ANASTASYA
19 anni
"Ti voglio bene, piccola libellula"
"Perché mi chiami sempre così, sorellona?"
"Perché ogni volta che ti guardo mi dai tanta speranza"
"Speranza per cosa?"
La mia sorellina mi guarda perplessa e io non so come spiegarle che ogni volta che sto con lei mi sento bene, come se fossimo una cosa sola. Mi fa pensare al futuro.
"Per tutto" l'abbraccio forte.
"Sorellona dove vai? Non ti vedo più"
Trixy si allontana e io non riesco a prenderla.
"Prendi la mia mano" grido.
"Non ci riesco!" urla e piange mentre io mi sento morire.
"Ti ritroverò" strillo con la gola in fiamme mentre il mio braccio allungato cerca ancora la sua mano che scompare nel vuoto.
Mi porto un palmo stretto sul cuore che batte all'impazzata mentre il sole sbatte sul mio viso di sicuro pallido.
Era solo un sogno e non ricordo il suo volto, non lo ricordo mai.
I miei occhi fissano le lenzuola di seta nere che profumano di vaniglia, un odore che mi accompagna nella quotidianità da molto tempo.
Almeno oggi mi sento bene, mi sembra di essere rinata.
Nausea sparita, mal di pancia cessato.
La testa non fluttua più mentre il mio stomaco brontola. Sono giorni o addirittura mesi che mangio a stento perché tutto quello che provo a ingerire mi torna in gola accompagnato da un sapore acido.
Porto il mio peso sul bordo del materasso e faccio per scendere dal letto. I miei piedi si muovono verso la finestra leggermente aperta dove scorgo la distesa di prati e grandi querce.
Questa casa sembra il paradiso eppure è la dimora del diavolo.
Lo sentivo sussurrare spesso nel mio orecchio, di notte, nell'oscurità. Ma anche se dovessi sforzarmi, non ricorderei nessuna delle sue parole.
Le sue mani sì, quelle le ricordo eccome mentre mi accarezzavano le guance e infondevano un senso di calore che non provavo da tempo.
Un magone mi ostruisce la gola.
Lui non è venuto. Sta lasciando che un altro uomo mi prenda con sé.
Devo trovare il modo per andarmene in fretta da questo posto, sfrutterò le capacità che usavo al maniero quando vivevo lì con Alys e le altre ragazzine.
Io e Alys ormai eravamo diventate abili a scovare tunnel e passaggi segreti per svignarcela e qualcosa mi dice che questa casa ne è piena, devo solo trovarli.
Allungo la mano verso la maniglia di ottone e varco la soglia.
Scendo le scale in legno scalza e in punta di piedi per non fare rumore e un brivido improvviso mi fa rizzare i peli dietro la nuca.
È stupendo, tutto sembra essere decorato come una tipica casa rustica di campagna che infonde il calore di una vera famiglia.
Antichi mobili di legno, pavimento in parquet, lampadari fatti di lanterne che scendono dal soffitto come in una taverna, e quadri che raffigurano perlopiù l'oceano incazzato.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...