro che ha lasciato in terra e lo porto con me, sarà il mio regalo per lei visto che ne era così attratta.
Mi piaceva il modo in cui osservava la copertina e sfogliava le pagine con le sue dita delicate non curante del fatto che la stessi guardando e mi stessi cibando della sua intensa aura.
Sto per salire il primo gradino che mi conduce nella mia stanza quando la voce di Rick mi tiene incollato sul posto.
«Dovrò chiamarla mamma, una volta che vi siete sposati?» mi volto e gli sorrido.
Stronzo.
Mi prende per il culo visto che non faccio altro che rinfacciargli il bacio che ha dato a mia sorella, tecnicamente sua zia.
«Va a dormire, sarà una lunga settimana» rispondo mentre le mie iridi vagano sul suo corpo.
I suoi occhi evidenziano il suo dolore costante che mi rendono impotente.
«E togliti una volta per tutte quell'espressione di sconfitta dalla faccia. Te la riprenderai, proprio come sto facendo io»
Annuisce e le sue labbra si muovono per un'altra domanda.
«Perché non vuoi nessuno al matrimonio? Artem ed Alys ci resteranno male» incurva un sopracciglio e onestamente non saprei nemmeno io cosa rispondere, come se volessi tenere per me la mia Lilith.
L'idea di esporla di nuovo al pericolo non mi fa dormire tranquillo, almeno finché il suo vero padre non uscirà allo scoperto.
«Capiranno che lo sto facendo per lei, non possiamo rischiare. Ci sono novità riguardo quella cazzo di droga?» domando nervoso.
Il dark web è un luogo oscuro, così tanto che se non stai attento a muoverti rischi che ti inghiotta e ti tagli a metà.
«Alys è brava, ma non è abbastanza. C'è solo un uomo che conosco in grado di controllare il dark web e venirne a capo» la sua voce flebile non promette nulla di buono.
«Chi è?» domando curioso.
«Aras Di Laurentis. Un italo iraniano che vive in Sicilia, ma non ci permetterà mai di incontrarlo»
So di chi parla. La fama di quell'uomo lo precede.
Aras Di Laurentis è cresciuto con i terroristi e si dice che abbia annientato la cellula di uno di loro al servizio di Al Qaida, e il modo in cui ci sia riuscito è ancora del tutto ignoto.
Fatto sta che credo sia l'unico uomo sulla faccia della terra che può competere con il sottoscritto.
«Perché non dovrebbe farlo?» è una domanda azzardata. Nemmeno io lo farei.
«Vuole delle garanzie che può dargli solo qualcuno che ha a che fare con i suoi affari, e in California solamente un ragazzo lavora in quell'ambito. Elyas Garcia»
Mi viene l'orticaria al solo sentire pronunciare quel nome.
«Non chiederò un cazzo a quello stronzo» sbraito mentre le mie nocche sprofondano nel muro.
«Papà, dovresti almeno provare a capire come sono andate le cose» mi dice e studio la sua faccia perché non lo capisco affatto.
«Elyas sta perseguitando e uccidendo i mostri di Alys, nemmeno noi siamo mai riusciti a scoprire i loro volti, mentre lui ci riesce e li fa fuori. Se non l'amasse sul serio non farebbe tutto questo. Lui è a conoscenza di quel segreto e si sta vendicando» le sue parole mi stanno tagliando come sottili corde di violino strette intorno al collo.
«Alys si stava togliendo la vita per quell'idiota» ringhio.
«Sì, papà. È vero. Ma quella storia non mi ha mai convinto»
Non convince nemmeno me, ma non glielo dico.
«Tienilo d'occhio» mi limito a rispondere mentre me ne vado in camera in preda a spasmi di rabbia.
Le sue mani fredde mi circondano le braccia mentre labbra rosso fuoco prendono il possesso della mia bocca.
Odio i suoi baci e le sue sporche dita.
"Ti piace se mi muovo così, ragazzo? Il Signore mi ha mandato da te come dono, non sei felice?"
"No lasciami in pace, mi fai schifo"
"Il tuo cazzo duro che mi sta scopando dice il contrario. Sei proprio un dodicenne bugiardo"
Vorrei che il mio uccello la smettesse di essere così duro per questa donna che si prende ciò che vuole di me ogni volta.
Mi sta togliendo la voglia di vivere.
Non riesco a muovermi, le catene sono troppo strette e i polsi mi fanno male.
Si inclina di nuovo su di me per divorarmi le labbra e la voglia di strappargliele dalla faccia prende il sopravvento.
I miei denti mordono la carne con ferocia fino a sentire la carne stracciarsi e il sangue colare sulla mia faccia.
"Maledetto, che cosa mi hai fatto?" i suoi strilli echeggiano nella caverna insieme alla mia risata isterica.
"Vaffanculo, puttana" sbraito passandomi la lingua sulle labbra e sputo in terra inclinando la testa di lato.
Le catene non mi permettono di alzarmi, altrimenti l'avrei sgozzata a quella stronza.
Don Vadim entra infuriato come un toro, ci stava spiando... il maledetto.
"Non sei più il prediletto, figliolo. Dobbiamo estirpare il demonio che si è impossessato di te"
"Vaffanculo pure tu, zio" urlo ma è del tutto inutile.
Dieci uomini incappucciati mi slegano e mi trascinano fuori dalle catacombe facendomi sdraiare sulla pietra delle purificazioni.
Non lo avevano mai fatto a me, ma adesso credo di essere diventato uno dei tanti ragazzini che vengono abusati in questi squallidi luoghi.
Me la pagherete tutti.
Uno per uno.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...