SASCIA
Oggi
«Sta arrivando» mi informa Elyas.
La Mercedes nera imbocca il viale della villa e si ferma davanti casa.
È un uomo moro dai capelli lunghi raccolti in uno chignon disordinato a scendere per primo. Lo segue una donna dai capelli color miele e lui le allunga la mano per aiutarla. Il suo modo protettivo di porsi nei suoi riguardi mi fa capire che sarebbe in grado di incendiare il mondo per lei. Deve essere sua moglie.
È vestito in modo elegante e il suo abito di alta sartoria italiana gli calza a pennello mostrando tutta la sua imponenza.
Non mi dispiacerà affatto fare affari con lui, purché sia in grado di aiutarci con le ricerche.
All’inizio il nostro incontro si sarebbe dovuto svolgere in circostanze diverse raggiungendo un accordo per fermare il giro di Bugs Bunny concentrato sul dark web.
E si dà il caso che Aras Di Laurentis ne detenga il controllo insieme alla sua solida squadra di Hacker.
Roba che Elyas e Alys rabbrividisco al solo sentire pronunciare il suo nome.
Sono proprio curioso di conoscere quest’uomo e spero che possa aiutarmi a ritrovare mia moglie.
Arrivare a Bugs Bunny significa arrivare a lei, e devo farlo prima che quella gente le inietti di nuovo nelle vene quella merda.
Il mio radar mi dice che il padre di Lilith sta lavorando con Agata.
Quell’Agata che mi ha rovinato la vita e alla quale non vedo l’ora di strappare le budella e di avvolgergliele intorno al collo come una sciarpa.
Anzi, lascerò questo privilegio a Rick.
«Finalmente conosco il Diavolo della California» Aras allunga una mano e stringe forte la mia.
«Il piacere è mio» ricambio il saluto e mi presento a sua moglie. I suoi occhi di un blu ghiaccio mi fanno trasalire e non solo a me, anche a tutti i presenti.
«Di ai tuoi amici di tenere gli occhi lontano da mia moglie» rivolge uno sguardo torvo alle mie spalle.
Sorrido, ci avevo visto lungo.
«Tranquillo, qui tutti noi abbiamo già la nostra ossessione. Ma non ti assicuro niente su quei due» indico mia sorella Alys e suo marito «hanno uno strano vizio del cazzo»
«Ehi cognato, piantala. Ci piace farci guardare, non condividere» Elyas mette una mano intorno alle spalle di Alys e la stringe a sé.
Faccio accomodare i miei ospiti e passo subito all’attacco. Nessuna perdita di tempo.
Non posso permettermelo.
Una volta che ci siamo seduti intorno al tavolo inizio a parlare.
«Sto per chiederti qualcosa di grosso e ho fretta. Per cui dimmi ciò che vuoi in cambio per il tuo aiuto perché dobbiamo muoverci in questo istante. Mia moglie è stata appena rapita» vado dritto al sodo.
«Porca di quella puttana» Sena, la moglie di Aras, borbotta al suo fianco.
«Scricciolo, le parolacce» la riprende lui.
«Fanculo, Aras. Te lo dico subito, in questa faccenda ci entro dentro anche io, che ti piaccia oppure no» non so cosa pensare di questi due.
«Non ci penso nemmeno» replica lui.
«Mi hai addestrata per questo» ringhia «se mi tagli fuori, divorzio» gli punta un dito contro. È un cazzo di uomo con il mondo ai suoi piedi, eppure sua moglie riesce a tenergli testa in una maniera tale che mi fa sorridere.
«Scusate» intervengo «per quanto mi faccia sorridere il vostro teatrino, ho bisogno di risposte. Subito» guardo di traverso Aras che adesso cambia completamente postura e raddrizza la schiena.
«Ci sono delle condizioni» risponde.
«Accetto» cazzo, ho bisogno di darmi una mossa prima di andare fuori di testa. Ogni minuto che passo senza Lilith mi toglie l’ossigeno dai polmoni.
Aras incurva un sopracciglio «Accetti?» domanda come se non fosse convinto.
«Dannazione, accetto. Cosa ti occorre, un contratto firmato? Farò tutto quello che vuoi Aras. Ogni cazzo di cosa pur di riportare mia moglie a casa» faccio un respiro profondo «ascolta, noi non ci conosciamo ma so benissimo chi sei e come lavori, altrimenti non avrei mosso mari e monti pur di avere un incontro con te. Avremmo dovuto parlare di altro, rintracciare solo quella cazzo di droga ma invece il destino mi ha rifilato questo schifo. Sono un avvocato, so cosa vuol dire firmare una carta bianca, con te soprattutto. Ma lo farò, se questo significa riportare Ana a casa»
Aras abbassa gli occhi, prende il cellulare e digita qualcosa sul display, poi me lo porge.
«Firma» un foglio word bianco lampeggia davanti ai miei occhi.
Non ci penso due volte e apporto la mia firma con la penna touch screen che mi allunga con la mano libera.
«Tanto per essere chiari» mi dice con un sorriso beffardo «hai appena accettato di cedermi loro due» indica Elyas e Alys.
«Ma che cazzo!» sbotto e mi alzo in piedi pronto a rovesciare questo dannato tavolo.
«Calmati, Sascia. Non te li porterò via. Li voglio solo nella mia squadra e mi aiuteranno dalla California» precisa e tiro un sospiro di sollievo.
Alys ed Elyas strabuzzano gli occhi.
Non ci vuole un genio per capire che sono felici come se avessero appena vinto il primo premio della lotteria.
«E voglio che entri a farne parte anche tu» continua mentre le sue iridi nere incontrano le mie.
«Qualunque cosa» non so a cosa andrò incontro ma non me ne fotte un cazzo «adesso muoviamoci però»
«Tranquillo, entro domattina tua moglie sarà a casa» conclude dandomi una pacca sulla spalla. Non so da dove provenga tutta questa sua dannata sicurezza. Forse dal fatto che sia cresciuto come un terrorista e abbia fatto cose per le quali non credo ne vada orgoglioso nemmeno lui, ma da come mi guarda e da come si muove, capisco che posso fidarmi.
Aras non perde tempo e inizia a fare una serie di telefonate, poi contatta il suo braccio destro, un certo Burk e lo mette in vivavoce.
«Puoi parlare con i ragazzi, sono qui con me» ce l’ha con Alys ed Elyas che tirano fuori dalle borse i loro portatili.
Burk gli dice come procedere e loro si mettono all’opera.
Trascorrono venti minuti interminabili nei quali faccio avanti e dietro per la casa cercando di mantenermi sobrio.
Artem tiene stretta a sé Bea in apprensione quanto me cercando di tranquillizzarla.
«Ce la faremo, baby.»
Ce la faremo. Ripeto a me stesso.
Un rombo intenso di un centinaio di marmitte di Harley echeggia nel viale adiacente la villa.
Sono arrivati gli uomini di Elyas.
Non riesco a badare a loro, il mio nervoso non mi rende né ospitale né lucido.
Mio cognato alza gli occhi dal portatile mentre continua a picchiettare con le dita e mi lancia uno sguardo rassicurante.
«Tranquillo, sanno già cosa fare» mi dice e poi riprende a guardare lo schermo davanti a sé.
I suoi uomini circondano la casa mentre un paio di loro prende Marisol e se la porta via.
Non riesco nemmeno a guardarla in faccia.
Il suo tradimento brucia sulla mia pelle come una pentola di acqua bollente che mi si è appena riversata addosso.
«Perdonami, figliolo» mi implora, inutilmente.
Non voglio vederla mai più.
Avrebbe potuto parlarmi e raccontarmi ogni cazzo di cosa, avrei trovato una soluzione prima di ritrovarmi in questo disastro e invece ha preferito pugnalarmi alle spalle.
Tutti gli anni che ho passato al suo fianco e non ha mai osato fiatare riguardo quella serpe di sua figlia e del fatto che Rick fosse suo nipote.
Mi sarei occupato di lei da solo, se non fosse stato per Ana che adesso ha la priorità su ogni cosa.
«Ci siamo» Aras interrompe il filo dei miei pensieri.
«Sappiamo dove si trova» continua Elyas.
«Passiamo per le catacombe, prendiamo l’occorrente e andiamo» mi trema la voce mentre ordino al resto della mia gente di seguirmi «Bea, resta qui. Alys sarà al tuo fianco, ci seguirà da remoto»
Alys annuisce e la voce di Bea si spezza.
«Riportatemi la mia sorellona, per favore»
«È tua sorella?» le domanda la moglie di Aras. Questa donna è stata in apprensione tutto il tempo quanto noi.
«Resti anche tu qui con loro» Rick ordina a Giulia di restare in casa con Bea e Alys.
Lei lo abbraccia forte, e nonostante l’odio e il rancore che si portano dietro quei due, riesco a vedere l’amore che li unisce.
Spero che Rick possa perdonarla, un giorno. Nonostante io la odiassi con tutto me stesso, sono consapevole che Giulia non è stata altro che una pedina nelle mani della sua famiglia.
Vi avevo detto che sarebbe arrivato un certo Aras Di Laurentis.
Lui lo trovate in Blue Ice, su Amazon cartaceo e KindleUnlimited.
![](https://img.wattpad.com/cover/363984553-288-k816195.jpg)
STAI LEGGENDO
𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...