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Lovelle era pronta a tornare in pista con il suo bicchiere di punch alla fragola tra le mani; ma questo le cadde rovinosamente addosso, sporcandole il corpetto pallido, quando si voltò e si ritrovò davanti Angela, che la guardava dall'alto del suo vestito rosso piumato.

-Lovelle! Accidenti mi dispiace... - biascicò questa, con falsa apprensione, guardandola chinarsi per terra a raccogliere i pezzi di vetro.

La prospettiva di trovarsi faccia a faccia con Angela era quella che più la spaventava di quella serata.

L'amicizia tradita, l'umiliazione, il senso di sconfitta e la prova della sua totale inettitudine dell'ultimo anno... tutti quei pensieri oscuri si andavano improvvisamente a incarnare in una testa bionda e in un sorriso falso di circostanza, e lei doveva affrontarli.

-Che cosa vuoi? – chiese ferma, senza permettersi di lasciar trapelare alcun cenno di insicurezza o ansia.

Non le avrebbe dato anche quella soddisfazione. Piuttosto si sarebbe infilzata con il bicchiere rotto che teneva tra le mani.

-Spero che tu non sia arrabbiata con me perché ho preso il tuo posto come capitano della squadra... - cantilenò Angela, con eccessivo accoramento perché Lovelle potesse crederle. - ...volevo essere certa che stessi bene: non ti sei più fatta vedere in giro da quel momento... -

Lovelle distolse lo sguardo; un lugubre accenno di risata si tinse sulle sue labbra.

Che stronza...

Era stata sua amica per anni e si rendeva conto solo in quel momento del tempo che avesse perso con una persona tanto falsa. Non valeva nemmeno la pena risponderle e sprecare altro tempo ed energie.

Anzi, era pronta a lasciarla lì e andarsene; a testa alta, con il suo corpetto macchiato di rosso e il bicchiere intatto di punch in mano, ma Angela parlò ancora.

-Siamo amiche, Ellie? –

Lovelle si voltò ancora verso di lei.

Per un attimo ebbe la tentazione di recuperare i bicchieri scheggiati per avventarsi contro di lei. Le tempestarono il cervello le più violente parole del suo vocabolario, ma riuscì a controllarsi.

Lanciò un fugace sguardo a Noah, poggiato allo stipite della porta della palestra.

In camicia, senza la giacca, illuminato di rosso e blu dai led dei proiettori sul soffitto, che guardava fuori con il sottofondo del remix anni '90 del dj.

Solo vederlo le dava pace.

Tornò a guardare Angela e improvvisamente tutta la sua rabbia si dissolse. Non le importava di perdere un'amica falsa: c'erano altri che tenessero a lei.

-Io sono davvero felice. – le sorrise serenamente; con compassione, addirittura. – Spero possa esserlo anche tu. Deve essere estenuante provare a essere me. Non riuscendoci. –

Non attese una risposta. Non ebbe modo neanche di godersi l'espressione di sgomento sul volto di Angela.

Nemmeno le importava. Le interessava solo tornare da Noah.

-Cosa guardi? – domandò la ragazza, raggiungendolo nel cortile.

Noah si accorse di lei. Si era seduto sul muretto, Lovelle fece lo stesso.

-La luna in Scorpione... - scosse la testa il ragazzo, – Avevo bisogno di ricaricare la social battery, lì dentro è terrificante... hai ucciso qualcuno? - le chiese poi con nonchalance, rendendosi conto dell'estesa macchia vermiglia sul suo vestito.

-Quasi... - rispose Lovelle, con la stessa tranquillità. – Angela mi ha rovesciato il punch addosso. –

Noah la osservò in silenzio.

You Just Keep Me Hangin OnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora