Fuori dal locale, Lovelle era ancora una volta distratta dagli alberi; attratta da loro come una falena dalla luce.
-Che cosa c'è? – chiese Noah, notando il suo sguardo perso e concentrato verso la piccola boscaglia, sopravvissuta alla città.
Lovelle non rispose; si avviò a passo deciso in quella direzione.
-Lovelle... sta per piovere. E hai i pantaloncini, lì c'è l'erba alta. –
Lei lo ignorò e oltrepassò il nastro rosso della polizia. Stava sparendo dalla sua vista in mezzo al verde.
Noah la seguì.
-Che schifo... - borbottò sottovoce il ragazzo, evitando i piatti e i bicchieri di plastica sul terreno. – Quando venivamo qui da piccoli non c'era tutta questa spazzatura... e tagliavano l'erba. –
Lovelle non sembrava altrettanto disturbata. I rami degli alberi le avevano graffiato le gambe, macchiato la felpa di polline e, uno particolarmente lungo, le si era impigliato nei capelli, sciogliendole la coda e rubandosi l'elastico, ma lei continuava a camminare.
-Cazzo... - mormorò Noah, sentendo il primo tuono in lontananza – Se c'era un momento sbagliato per venire qui... -
Si interruppe. Non poté terminare la frase quando, appena giunti alla fine della fitta schiera di alberi, questi si aprirono sulla radura, illuminata d'oro da un unico scorcio di sole tra le nuvole grigie. Il polline fluttuava nell'aria; brillava, di tanto in tanto, quando colpito dalla luce. Davanti a loro, si innalzava imponente la parete di roccia, e muschio, e la lenta cascata e il piccolo rivolo d'acqua in cui riversava. Era un posto così dimenticato da Dio, dalla città, che il ruscello era chiaro e non contaminato.
Noah rimase sperduto a guardarsi intorno per qualche secondo. Lo sguardo cadde poi su Lovelle, inginocchiata sulla riva del ruscello, a sciacquarsi i graffi e le ferite nell'acqua.
Felpa, pantaloncini, capelli disordinati... Tutta sporca di fango e di sangue, ma il faccino pulito da trucco o chissà che raffinato imbellettamento.
Quel faccino, quello sfondo... gli sembrava che avessero ancora quattordici anni e che fossero ancora migliori amici.
Quell'immagine lo colpì come un pugno nel petto. Scosse la testa, indietreggiò, prese respiri profondi nel tentativo di interrompere l'arrivo delle lacrime.
-Perché mi fai questo, Lovelle? –
Lei si voltò per guardarlo.
-Perché siamo venuti qui? – ripeté lui. Cercava di mantenere un tono fermo ma ogni cosa in lui, nel suo corpo, tradiva il suo turbamento. Le braccia incrociate, ogni tanto dietro la testa, le mani tra i capelli; il modo in cui non riusciva a stare fermo sul posto ma spostava il peso corporeo da una gamba all'altra. Il fatto che evitasse il suo sguardo.
Lovelle si alzò, diretta verso di lui.
-Io... non lo so... - ammise, guardando confusamente in basso quando gli fu di fronte.
Un altro tuono. La pioggia aveva iniziato a cadere su di loro. Fitta, ma ancora illuminata dalla luce. Sembrava dorata come il polline.
Lovelle alzò lo sguardo su di lui. Si aspettava che se la prendesse con lei.
-Hai ragione, è stata un'idea stupida. Andiamocene prima che peggiori... -
Era decisa ad abbandonare la radura e a tornare tra gli alberi, ma Noah la fermò.
-Aspetta, Love... - sussurrò, afferrandole piano il braccio. – Io... -
Non sapeva cosa dire. Non sapeva nemmeno riordinare il pensiero nella sua testa. "Io non me ne voglio andare."
-Io non so quando ti rivedrò qui, così... non so nemmeno se ci ritroveremo mai più insieme in questo posto. –
A quel punto, non riuscì più a trattenere le lacrime, che gli scivolarono veloci lungo le guance, e caddero a terra dorate come la pioggia intorno.
Lovelle gli accarezzò delicatamente il viso con le dita.
-Potremmo farlo... – bisbigliò, guardandolo negli occhi.
-Perché mi fai questo? – ripeté ancora, e ancora, Noah, più a sé stesso che a lei; sussurrando tra i denti, stringendo gli occhi, con il volto sofferente, mentre le sue mani scivolavano verso i fianchi di lei e la avvicinavano a sé.
La nuvola grigia si era ormai chiusa su di loro; non c'era più sole. La pioggia gli stava inzuppando i vestiti e i capelli, ma non sembravano rendersene conto.
-Io ero felice di essere qui con te... - disse Lovelle, spostandogli le ciocche bagnate da davanti al volto. – Mi dispiace che a te la cosa, invece, renda triste. – abbassò lo sguardo.
-Non è... - rise amaramente Noah, – essere qui a rendermi triste. È che... sembra che non sia cambiato niente, e per me un po' non è cambiato niente, però è cambiato tutto... - biascicò confusamente.
Lovelle si sporse e lo baciò sulle labbra.
Noah la strinse di più a sé.
-Non è cambiato niente. – sussurrò lei.
-È cambiato tutto. –
-Possiamo tornare indietro... -
Lo baciò con più irruenza e Noah rispose accarezzandola, quasi disperatamente, ovunque le sue mani riuscissero ad arrivare. Scivolarono lungo le braccia, lungo la schiena, lungo le cosce, che strinse, prima di prenderla in braccio.
Lovelle si spostò dalle sue labbra alla sua mandibola; al mento, al collo, mentre lui continuava a toccarla, a stringerla tra le dita. Sentiva l'aria calda, la pioggia fredda e le sue labbra morbide sulla pelle. Pensò a quanto ardentemente avrebbe voluto scoparla in quel momento; nell'erba, nella pioggia, nel fango, buttandole la lingua in gola mentre lei si contorceva e gli si aggrappava alla schiena con le braccia, lo stringeva tra le gambe...
Tornò in sé.
-Lovelle, non voglio farlo. – disse, con tutta la fatica che gli costò, rimettendola a terra, e allontanandosi da lei – Sta succedendo troppo spesso e non voglio che tu ti faccia un'idea sbagliata. Non voglio questo da te. Torniamo a casa, piove forte. –
Lovelle si limitò ad annuire, le labbra e le guance rosse. Si voltò sui suoi passi, diretta nuovamente alla strada tra gli alberi, senza azzardarsi a proferire parola.
Noah non la seguì subito. Rimase qualche altro secondo a guardare il paesaggio bagnato. La cascata, il ruscello, la pioggia. Sospirò rumorosamente, chiedendosi perché fosse così difficile lasciare andare il passato e si incamminò verso il verde, con il cuore affranto, senza sapere se sarebbe più tornato in quel luogo; se sarebbe stato da solo.
-Grazie del milk-shake. – disse Lovelle, al termine di un breve, ma eterno, viaggio di ritorno in macchina nel più assoluto silenzio, senza riuscire a guardarlo. – E scusa per tutto il resto... scusa per tutto. –
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You Just Keep Me Hangin On
Romance🔞Scene di sesso esplicite🔞 Noah e Lovelle non si parlano più da anni. Lei è diventata capo-cheerleader, reginetta del ballo, la ragazza più bella e popolare della scuola; lui è rimasto sulla silenziosa strada del miglioramento accademico e person...