Iris.

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Capitolo 10

Iris.

You're the closest to heaven
that I'll ever be.

«Lo sai cosa sono questi?» domanda a voce un po' troppo alta Vanessa, entrando in camera sua alla velocità della luce, senza bussare, senza pensare che, forse, Luke era ancora in mutande e tentava di infilarsi i jeans. Il suo sorriso emozionato passa immediatamente ad un'espressione sorpresa, la bocca spalancata che viene subito coperta dai due pezzi di carta che tiene tra le dita, le guance che diventano rosse d'un fiato, gli occhi blu che, tuttavia, non vogliono proprio chiudersi davanti a quel che vede ossia il suo angelo a torso nudo con soli i jeans indossati, la cerniera ancora abbassata.
«Biglietti?» domanda lui, cercando di non dar peso a quel rossore, come se volesse metterla ancora più in imbarazzo, allacciandosi con lentezza il bottone, non intento a procurarsi una maglia per coprirsi: gioca con lei, gioca con le sue emozioni, lo fa da più di due settimane, da quella sera in quel giardino, la sera che l'ha fatta volare con lui, più di due settimane da umano e loro due, ancora, non si sono sfiorati come "dovrebbero".

«Non semplici biglietti!» ribatte lei, facendolo ridacchiare.

«Vane, sembri una pubblicità» la prende in giro avvicinandosi, mentre lei porge in avanti quel tesoro che tiene ben saldo.

«Concerto degli Sleeping With Sirens! Solo tu, io e Kellin. Sta sera» spiega velocemente, mentre lui alza un sopracciglio: lei, lui e Kellin? Tenta di fargli capire che, per tutta la durata di quel concerto, avrà occhi solo per il cantante troppo tatuato? Scuote la testa, Luke, ma non perde tempo a prenderla in braccio, stringendola forte e facendole fare una giravolta «Che bello! Un concerto degli Sleeping With Sirens!» esclama fingendosi un po' emozionato, perché un po' lo è davvero, non è mai stato ad un concerto, non ha mai vissuto davvero quelle emozioni forti in mezzo a tante persone con la musica che entra nelle orecchie e batte dentro al petto però... per la serata aveva in mente qualcos'altro, ad essere del tutto sincero.

Si era già immaginato loro due sul divano, come ogni sera, ma con un intento un po' diverso: vuole baciarla.È un desiderio che pesa, lo tormenta da più di due settimane, è stufo di aspettare e di cercare il momento giusto, vuole baciarla e sentire quello che si prova, vuole baciarla e farle ben capire che in quel poco tempo che hanno insieme la vuole vivere fino in fondo.

Sospira in quella stretta, la lascia andare perché lei gli ricorda che deve scappare in biblioteca, ma già sente un vuoto sul petto, sente che c'è davvero qualcosa che non va. È solo in quell'appartamento. È solo e il rumore dei suoi pensieri gli fa quasi male, rimbombano impazienti, lo torturano senza un motivo preciso.Si può davvero stare così male per l'attesa di un bacio? Forse un essere umano qualunque no, ma lui non è uno dei tanti, lui è un angelo, lui ha poco tempo, lui... lui è curioso.

Siede sul divano, Luke, mentre lascia che il Dvd appena inserito parta sotto il suo sguardo, ha scelto il loro film preferito, ha scelto il film che più rispecchia la loro storia: City Of Angels. Lui un angelo, lei un medico. Lui diventa umano per l'eternità, lei morirà il giorno seguente, lasciandolo solo in quella nuova vita che non conosce e che teme come non mai. Lui che si è buttato per essere un umano, esattamente come ha fatto Luke. Lui che ha dato se stesso per lei, esattamente come ha fatto Luke. Tuttavia, il finale è completamente diverso. Perché Luke, a differenza dell'angelo del film, dopo un anno deve sparire. Teme quel momento, teme il cosa succederà davvero a lui, a Vanessa, a tutto. Dove vanno a finire gli angeli come lui? La sua sparizione è da paragonare alla morte: ignota, triste, sempre troppo vicina, sempre troppo misteriosa. Si passa una mano sulla spalla, passa quel punto ancora a forma di dodici, sospira ancora una volta prima che quella scena catturi completamente la sua attenzione. Sa benissimo di essere lui a controllare l'andamento di quel film, sa benissimo che sono i suoi pensieri ad aver fatto apparire sullo schermo quelle immagini. La stanza viene riempita dalle note musicali di quella canzone, la colonna sonora del film, la canzone "Iris" riempie il tutto con facilità, riempiendo pure il suo petto che sussulta, emozionandosi per la prima volta da vero umano, sentendo una strana pelle d'oca farsi viva sulla pelle, sentendo il cuore battere più forte e la voglia di mordersi il labbro in modo più nervoso.
L'angelo sullo schermo non è più un angelo, ora è solo un uomo che cammina sotto la pioggia. Lei è sul divano, il caminetto acceso sullo sfondo, l'aria di chi è perso in un mondo tutto suo, l'aria di chi verrà riportato alla realtà perché il suo cane ha appena abbaiato. C'è qualcuno alla porta. C'è lui dietro la porta, sotto la pioggia. Lei lo fa distendere, si prende cura di lui e solo dopo avergli sfiorato le labbra si rende conto che da quel graffio esce del sangue, sangue che lei può toccare, sangue che prima lui non faceva fuoriuscire dalle ferite. Lui è umano, non più un angelo. Lui apre gli occhi, sono così vicini, le loro parole sono sussurrate, i loro respiri si fondono insieme, le loro labbra sono così vicine. Basta un momento e quel bacio diventa reale. Lui le tiene il viso, lei avvolge le labbra alle sue con delicatezza, si cercano perché è da troppo tempo che aspettano, si cercano e tutto si fa troppo veloce: nella scene successiva, lei è già senza vestiti, tanto che Luke si arrabbia, facendo spegnere il tutto con aggressività.
«Idioti! Perché dovete affrettare tutto? Io voglio un bacio!» urla esasperato, alzandosi dal divano con fare nervoso: lui è in ansia. Non sa cosa sia un bacio, non sa cosa bisogna fare, non sa quand'è il momento adatto e, sinceramente, sperava di imparare qualcosa da quel film.
«Sono fottuto.»

An Angel In DisguiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora