Soluzioni.

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Capitolo 7

Soluzioni.

If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time, you know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today

 

«Non osare avvicinarti!» urla non appena si rende conto di aver dimenticato la finestra aperta, dimenticandosi che quella è l’unica porta che gli dà accesso, infuriandosi con se stessa per essere sempre così sbadata.

«Vane, ti prego…» dice lui con fare nervoso: è in difficoltà, ha paura, le ali bianche spariscono dalla sua schiena velocemente, non ha neanche rotto la maglia, si sorprende sempre di più di quanto la paura e l’agitazione che lei prova lo aiutino a migliorare con i suoi poteri.

«Ti prego un cazzo! Sparisci, Luke! Non ti voglio più vedere!» e la voce di lei è spezzata da un singhiozzo: si sente già le lacrime agli occhi, si sente quel bruciore, quel battito del cuore accelerato, il petto che esplode, le guance rosse e le labbra rivolte verso il basso.

«Lasciami almeno spiegare, cazzo!» si irrita lui, colpendo con prepotenza il tavolo della cucina con un pugno, un pugno che fa rumore, che attira l’attenzione di lei, ma che sulla pelle di lui non lascia neanche un segno.

«Cosa c’è da spiegare?! Che sei un fottuto bugiardo? Che ti lasci toccare dalla prima troia che vedi e ti diverti a tenere me sulle spine? Che magicamente ora ti possono vedere tutti e io sono la cogliona che non lo deve sapere? Vaffanculo, Luke.» parole dette di getto, parole che scivolano con prepotenza, parole che Luke prende e cerca di non lasciarsi abbattere perché questo è solo un grandissimo casino.

Lui e lei hanno solo il tavolo a dividerli, gli occhi blu di lei sono fissi su quelli azzurri di lui, occhi blu pieni di lacrime pronte a scendere, occhi azzurri carichi di paura pronta a renderlo debole; le mani di Luke sono chiuse a pugno, le nocche sono bianche e incutono timore, perché mai è stato così in difficoltà, mai si è trovato in una situazione del genere; le mani di lei, invece, tentano in tutti i modi di asciugare le prime goccioline che rigano le guance, quanto odia piangere, quanto odia essere così legata a uno come lui, quanto odia non avere il controllo delle sue emozioni in questi casi.

E lui si sente morire.

Si sente morire nel vederla così: gli occhi rossi e già un po’ gonfi, le labbra che non si aprono in un sorriso, le guance rosse e il respiro corto, spezzato, quelle dita lunghe che si bagnano di lacrime amare, lacrime che lui le sta provocando, perché colpa sua e lo sa bene, ma se solo potesse spiegare.

Si sente morire e si sposta nella sua direzione, vuole abbracciarla, vuole toccarla, poco gli importa se riuscirà a sentirla o meno, ma se quella ragazza del bar è riuscita a toccarlo senza trapassare la sua immagine, se quel tavolo lui l’ha colpito e non attraversato, allora lui può abbracciarla, può tenerla tra le sue braccia, può farle appoggiare il viso sul suo petto, pur di riuscire a consolarla.

Ma non appena lui si sposta lei, automaticamente, fa lo stesso: non vuole neanche essere sfiorata.

«Non osare avvicinarti.» cerca di far uscire quel poco di voce che ha.

«Voglio toccarti, voglio abbracciarti, perché ti rifiuti di darmi ascolto? Lasciami spiegare!» e lui è quasi esasperato, questi umani non li capirà mai davvero.

«E io non voglio essere sfiorata da un bugiardo. Devi andartene via, Luke! Non ti voglio più vedere, non ti voglio più in casa mia. Sei un… sei un fottuto bugiardo, mi hai mentito, mi hai presa in giro e hai ancora il coraggio di presentarti qui!» le mani di lei non riescono più ad asciugare quelle guance rigate da troppe lacrime.

An Angel In DisguiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora