Capitolo 12
Capodanno.
Take me back to the middle of nowhere
Back to the place only you and I share
Remember all the memories?
I ricordi di quel week end passato a Venezia, i due giorni seguenti alla cena di Natale a casa dei genitori di Vanessa, non se li scorderà mai.
*
Venezia è ancora più bella di come la descrivevano i libri di scuola, ha un fascino che agli occhi di Luke sembra puro incantesimo, una città sull'acqua dove macchine e biciclette non possono stare, solo piedi umani, piedi provenienti da tutto il mondo solo per lasciarsi incantare.
Non scorderà facilmente, Luke, la sua mano intrecciata a quella di Vanessa mentre camminano per le calli ormai buie, dopo un'intera giornata passata a scattare e scattarsi foto con alle spalle quel paesaggio spettacolare.
Le calli buie, i lampioni accesi e quasi magici, i canali con l'acqua alta che, con quella oscurità sporcata da poca luce, sembra quasi argentata, sembra qualcosa di incredibile ed impossibile in questo mondo.
Ricorda i mille scalini.
Quanti ponti da passare, quanta fatica per poter passeggiare in quel posto, ma niente sembra turbarlo, neanche quel fiatone mai provato, perché lei è al suo fianco, gli stringe la mano, lo conduce in posti segreti che solo lei conosce, come se Venezia fosse una seconda casa, come se la conoscesse in ogni singolo dettaglio, nonostante lei viva dall'altra parte del mondo.
Le loro mani strette, l'aria gelida ad arrossire i visi scoperti, i sorrisi timidi quando si baciano, gli occhi di entrambi che lacrimano a causa del vento.
Un vicolo più scuro spaventa Vanessa, certe zone sarebbero da evitare, lei lo sa bene, tanto che si stringe più forte al braccio di Luke.
Lui sorride e, giusto per divertirsi un po', si scosta da lei con una scusa banale, fino a sfuggire ai suoi occhi, nascondendosi dietro ad un angolo.
E Vanessa lo chiama, intimorita da quel posto, lo chiama più forte e si sente il cuore a mille, lo sente in gola, ha paura e lui è dietro un muro a ridere di lei.
Le va dietro, la solleva da terra, ride quando lei lascia scappare un gridolino, ride quando lei comincia ad insultarlo e a colpirgli il braccio debolmente.
Ma le prende il viso tra le mani, la bacia impaziente e lei ha già perso di nuovo, abbandonandosi al sapore di quelle labbra che, ora, sanno di cioccolata calda, bevuta poco prima in un piccolo bar, dopo la cena.
Poi, lo sente.
Sente che lui trema più del dovuto, ha le labbra troppo rosse, le pelle ghiacciata.
Anche lei sente quei brividi sulla pelle, dovuti al clima gelido che sta invadendo la città, quasi con prepotenza.
L'acqua non è più così calma.
Il vento non sembra aver trovato pace.
Gli occhi di Vanessa lacrimano a causa dell'aria mentre il corpo di Luke si stringe di più al suo.
Camminano veloci, vicini, per paura di perdersi, si tengono stretti mentre percorrono stradine di ogni tipo per arrivare a destinazione.
L'ostello che Vanessa ha prenotato è un piccolo Paradiso, semplicemente perfetto nella sua semplicità, tanto da far innamorare gli occhi di Luke.
La loro stanza è al terzo e ultimo piano, la 316, è piccola, lo spazio necessario al letto e al bagno, arredamento un po' vecchio stile, dove il legno prevale su tutto, dai mobili al pavimento; le tende color panna, le lenzuola che sanno di pulito, un letto matrimoniale che condivideranno -e il pensiero un po' li imbarazza- niente televisione, niente radio, solo il rumore delle loro parole.
«Beh, direi che ci vuole un bagno caldo» dice Vanessa, aprendo la porta, beandosi della vista di quella vasca piuttosto grande, pronta ad essere riempita fino al bordo con schiuma a non finire.
«Vai prima tu? Io ci impiego un po', sono anni che non faccio un bagno... Nel senso... la doccia domina in casa mia e questa vasca mi tenta!» continua lei, ridendo appena, mentre Luke annuisce, avanzando dentro, sorridendole beffardo nel vederla non intenzionata a chiudere la porta.
«Se vuoi goderti lo spettacolo fai pure» la prende in giro, facendola arrossire e chiudere la porta velocemente.
«Sei un pervertito non un angelo» lo rimprovera lei da fuori, sentendolo ridere e andandosi a sedere sul letto, mandando un messaggio ai suoi, rassicurandoli che stanno bene e che è tutto perfetto.
~
Luke siede sul letto, adesso, mentre Vanessa si è appena chiusa in bagno da circa dieci minuti.
Se la prende comoda, lei, senza curarsi del fatto che lui sia lì, sotto le coperte, con tanto di pigiama pesante, in attesa.
Quel bagno caldo ci voleva, aveva brividi di freddo, voleva rilassare i muscoli ed il risultato è stato perfetto.
Ma lui ci ha impiegato cinque minuti lei invece ci impiega un'eternità, facendolo sbuffare a fondo, facendolo sbuffare impaziente, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Pensieri che passano da un argomento all'altro, mentre sfoglia la galleria del suo cellulare, guardando le foto che si sono fatti insieme, ridendo alle loro espressioni buffe, sorridendo alle loro labbra unite con San Marco alle spalle, arrossendo a quegli occhi che guardano l'obiettivo.
Quella foto gliel'ha fatta con il suo consenso, il sole uscito apposta per far diventare quegli occhi blu più chiari, azzurri, talmente belli da farlo arrossire; quegli occhi che accompagnano quel sorriso dolce, mentre i capelli biondi le danno ancora più luce, gli piace quella foto, gli piace sapere che l'ha scattata lui, gli piace sapere che potrà conservarla e tenerla all'oscuro da altri occhi indiscreti ma, quello che più lo fa sorridere, è il fatto che lei sia lì, in quell'ostello, con lui.
Come se fosse qualcosa di incredibile, ma reale, possibile, meraviglioso.
Lei è lì e lui può godere di ogni cosa.
Ma i suoi pensieri si bloccano, vengono fermati dal cigolio della porta del bagno: lei è uscita, i capelli sciolti che cadono sul petto, il pigiama indossato, una corsetta veloce fino a raggiungerlo, accoccolandosi al suo petto, coprendo i loro corpi.
«Sono qua!» esclama lei, allungando quella "a", facendolo sorridere, mentre con la mano le accarezza i capelli, lasciando il cellulare sul comodino, dedicandosi completamente a lei.
«Pensavo fossi annegata» la prende in giro.
«Sciocchezze, lo sai che ho fatto nuoto per nove anni»
«Sì, lo so, pesciolina. Me l'hai detto trecento volte» e lei risponde mordendogli piano la guancia, gesto che lo coglie di sorpresa, tanto che la guarda con occhi confusi.
«Non sapevo fossi una vampira» le dice, trascinandola e facendola distendere sul materasso, sotto di lui.
«Se lo fossi non ti morderei la guancia...» sussurra lei, avvicinandosi al suo collo, mordicchiando piano e procurandogli brividi sulla schiena.
Si guardano con intensità per interminabili minuti, si guardano e lui sorride, sfiorandole la guancia con le dita, prima di avvicinarsi e baciarla.
Ma questo bacio non è come i soliti.
Questo bacio brucia, è passionale, è profondo.
Le loro labbra si cercano quasi impazientemente, i loro respiri sono corti, spezzati.
Le mani di Vanessa tra i capelli di Luke.
La mano di Luke che le accarezza il fianco da sotto il pigiama, facendola sussultare.
Riprendono fiato ed entrambi capiscono che non è quello il momento.
«Scusa» dice lui velocemente, abbassando lo sguardo, sentendo le mani di lei sulle guance.
«Luke... Non ti devi scusare... Sono cose... Che... Beh, insomma, gli umani fanno... Se si vogliono bene» deglutisce, quasi insicura di quelle parole, mentre lui si mette al suo fianco, prendendola tra le sue braccia, baciandole ancora una volta le guance, il naso e poi le labbra.
Le accarezza le guance, le sorride tenero, la guarda come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
«Quando sarà il momento lo capiremo» continua lei, appoggiando il viso al suo petto, sentendo il suo cuore battere quasi più forte.
«Non ti forzerò se non lo vuoi, ci tengo troppo a te» la rassicura, mentre lei gli lascia un bacio sul mento.
«Ti voglio bene, Luke, ci tengo a te, tanto» lui sorride, stringendola al suo petto.
«Anche io, Vane... Sei importante».
*
Da quella confessione sono passati pochi giorni, Luke e Vanessa sono rientrati a Sydney giusto in tempo per Capodanno.
Sospira Luke, ora seduto sul divano di casa di Clary, amica di Vanessa: sono andati lì per festeggiare l'ultimo dell'anno in compagnia, la sua presenza ha suscitato molti dubbi e sguardi curiosi tra i presenti, non se l'aspettavano proprio che Vanessa avesse un ragazzo, non si aspettavano che fosse così assurdamente bello.
Solo Clary, Anastasia e Hilary ne sapevano qualcosa ma, non avendolo mai visto prima, avevano pure pensato che Vanessa avesse mentito sul presunto Luke Hemmings, dato che non lo aveva ancora presentato.
E quale occasione migliore se non questa?
Una serata tra amici, alcool, botti a mezza notte e cibo in quantità... e ovviamente la presenza di Calum Hood che, sinceramente, a Luke sta sempre più antipatico –sto stronzo.
Lo ha visto subito, appena messo piede lì dentro, i suoi occhi marroni lo hanno fulminato all'istante, incenerito sul posto, mentre con un sorriso tirato si è avvicinato a loro, scoccando due baci rumorosi sulle guance di Vanessa, quasi di proposito –senza quasi.
E, per tutta la serata, Luke non si è mai sentito così isolato dal mondo.
Vanessa parla un po' con tutti, beve –forse troppo, come sempre- ride, fa la pagliaccia, racconta della sua piccola vacanza in Italia, nomina Luke qualche volta ma non sembra un argomento che interessa, poi passa vicino a lui, gli chiede sempre «Tutto okay?» lui annuisce falsamente e lei riprende il suo giro, senza curarsi nemmeno del suo vero stato d'animo.
Adesso Luke la sta fissando con più attenzione, dato che sta parlando proprio con colui che gli sta troppo simpatico: il vestito di Vanessa è blu con dei fiori non troppo appariscenti, senza spalline, busto stretto e si apre un po' a palloncino, le arriva a un palmo dal ginocchio, abbinato a degli stivaletti beige, l'unica ragazza senza tacco ma che resta comunque la più alta tra le sue amiche.
I capelli sciolti, biondi, il trucco leggero, i soliti occhiali neri indossati –perché le lenti a contatto le ha nuovamente rotte- e quel rossetto troppo acceso che cattura l'attenzione di tutti.
Tiene in mano un bicchiere pieno di ghiaccio, mezzo pieno di un superalcolico che, a suo parere, è buonissimo: Pesca Lemon come sempre, quel che basta a farle diventare la testa più calda e la risata più facile.
Parla con Calum, ma non lo sfiora neanche per sbaglio, tiene una certa distanza, non lo guarda neanche negli occhi mentre gli rivolge la parola, sembra disinteressata dalle sue stesse parole, come se fosse una macchinetta programmata a intrattenere gli ospiti.
Mentre Calum se la mangia con gli occhi, Luke lo nota.
Ma non riesce neanche ad infastidirlo troppo –quello stronzo- nonostante Calum indossi una camicia a quadri, senza maniche, aperta per bene fino al punto giusto, i pantaloni stretti, neri, la bottiglia di birra che penzola dalle sue dita, i capelli castani più mossi del solito, gli stessi occhi da pervertito che non cambieranno mai –o almeno così vede Luke.
Ma la cosa non lo turba.
Non sente quella gelosia necessaria a fare una scenata, non sente il bisogno di aggravare ancora di più la situazione, Luke è... decisamente in un altro mondo.
Abbassa lo sguardo, passa la punta del pollice sul bordo del suo bicchiere di plastica ancora pieno di Piña Colada, sospira mentre quel ricordo si fa ancora una volta vivo.
Lui e lei nel terrazzo di casa sua, in Italia.
Lei che gli chiede cosa c'è che non va, come mai è sveglio in piena notte, come mai non si apre con lei.
Lui che nomina i suoi genitori.
Lui che dice di non ricordare i loro nomi, i loro volti, come se fossero un ricordo troppo lontano, come se più si sforzasse di ricordare, più quel pensiero andasse lontano, fino a perdersi nel buio.
Sospira ancora Luke prima di alzarsi, appoggia la bibita sul tavolino e si sposta da quel divano, senza essere notato da troppe persone: si rende invisibile, fa in modo che nessuno possa vederlo scappare verso il piano superiore di quella casa, senza che neanche l'unica persona in grado di vederlo se ne accorga.
Sale sul tetto, perché le camere sono tutte diventate un centro di ritrovo per una botta e via, sale sul tetto e porta le gambe al petto.
«Perché non riesco a ricordare?» dice parlando a se stesso.
«Sempre a farti duemila filmini mentali, Hemmings» risponde una voce, proveniente dal terrazzo sotto di lui, una voce a lui familiare, la voce di un ragazzo che, con un salto, lo raggiunge con facilità.
«Ashton?» chiede incredulo di vederlo «Cosa diamine ci fai tu, qui? Ancora a Sydney? Ma...»
«Sei diventato un poliziotto? L'interrogatorio risparmiamelo l'ultimo dell'anno» lo zittisce, ridendo allegro, sedendosi vicino a lui.
«Ma... non ti ho mica visto, prima» dice Luke, dandogli un colpetto sulla spalla.
«Lo so, eri troppo preso a spogliare la tua umana con lo sguardo. A proposito, attento al moretto, lo fa anche lui» e Luke alza gli occhi al cielo: come se non lo sapesse.
«Purtroppo va così» conclude il biondo, tornando a parlare di Ashton, come se fosse stufo di parlare solo di lui e Vanessa «Che ci fai qui? Io... credevo fossi andato via» e il ricciolino fa spallucce.
Si sistema meglio la bandana che ha tra i capelli, la canottiera nera con i buchi fatti da lui, i pantaloni attillati, il solito Ashton.
«Conosco Anastasia, è la mia nuova preda» dice soddisfatto, mentre Luke sorride appena: sempre il solito che non prova sentimenti per nessuno.
«Sei ancora un angelo puro?» Ashton ride.
«Dipende cosa intendi per puro, perché tra me e te... Credo sia tu quello "puro", anche se sei mezzo umano» lo deride e Luke arrossisce.
«Rigiro la frase: sei ancora un angelo al cento per cento?»
«Sì, io non sono come te e Michael, preferisco non cadere in curiosità» e si fa serio, come se Luke avesse toccato un punto dolente.
«Ti va di parlarne? Magari ti fa bene sfogarti» dice cauto.
«Non c'è molto da dire, Luke: la amavo, lei amava me, ma... mi ha lasciato. Sai come sono le donne, no? Pretendono troppo e lei... beh, voleva che diventassi umano e io... beh, le ho detto che non era possibile e... lei mi ha lasciato, è andata con un altro, un umano puro» alza gli occhi al cielo, usando un tono strano, nel tentativo di far ridere Luke, ma il biondo coglie la sua tristezza.
«Mi dispiace, Ashton» sussurra, ma l'altro gli dà pacche sulla spalla.
«Ma meglio così, invece! Pensa se facevo come te e Michael, mi ritrovavo ad avere solo un misero anno a disposizione per poi non sapere a cosa vado incontro!» e quelle parole, però, suonano male dette ad alta voce, tanto che Ashton si morde il labbro e «Scusa» dice, mentre Luke scrolla le spalle.
«Non ti devi scusare, è la verità. Piuttosto, sai se Michael è ancora... qui?»
«Sì. Ma non so quanto tempo gli resta...» e Luke annuisce appena, facendo sospirare l'altro «Dai, Luke, non pensiamoci, hai ancora così tanto da fare. Tipo: scoprire il sesso!» e lo dice con una voce talmente perversa che Luke si sente una morsa allo stomaco.
«Dai, Lukey, spiegami cosa ti turba...»
«Io... è troppo presto. E, comunque, ora sono preso da altri pensieri, tipo il perché non riesco a ricordare i miei genitori»
«Che palloso che sei» commenta con gli occhi al cielo e, proprio in quell'istante, un'altra voce si fa sentire, attirando l'attenzione di entrambi: Vanessa, che si è appena sporta in avanti dal terrazzo, il collo piegato il più possibile per vederli.
«Luke! Ti stavo cercando... è quasi mezza notte! Ma...» nota qualcun altro vicino a lui.
I due ragazzi si muovono all'unisono, un salto che li porta entrambi su quel terrazzo, più vicini a Vanessa, confusa e pure un po' brilla.
«Lui è Ashton, Vane, lui è un angelo, come me» glielo presenta, mentre Ashton le porge la mano, sorridendole e facendo in seguito l'occhiolino a Luke.
«Finalmente ti conosco, Vanessa» dice infatti ma si affretta a lasciarli soli «A mezza notte devo anche io baciare qualcuno» lancia quell'ultima frecciatina, prima di incamminarsi al piano di sotto.
Luke sorride, si avvicina a lei, le porta le mani in vita mentre lei continua a non saper che cosa dire.
«Ti... beh, non ti vedevo, mi sono preoccupata... sai... mezza notte è tra neanche cinque minuti e... beh...» balbetta infatti, mentre Luke conclude per lei quella frase.
«Quello che fai a Capodanno, lo fai tutto l'anno, lo so» dice in un sorriso, facendole abbassare gli occhi.
«Io... beh, di che parlavate te e Ashton? Vi sentivo discutere» e Luke arrossisce: davvero ha sentito ogni cosa? Spera davvero di no.
«Cioè... ho sentito che hai detto che... pensi ai tuoi genitori» riprende lei, facendolo rilassare leggermente «Ti mancano?»
«Non può mancarmi ciò che non conosco» le bacia la fronte.
«Ma... io... Luke, se tu vuoi, possiamo cercarli, lo sai?» alza lo sguardo verso i suoi occhi azzurri.
«Non abbiamo informazioni a sufficienza... e, poi, non voglio perdere tempo, voglio stare con te»
«Non è una perdita di tempo se ti rende felice» lo corregge lei, portando le braccia attorno al suo collo, mentre dal piano di sotto comincia il conto alla rovescia per gli ultimi trenta secondi.
«Lo faresti davvero?» e il suo viso si avvicina al suo.
«Farei di tutto pur di renderti felice. Tu sei diventato umano per me, io voglio farti ritrovare i tuoi genitori, la tua famiglia, costi quel che costi» afferma decisa.
Venti secondi.
Luke sorride.
«Sono convinto di essere innamorato di te»
Vanessa sorride.
Quindici secondi.
«Mi sa che sono innamorata anche io di te, di un angelo, che amore assurdo»
Una risatina silenziosa.
«E io di un'umana, siamo una coppia strana»
Le mani di lei accarezzano i capelli biondi.
Le mani di lui la stringono più a sé.
«Già. Ma... è bello così, no? Se no... sai che monotonia»
Dieci secondi.
Nasi che si sfiorano.
«Sì, Vane»
«Farei qualsiasi cosa per te, Luke»
Cinque secondi.
«Idem.»
Labbra che si sfiorano.
Respiri che si mescolano.
Botti da fuori che arrivano alle loro orecchie.
Colori che sporcano quel cielo buio, privando alle stelle di splendere.
Sorrisi in quei baci.
Mani che passano leggere.
Che questo nuovo anno abbia inizio.
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An Angel In Disguise
FanfictionSi dice che "gli opposti si attraggono", in amore. Si dice che "l'amore è cieco". Si dice che "in amore non ci sono regole". L'amore sembra un gioco dove tutto è possibile, dove non ci sono regole da seguire per saperlo giocare bene, in amore non ci...