SASCIA
29 anni
«Vai a prendere quel cazzo di medico e portalo a casa!» urlo a Rick nel cuore della notte. Non c’è bisogno che gli dia spiegazioni al riguardo per cui, quando mette giù la chiamata, so già che si sta precipitando dal dottor Rainold.
Le luci della strada lampeggiano a intermittenza riflettendosi nei miei occhi vitrei.
Non commetterò lo stesso sbaglio che ho fatto con Alys, anche se per stare dietro ai deliri di mio fratello ho perso di vista Lilith ed eccoci qua.
Quel fottuto figlio di puttana mi ha tradito, avrei dovuto aspettarmelo dopo che l’ho minacciato di morte non appena ero venuto a conoscenza della sua alleanza con l’Associazione.
Ho tenuto sotto controllo ogni piccolo suo movimento in questi anni proprio perché non mi fidavo, ma quando mi sono dovuto occupare di Artem, gli ho messo un mio uomo alle costole. Con molta probabilità anche lui mi ha raggirato, visto che hanno imbottito di droga Ana.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Il pugno sbatte contro il manubrio, le nocche sbiancano per la troppa forza con cui lo tengo stretto e le vene si gonfiano tanto da far male.
Non dovevo lasciarla da sola tutti questi anni ma la mia fottuta mente mi diceva di starle alla larga.
Uno come me non può permettersi una catastrofe interiore, non può permettere a una donna di occupare i suoi pensieri, ma per quanto io abbia cercato con tutti gli sforzi di allontanarmi non ci sono riuscito.
Il ricordo di quella notte in cui mi ha implorato di farla a pezzi si è solidificata nella mia mente.
È stato un errore entrare dentro di lei e ora sono come un tossico in cerca della sua dose giornaliera.
Non voglio perderla e la paura che possa succederle qualcosa mi manda fuori controllo.
L’uomo al quale l’avevo affidata non l’ha solo drogata, l’ha picchiata. Ha osato farle del male e io posso solo complimentarmi con la testa di cazzo che sono per averla tenuta a distanza.
Osservarla da lontano non è servito a niente, quella ragazzina quattordicenne che aveva provato a baciarmi si era già radicata nella mia testa nonostante gli sforzi che facevo per liberarmene.
Ho odiato l’impulso che ho avuto di scoparmela a quell’età.
Tutto quello per cui stavo combattendo e combatto ancora, è riuscita a sradicarlo e trascinarselo nella bufera.
Ero diventato come loro, mi odiavo per questo e mi odio per aver quasi superato quel confine che avevo tracciato.
Il mio baricentro si è rotto nell'istante esatto in cui ha posato le sue labbra sulle mie e hanno vanificato l'unica traccia di stabilità mentale che mi ero promesso di mantenere.
Allungo la mano sul suo viso tentando di infonderle calore.
Spingo il piede sull’acceleratore e faccio un’altra chiamata.
Stavolta ai miei ragazzi della sicurezza informatica.
«Vi avevo detto di controllare ogni cazzo di dettaglio della vita di Lilith, ogni sua mossa e persino ogni suo dannato respiro!»
Le mie grida sono un tutt’uno con il motore del Cayenne che ruggisce impazzito.
Gli occhi vagabondi di Lilith mi implorano di darle sollievo mentre la mia decisione di incatenarla in casa senza esporla al pericolo più di quanto non lo sia stata, si è già consolidata nel mio cervello.
«Signore… noi abbiamo…»
«Signore??»lo fermo prima che possa proseguire la frase «qual è la parola che vi ripeto sempre? »un tono stranamente calmo mi scivola dalla lingua. Joy è il mio protetto, l’unico di cui mi fidi in fatto di sicurezza informatica ma evidentemente non è stato abbastanza. Devo intensificare la sicurezza prima che sia troppo tardi. O lui e la sua squadra sono stati troppo frivoli, oppure qualcuno si è infiltrato nei sistemi.
«Lealtà, signore» dice mortificato.
«Lealtà» ripeto «che bella parola, vero?» faccio un respiro profondo per non impazzire «Joy, trovami il traditore in questa faccenda, trova la falla nel sistema, fai il cazzo che ti pare ma risolvi la situazione! Da domani in poi sarà mia sorella Alys a capo della squadra»
Attacco il telefono senza aspettare una sua risposta e continuo a spingere sul pedale dell’acceleratore.
Supero i gorilla all’entrata della casa di campagna e sfreccio sul brecciolino inchiodando non appena arrivo davanti alla porta.
Prendo in braccio Lilith che trema e si contorce dal dolore e la porto in camera da letto.
La mia camera, è quello il suo posto.
«Per favore, aiutami» la sua voce rotta mi spezza in due.
«Ci sono io, tranquilla»
Marisol mi raggiunge all’ingresso della stanza da letto con le mani tra i capelli. Essere svegliata nel cuore della notte è un’abitudine per lei, ma vedermi arrivare con una donna in braccio e portarla nel mio mondo, direi che è la prima volta che assiste a tale evento.
«Porta dell’acqua» le dico mentre continuo ad accarezzare la mia Lilith che trema tra le pieghe del letto.
La porta si spalanca e il dottor Reinold entra insieme a Rick.
«Ho fatto il prima possibile, papà» mi dice mio figlio mentre il dottore ci obbliga a uscire dalla stanza.
Se in un primo momento mostro ostilità alla sua richiesta, alcuni secondi dopo mi rendo conto che ha ragione.
Con me tra i piedi non riuscirebbe a fare il suo lavoro.
Esco dalla stanza e premo la fronte sulla porta di legno con gli occhi chiusi.
«Papà» Rick mi posa una mano sulla spalla «si riprenderà, stai tranquillo» cerca di tirarmi su di morale ma non riesco a non pensare che la ragazza distesa sul letto si trova in queste condizioni per colpa della mia mente deviata.
Scuoto la testa «È la seconda volta che fallisco, prima con Alys e ora con lei» le mie mani danzano sul legno come se avessero un superpotere in grado di oltrepassare quella soglia e farle sentire il mio calore sul suo petto ansimante.
«Sei arrivato in tempo e adesso è qui. Con te.»
Annuisco ma non mi sento affatto tranquillo, qualcuno ci sta tradendo e finché non lo prendiamo non avrò pace.
E devo trovare il suo vero padre che a quanto pare è un fantasma.
«Come sta Alys?» gli chiedo cambiando discorso.
Anche lei è a pezzi per colpa di quel dannato messicano di cui si era innamorata al campus e che è sparito insieme a sua cugina. Quella che ha fottuto la mente di mio fratello.
Rick le ha salvato la vita subito dopo che è tornata alla villa con il cuore devastato in mille pezzi.
«Ce la farà anche lei, ma dubito che riesca a dimenticare Elyas» il suo tono ha una lieve nota di sconfitta.
Mi volto e prendo il suo volto tra le mani.
«Non farlo, Rick. Tu e io conosciamo il motivo per il quale ti sei legato così tanto a mia sorella» sostiene il mio sguardo con occhi lucidi e colmi di rabbia «ma Alys non è lei» spero davvero che possa dimenticare quella Giulia, ma se in Rick ho trasferito una sola briciola del mio carattere, farà di tutto per riprendersela.
«Lo so, papà» chiude le palpebre e appoggia la fronte sulla mia «non so cosa avrei fatto senza di te» sussurra piano.
«Sei mio figlio, cazzo. Farei di tutto per te ma cavolo, hai baciato tua zia! Datti una regolata bello» lo sfotto e un lieve sorriso si affaccia dalle sue labbra.
«Fanculo pà, non abbiamo lo stesso sangue. Smettila di farmi sentire in colpa»
Lo abbraccio forte e lo stringo sul mio petto. Strofino con le nocche il suo cuoio capelluto intrecciandogli le dita tra i riccioli neri.
Respiro il suo profumo e a volte mi ritrovo a chiedermi se fosse stato davvero mio figlio quanto cazzo sarei stato orgoglioso di lui.
Ma poi ripenso al fatto che il DNA diverso, non fa alcuna differenza. I legami di sangue non contano quando le nostre anime sono legate strette.
E la mia e la sua sono fatte della stessa pasta.
«Quando le dirai che sei tu l’uomo che l'ha comprata e salvata?» la domanda di Rick mi fa tornare con la mente a Lilith dall’altra parte della stanza e mi sento precipitare dentro la bocca incandescente di un vulcano.
«Non glielo dirò» sospiro e la mia mano si allunga sul pomello d’ottone della porta che mi divide da lei.
«Prima o poi lo scoprirà, non ha alcun senso portarla qui e non dirle chi sei. Non resterà mai»
Rick non ha torto, Lilith è devota al suo padrone. Gliel’ho letto nei suoi occhi un milione di volte e questo non fa che rendermi orgoglioso. La sua lealtà è la cosa più preziosa.
Ma sono stato un mostro con lei e non riesco a cambiare.
Vorrei solo che questa sensazione di dolore che provo ogni qual volta che la tengo distante da me, la smettesse di premere al centro del mio petto.
Vorrei che mi lasciasse in pace perché in questi ultimi cinque anni è stato impossibile respirare senza vederla anche solo per un minuto durante le giornate.
«Resterà qui, manda una squadra a prendere tutte le sue cose e rinforza la sicurezza intorno alla nostra casa»
«Che intenzioni hai?» mi guarda con un sopracciglio alzato.
«Di legarla a me per sempre» rispondo piatto, perché è quello che farò anche contro la sua volontà. Non c’è niente e nessuno che possa separarmi da lei, ho aspettato fin troppo.
Prenderò il suo dannato cuore e inciderò il mio nome sopra di esso anche a costo di oltrepassare quella linea che mi sono ripromesso di non varcare.
Tutto di lei mi devasta e mi deconcentra.
Averla qui probabilmente placherà il mio desiderio costante di lei e l’impulso di infliggerle il mio dolore.
La porta della camera si apre facendomi tornare con i piedi sulla terra ferma.
«Sta bene adesso, è sedata» il medico sospira mentre si toglie gli occhiali infilandoseli nella tasca interna della giacca.
Il dottor Reinold è uno di famiglia, ha la mia stessa età ed era uno dei ragazzi del maniero cresciuto insieme a noi. Ce ne siamo andati insieme quel giorno, insieme a Rick, Marisol e altri quattro ragazzi.
Solo che a differenza mia, non ha scelto la strada della vendetta.
«Che cosa le hanno dato?» aggrotto le sopracciglia con la speranza che mi dica qualcosa che possa tranquillizzarmi, ma non è quello che fa.
«Non lo so, Sascia. È una nuova sostanza, molto più forte rispetto a quella che le fecero assumere da ragazzina per farle perdere la memoria. Ci abbiamo messo pochissimo quel periodo a disintossicarla ma adesso…»scuote la testa e il mio cuore perde un battito.
«Adesso cosa, Rey?»
«Adesso ci vorranno parecchi mesi e non sarà facile ripulirla di quella merda»
Cazzo.
Prendo a pugni il muro una volte, due volte, tre volte fino a vedere le mie nocche sanguinare.
La rabbia mi ruggisce nell’orecchio mentre la mente viaggia in luoghi oscuri in cui non dovrebbe andare. Rick mi tiene fermo mentre ringhio contro la parete.
Cazzo
E di nuovo, cazzo.
«Papà, ce la faremo. Insieme»
Faccio sì con la testa ma ho voglia di dare fuoco al mondo.
«Ci saranno momenti in cui dovremmo tenerla legata, amico mio» aggiunge Rainold e io mi sento sprofondare.
Le uniche volte in cui dovrei legare la mia Lilith è con me, con il mio corpo premuto sopra il suo che spinge dentro di lei.
Le sue urla e i suoi gemiti ancora riempiono le mie giornate.
«Va bene» mi limito a rispondere ma non va affatto bene.
Marisol alle nostre spalle resta in silenzio, non mi ero accorto nemmeno fosse tornata.
«Andate a riposare figlioli, ci penso io stanotte a lei» ci dice con un filo di voce ma non ci riesco.
Io non riesco a lasciarla andare.
«Resto io» rispondo con tono calmo e il mio sguardo basta per far capire a tutti che non cambierò idea «domani chiama i miei fratelli e organizza tutto. Dobbiamo capire da dove viene questa nuova sostanza e perché la stavano testando su Lilith» guardo Rick con gli occhi stanchi quasi quanto i miei.
«Bugs Bunny» la voce di Rainold è fitta, acuta.
Le nostre teste voltano nella sua direzione in attesa che continui a parlare.
«È una sostanza che stanno vendendo sul dark web, ma non chiedetemi altro perché non capisco nulla di quella roba. So solo che un mio paziente in ospedale ci è rimasto secco per un’overdose. Ne ho sentito parlare all’obitorio, due tizi in giacca e cravatta erano in combutta con il medico legale e volevano insabbiare tutto. Mi sono fatto gli affari miei, Sascia. Lo sai che in questa merda non ho voglia di entrarci, sei l’unico per il quale metto a rischio la mia professione e sempre lo farò» ci spiega Rainold e so che posso fidarmi di lui.
«D’accordo Ray tranquillo. Aiutami solo a disintossicare lei, al resto ci pensiamo noi. Tu tieni solo le orecchie aperte e aggiornami se senti altre voci in merito»
«Va bene» annuisce «passo domani per darle la dose di metadone e vedere come sta. Chiamatemi per qualsiasi cosa»
«Ti aspetta una macchina al cancello» gli dico e lui ci saluta con un cenno del capo e il viso avvolto dalla stanchezza.
Si passa una mano sulla giacca e si ricompone scendendo le scale che lo conducono all’ingresso della villa dove un mio uomo lo aspetta per riportarlo a casa.
«Andate» mi rivolgo a Rick e Marisol che non provano nemmeno a farmi cambiare idea, non servirebbe a niente.
Giro il pomello ed entro nella camera dove la luce lunare illumina il viso della mia donna distesa sul letto con una flebo attaccata al braccio.
Allungo una mano su di lei e tratteggio con i polpastrelli la pelle liscia. Un brivido improvviso attraversa il suo braccio come se percepisse la mia presenza.
Privarmene ancora non serve a niente.
«Lilith» sussurro dolcemente con le labbra a un soffio dalle sue, rotte e ancora insanguinate per via delle percosse subite. Prendo un fazzoletto e lo immergo nella ciotola di acqua calda che mi ha lasciato Marisol sul comodino. Passo la pezza zuppa sul sangue secco e inizio a pulirla con delicatezza «ti riprenderai mio piccolo demone della tempesta, e resterai per sempre al mio fianco. Non ti lascerò più» mormoro mentre la mano chiusa con il fazzoletto lambisce la sua carne.
Ho visto Lilith crescere mentre le sue forme di donna prendevano vita sul suo corpo asciutto e non ho mai desiderato altra donna oltre lei da quel dannato giorno.
Sospiro e mi chino su di lei imprimendole un bacio caldo sulla guancia.
«Mia» ringhio sul suo viso rilassato e il caos inizia a farsi strada tra le pareti del mio stomaco facendomi tornare indietro nel tempo, a quando tutto ebbe inizio.Attenzione perché adesso arriva un capitolo con un ricordo di Sascia a 16 anni, qui avrete modo di capire molte cose.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕾𝖆𝖘𝖈𝖎𝖆 - 𝖛𝖔𝖑. 3
RomanceMolti pensano che io sia il diavolo in persona, per questo in tribunale mi faccio chiamare Michail come il demone di un famoso poema romantico della letteratura russa. Non sanno che mi faccio chiamare così perché, proprio come quel demone, penso di...