Capitolo 11

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Lorenzo qualche volta prende l'autobus.

Un giorno è sulla 94, una linea centrale, che transita lungo la circonvallazione interna. Passa nei pressi della sua casa, quella dove ora vive sua madre.

Ci sale lontano dalle ore di punta, in modo da potersi sedere. Sceglie un posto tranquillo e da dietro gli occhiali da sole ha l'impressione di essere invisibile, di poter osservare tutti senza che nessuno possa vedere lui.

Ovviamente Lorenzo sa che non è così, semplicemente alla gente lui non interessa; non è tanto invisibile quanto trasparente. Qualche volta vorrebbe alzarsi in piedi e declamare a tutti l'entità del suo conto corrente, illustrare nei dettagli il suo pacchetto azionario, inventariare le sue proprietà immobiliari; vorrebbe persino dichiarare solennemente che il van de Velde rubato nel 1978 è appeso nel soggiorno di casa sua.

Tanto per dire che non è un povero cristo; forse vive come tale, ma non lo è. Vorrebbe che questa cosa fosse chiara a tutti, ma si guarda intorno e non vede nessuno degno di una tale esternazione.

All'inizio i giri sulla 94 erano una specie di avventura per lui, che non prendeva un mezzo pubblico dalle scuole superiori. Col tempo sono entrati a far parte delle sue ormai logore abitudini, anche se vi ricorre solo quando la noia raggiunge profondità abissali. A pensarci bene anche Roberta potrebbe facilmente diventare una routine, se non ci sta attento.

Gli capita di pensare che dovrebbe introdurre dei diversivi, qualcosa in grado di dare nuova linfa al loro rapporto – chiamiamolo così. Il problema è che oggettivamente è difficile rinvigorire un rapporto come il loro, e per qualche tempo abbandona l'idea.

Poi un giorno succede che alla fermata nei pressi di via Turati sale un uomo. Dal suo angolo Lorenzo lo osserva con attenzione, fino a essere praticamente certo che si tratti di Augusto Novi. Sono passati almeno otto anni da quando lo ha incontrato l'ultima volta; ora è un uomo sulla cinquantina, i capelli grigi e il fisico asciutto degli uomini magri chi invecchiando diventano ancora più esili.

Indossa un abito di buona fattura, la camicia bianca e la cravatta scura. Dal momento in cui è salito sull'autobus è rimasto in piedi, senza mai staccare gli occhi dal finestrino.

Per quanto ricorda, anche Augusto ha passato un brutto momento. Gli sembra che in qualità di fiscalista di una multinazionale sia stato indagato per truffa i danni dello stato, ma non ne è del tutto sicuro.

Non fa in tempo a domandarsi quale tipo di vita conduca adesso un uomo come lui, quando alla fermata successiva sale una giovane donna. Se dovesse tirare a indovinare, Lorenzo direbbe che si tratta di un'avvocata. Sui trentacinque, porta i capelli lunghi e sciolti, e ha con sé una valigetta.

Si avvicina ad Augusto e gli parla. Nessuno sull'autobus si cura di loro; solo Lorenzo li osserva avidamente.

Chiacchierano per qualche minuto, fino alla fermata di via Larga, quando si avvicinano alle porte e scendono.

Senza farsi notare, Lorenzo infila l'uscita e si ritrova sul marciapiede dietro di loro. Ha fatto pochi passi quando si accorge che si tengono per mano, a dispetto del tono distaccato esibito fino a qualche secondo prima da Augusto.

Lorenzo li segue fino all'incrocio, quindi prende un'altra direzione.

Entra in un bar, si siede e ordina un caffè. Se avesse potuto li avrebbe pedinati per tutto il pomeriggio. Sa che l'immagine della loro mani intrecciate lo perseguiterà per giorni, suggerendogli una varietà infinita di scenari, tutti con lo stesso esito idilliaco.

Anche Lorenzo ha avuto relazioni con donne più giovani di lui. Negli ultimi tempi della sua vita precedente si era intrattenuto con una ragazza di quasi quindici anni più giovane. Tutte però stavano con lui per un solo motivo, mai esplicitato ma nondimeno chiaro a entrambe le parti: i soldi.

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