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Nella penombra della stanza, il suono della musica al piano di sotto arrivava ovattato.

Finalmente un po' di pace. La festa a casa di Danny Connors era anche divertente, ma arrivava un momento in cui perfino per lei era faticoso ridere e scherzare e bere e rendersi piacevole a tutti.

Sospirò profondamente lasciandosi cadere sul letto. Sfilò dalla sua lunga chioma castana la tiara scintillante che stava indossando e la gettò per terra. Quella piccola maledetta le aveva fatto venire il mal di testa.

-Perché invece di nasconderti non gli dici che non ti piace? –

Lovelle sobbalzò.

-Noah! Mi hai spaventato! Che ci fai qui? –

-Non posso venire alle feste? –

-Sì, puoi, ma di solito non lo fai... -

Noah si inginocchiò ai piedi della ragazza. Raccolse la tiara da terra e si risollevò lentamente di fronte a lei. Lovelle ebbe l'istinto di deglutire. Non si trovavano così vicini da tempo. Aveva dimenticato quanto Noah fosse alto, lei non gli arrivava nemmeno alla spalla...

Il ragazzo si rigirò la tiara tra le mani.

-Stanca di essere la reginetta della scuola? Magari quest'anno non ti eleggono... –

Il sorriso di Lovelle si allargò. Anche troppo, per essere sincero.

-No, non mi stanco mai. Credo che anche stavolta vincerò io. –

-Per questo dai retta a quel Connors? Sareste una bella coppia. "Il quarterback e la cheerleader". Molto stereotipato, come piace a te. – posò la tiara sulla scrivania. –Però non so quanto ti convenga uscire con un ragazzo, se poi scappi dalle sue avances e ti nascondi nella prima camera buia che trovi. –

-Come mai oggi hai tutta questa voglia di parlare con me? E comunque non sto scappando da Danny, avevo solo bisogno di un momento di pace. Che non ho trovato. –

La ragazza tirò fuori dalla tasca un piccolo lipgloss che si passò velocemente sulle labbra. Cercava di non dargli peso, ma sentiva addosso gli occhi di Noah. La stava rendendo nervosa. Sicuramente la stava giudicando tra sé e sé per qualche motivo, ma non diceva niente e lei si sentiva esposta come se fosse nuda.

Ma che voleva quella sera?

-E poi... - continuò, mettendo a posto il gloss – Se non hai questa grande stima di Danny, che ci fai nella sua stanza? –

Noah sorrise.

-Ero sinceramente curioso di conoscere i suoi gusti in fatto di letture. Ma ti devo dire che sono rimasto piuttosto deluso: finora l'unica cosa cartacea che ho trovato è stato un album di figurine di wrestler. In compenso ha un sacco di coppe e medaglie. Se vuoi puoi specchiarti lì, le lucida con molta cura. –

-Dio se sei strano... -

Lovelle si alzò dal letto di Danny pronta a lasciare quella stanza e quella conversazione, ma fu proprio in quel momento che la porta si spalancò, e Danny fece il suo ingresso con un'espressione a dir poco confusa.

-Che ci fai tu qui? – domandò, rivolto verso Noah. – Ti sta dando fastidio? – continuò poi, guardando la ragazza.

Sì.

-No. – disse solo Lovelle. Sebbene fosse più basso, il quarterback era più grosso di Noah, oltre a essere una testa calda. Noah magari le stava antipatico, ma non voleva che quella situazione sfociasse in una rissa e che Danny lo ammazzasse.

-Lovelle vuole andarsene. Ha un forte mal di testa. – disse semplicemente Noah.

Sì, ma lui provocava, però.

You Just Keep Me Hangin OnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora