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Si staccò dal corpo di Lovelle come se bruciasse.

La canzone era finita e il lettore aveva iniziato a suonare "Sweet Jane". Questo parve ridestarlo.

Si fiondò ad abbassare il volume, a staccare la spina del dispositivo del tutto, e a quel punto i due rimasero in silenzio. Anche la pioggia aveva smesso di cadere.

La ragazza era rimasta lì dove lui l'aveva lasciata, come paralizzata, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

-Non è questo che voglio da te... - la voce di Noah la scosse dal suo torpore.

Il ragazzo andò a sedersi sul suo letto; la testa china, nascosta tra le mani che nervosamente si passava tra i capelli. Lovelle si chiese se lo stesse ricordando a lei o a sé stesso.

-Ti prego... - continuò il ragazzo, - non credere che ti abbia mentito per farti venire qui a scopare, perché non era questa la mia intenzione. –

Lovelle si avvicinò a lui con cautela, sedendosi anche lei sul morbido piumino blu.

-Quali erano le tue intenzioni? – domandò a disagio, senza guardarlo.

Noah si voltò verso di lei.

-Solo passare un po' di tempo con te. – una risatina ironica gli arricciò lievemente le labbra e il naso, - Non ci crederai, ma mi piace davvero passare il tempo con te... -

-Anche a me. – sorrise Lovelle.

Ma l'aria restava tesa e pesante.

Lovelle non seppe nemmeno spiegarsi il perché del suo bisogno di dire la frase che seguì. Né tantomeno dove ne avesse trovato il coraggio... il suo sguardo si perse sulle gambe di Noah, il leggero tessuto in poliestere grigio del suo pantalone, così vicine alle sue.

Titubante, sollevò una mano per lasciargli una lieve carezza poco sopra il ginocchio.

-Però mi piace anche fare sesso con te... - sussurrò, guardando sempre in basso, sentendosi avvampare in ogni punto della pelle.

Come se potesse trasferirgli parte di quel calore attraverso il tocco, Noah sentiva quella zona della sua coscia sotto la sua mano bruciare. Guardava quella, poi gli occhi di Lovelle, poi le sue labbra, e di nuovo giù sulla gamba.

Senza parlare, si limitò a prendere un respiro profondo. Le accarezzò la guancia, Lovelle chiuse gli occhi quando le sue dita la sfiorarono, e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando ad accarezzarla sul collo.

-Anche a me Love, - stava sussurrando anche lui, - ma non è una buona idea... -

-Perché no? – chiese ancora lei, la voce ridotta a un filo.

Noah si lasciò sfuggire una piccola risata, seppur soffocata.

-Ne abbiamo avuto l'occasione, ma non mi pare che sia finita bene... -

Gli occhi di Lovelle si bloccarono sui suoi.

Si riferiva a quando, una settimana prima, si era ritratta da lui nel panico mentre il ragazzo era ancora dentro di lei sul divano di casa sua.

-...e va bene così, - si affrettò a continuare Noah, - Lovelle, non devi forzarti e non dobbiamo farlo per forza. –

-Io credo di aver capito perché mi sono bloccata, l'ultima volta. – disse Lovelle tutto d'un fiato. Noah non gliel'aveva chiesto, eppure lei sentiva la necessità di dargli una spiegazione. – E non perché non mi piacesse. Mi piaceva, e molto... Vedi, Noah, io... -

Lui la osservava; e lei sapeva benissimo cosa volesse dire, solo che non sapeva come dirlo.

-Io credo che tu mi voglia davvero bene. – disse infine, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi mentre parlava, timorosa che la contraddicesse.

You Just Keep Me Hangin OnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora