Pioggia.

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Capitolo 8

Pioggia.

Your hand fits in mine

like it's made just for me.



Dire che la giornata non poteva essere più triste di così, è usare un eufemismo.Inutile dire che, Vanessa, ha provato a scorgere la sua testa bionda tra gli scaffali quella mattina, in biblioteca, inutile dire che il suo nome l'ha sussurrato qualche volta, nella possibilità di vederlo apparire al suo fianco, inutile dire che la nostalgia la sta già logorando, nonostante siano passate neanche dodici ore da quel litigio che mai avrebbe voluto davvero.Si sente in colpa, è naturale.Gli ha chiesto di sparire dalla sua vita e lui l'ha fatto: lui è un angelo, non un umano, lui farebbe qualsiasi cosa che la porti ad essere felice, per quanto possa ferirlo.Che poi lei non è nemmeno felice di quelle parole.Era piena di rabbia e frustrazione: vederlo con quella moretta, che era in grado di vederlo e toccarlo, l'ha solo buttata in un buco nero pieno di ira e gelosia, sentimenti così forti che l'hanno portata ad allontanarlo, forse per sempre.E il solo pensiero le fa male all'altezza del petto.Come ha potuto dirgli quelle cose? Come ha potuto davvero rinunciare in quel modo a lui?Stupida, imbecille, sciocca, cretina.
Ecco cos'è, ecco quali aggettivi rivolti a se stessa rimbombano in quella mente fragile.
Non lo voleva davvero, lo giura, non lo voleva, e si sente una merda.
Finito di lavorare è corsa a casa per una doccia, si è vestita lentamente, nonostante avesse una cena con le sue amiche, sempre nella speranza di scorgerlo da qualche parte, lasciando quella portafinestra sempre aperta, sempre nella speranza di vederlo comparire.
Ma Luke non si è presentato.
Nessuna traccia di lui, nessun segno da parte sua e Vanessa si è trattenuta dallo scoppiare a piangere al pensiero che non tornerà mai più.
Si è trattenuta perché le sue amiche avrebbero subito notato la sua angoscia, avrebbero notato subito gli occhi rossi e gonfi, l'avrebbero riempita di domande di mille tipi alle quali lei non può davvero rispondere.
Ha fatto indietreggiare le lacrime, ha chiuso tutto, pure quella portafinestra ed è uscita, senza guardarsi le spalle.
Ed ora è lì, seduta sul divano di casa York, accanto a lei c'è Clary, intenta a parlare del suo ultimo incontro con Brad, un tipo che gioca sempre in squadra con suo fratello, il quale, sembra aver puntato gli occhi su di lei, riempiendola di attenzioni che non sono sfuggite nemmeno al fratello, geloso da morire al pensiero che la sua sorellina possa uscire con un suo compagno di squadra.
«È davvero un rompi coglioni, mio fratello, quando si impunta su qualcosa.» dice esasperata, senza preoccuparsi del fatto che suo fratello Mark possa rincasare da un momento all'altro.
«Ma... quindi vi vedete lo stesso?» le chiede Anastasia, negli occhi un luccichio pieno di curiosità.
«Ci tocca. Ma la cosa non mi dispiace per niente» fa l'occhiolino, facendo scoppiare in risatine d'intesa sia Anastasia che Hilary, le quali la guardano maliziosa e le lanciano i cuscini addosso.
«Pervertita che sei diventata!» la ammonisce Hilary, la rossa.
«Da quando sei così sfacciata?» interviene la mora al suo fianco, facendo sorridere Clary che, abbassando il tono di voce, lascia quella frase sfuggirle dalle labbra «Voi non potete neanche immaginare le scintille» e ripartono tutte a ridere mentre Vanessa sembra imbambolata in un punto fisso.
Anastasia se ne rende conto, in particolar modo quando il cuscino arriva giusto in faccia a lei, spaventandola e facendole un po' male, dato che ha gli occhiali da vista indossati.
«Cazzo, Anastasia! Peggio delle poppanti» impreca la bionda, catturando l'attenzione di tutte le presenti che la guardano confuse.
«Qualcuna di noi è mestruata, per caso?» ridacchia Hilary.
«Accidenti, ciclo significa niente sesso con un certo Calum Hood che continua a chiedere di te!» ammicca Clary, facendo diventare Vanessa del color dei capelli di Hilary, forse ancora più rossa.
«Ma che cazzo...» cerca di replicare, ma le sua amiche cominciano con le frecciatine.
«Ieri, al bar, con le mani intrecciate tra loro...» fa l'occhiolino una.
«Lui così dipendente da quello che gli dicevi...» occhi sognanti da parte dell'altra.
«La nuova coppia dell'anno!» conclude l'ultima, facendo alzare gli occhi al cielo a Vanessa.
«Spiacente per voi, signorine, ma tra me e Calum non c'è nulla.» dice decisa.
«Non ancora» risatina generale.
«Brad mi ha detto che ci sa fare sotto le coperte, sai? Un po' di movimento non ti farà male, Vane» dice Clary, suscitando lo stupore generale, mentre Vanessa si alza in piedi e si affretta a prendere il giubbotto.
«Voi siete ubriache, di ossigeno» le ammonisce.
«Dai, permalosa, stavamo scherzando! Non andare via! Sono appena le dieci e mezza» la richiamano in coro, ma Vanessa è già alla porta, le chiavi della macchina in mano e la mano sinistra che sventola appena un saluto infastidito da quelle conversazioni.

*

Vanessa, però, non guida verso casa.
Se deve essere sincera non sa neanche lei dove stia andando, ma va, finché c'è benzina a sua disposizione, finché la radio continua a trasmettere belle canzoni, degne di essere ascoltate, mentre lei guida per la città, guida in quelle strade di Sydney abbastanza distanti da casa sua.
Luci, semafori, fari, tutto si specchia nelle sue iridi blu, il caos della città la prende d'impatto e lei si lascia travolgere, nella speranza di non cadere in pensieri troppo tristi.
Ma Luke appare come un razzo nella sua mente, appare in ogni incrocio che attraversa: lo vede nei pedoni dai capelli biondi, lo vede nelle macchine che sfrecciano più veloci di lei, lo vede ovunque come se fosse un'ossessione e gli occhi sono annebbiati, le orecchie non sentono più quelle note musicali, è tutto un andare avanti per inerzia, è tutto un percorso fatto senza rendersene minimamente conto, non sente che le macchine dietro suonano il clacson perché lei corre troppo piano, non sente i rumori provenienti da fuori, i rumori di discoteche o di altre vite che vanno avanti come se lei non esistesse per loro, è sotto ipnosi, davanti a lei, solo l'immagine che non vede da ventiquattro ore, l'immagine di Luke.
«Ti prego, non imbambolarti così. Non mentre guidi.» e quella voce la fa sobbalzare, tanto che frena bruscamente, quel semaforo rosso non l'aveva quasi visto.
Si gira di scatto, il cuore che pulsa in gola, quella figura al suo fianco: i capelli biondi sollevati come sempre, il viso del suo angelo che guarda in avanti, quelle iridi azzurre che non riesce a vedere chiaramente a causa del buio della notte, i soliti jeans strappati, il giubbotto in pelle scuro, Luke è lì.
Eppure, le sembra che ci sia qualcosa di diverso in lui.
«Vane, è verde, guida!» la ammonisce, facendola spaventare di nuovo.
«Andiamo a casa.» le dice ancora, mentre lei si limita ad annuire un po'.
E guidare con lui accanto non è mai stato così difficile, in più ci si mette pure la pioggia a peggiorare la situazione: gocce d'acqua che scendono così velocemente, le fanno paura, la fanno rallentare, è buio, non si vede nulla, la pioggia la mette in difficoltà, ha paura.
«Se giri qui, a destra, ti puoi accostare, aspetteremo che smetta.» interviene lui ancora una volta, e lei fa quello che gli dice.
Siedono l'uno accanto all'altra, la macchina spenta, la pioggia che batte sopra le loro teste, ma c'è silenzio tra di loro, nessuno dei due sa cosa dire, fino a quando lei non prende coraggio e «Mi dispiace» dice di getto, non trovando, però, il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Com'è accarezzare la tua mano?» risponde lui, facendole inarcare il sopracciglio: perché queste domande così complicate? Perché non possono semplicemente parlare di quello che è successo?
«Luke...»
«Sto aspettando, Vane. Voglio sapere cosa si prova.» insiste, lei sospira a fondo, cominciando a pensare a come spiegare una semplice carezza.
«Io...» balbetta un po' «Se tu mi accarezzassi la mano sentiresti freddo, perché io ho sempre le mani fredde, anche se fuori ci sono quaranta gradi. Sentiresti freddo, ti verrebbe voglia di avvolgere le mie dita. Ho le dita magre, lunghe, ma non come le tue: le sentiresti piccine, le faresti stare in una mano, come se tu potessi proteggerle; sentiresti la mia pelle, ma non aspettarti la pelle morbidissima, io non uso creme per le mani, lo sai bene che odio quelle cose. Io proverei brividi se tu mi tenessi la mano, ma non posso dire quello che proveresti tu.» e Vanessa si ritrova a deglutire a vuoto.
La mano di lei è sulla gamba, l'ha appena chiusa a pugno a quelle parole, la fissa e vede un'altra mano che la sta per raggiungere.
La mano di Luke è vicina alla sua: è esitante, quasi trema, quella mano così grande teme a toccarla, tanto che Vanessa ha paura di quello che potrà succedere.
«Luke... non...» e gli direbbe di non farlo, ma quella mano così grande si è appena appoggiata a quella di lei.
E Vanessa sente il contrasto delle loro pelli.
Sente la mano di Luke così calda, sente le sue dita scivolare tra le sue, sente come si intrecciano le loro mani, sente come quella mano così grande avvolge la sua e resta senza parole, tanto che guarda Luke con gli occhi spalancati, lo stupore nel riuscire a sentirlo che batte in testa e pulsa come non mai.
«Quindi questa sensazione che sento diversa dalla mia pelle è il freddo? Le tue mani sono fredde?» e Vanessa annuisce, incredula.
«Sono fredde. Le tue dita sono magre, la tua pelle... è la cosa più bella che io abbia mai sentito in vita mia. Credo che la tua mano sia stata fatta per stare intrecciata alla mia.» e quella mano stringe quella di lei come a non volerla lasciar andare.
«Tu... tu mi... tu mi senti? Come ti sento io?» la voce di lei viene spezzata da un singhiozzo, una lacrima va a solcarle la guancia, lacrima che cade sulla mano di Luke, il quale, alza lo sguardo verso di lei, allontana quella mano grande dalla sua e la porta all'altezza del suo viso.
L'accarezza piano, le dita sul collo di lei, il pollice a cancellare quelle gocce bagnate sul viso: lui sente tutto ciò che tocca, sente la sua pelle bagnata, sente il viso freddo di Vanessa, sente il cuore che pulsa sul collo fin troppo velocemente, sente che quasi trema e lui potrebbe esplodere dalla troppa felicità che ha in corpo.
Vanessa continua a lasciar scorrere quelle lacrime, lasciando che Luke le prenda una ad una con le sue dita, lui resta serio, lei non capisce cosa deve fare, non capisce perché ora tutto è possibile, non capisce perché proprio ora.
«Io...» balbetta Luke «Sì, Vane, ti sento sotto la mia pelle» ammette lui, sorridendo come non ha mai sorriso prima.
«E cosa senti, Luke? Dimmi quello che provi» lo mette alla prova, vuole vedere di cosa è capace, dato che in questi anni è sempre stata lei quella che doveva descrivere ogni tipo di sensazione.
Lui sorride, capisce di essere sotto esame, ma nel petto, ora, ha anche lui un cuore che batte forte come il suo, anche lui, adesso, è in grado di descrivere quello che sente.
«Sento di non essere mai stato più felice in vita mia. Sento la tua pelle bagnata da lacrime di gioia, o almeno lo spero, sento le tue guance così fredde rispetto alle mie mani, sento che tremi e non capisco il perché» le sorride ancora, prima di porgerle quella domanda «Puoi avvicinarti?» domanda che la coglie di sorpresa, mentre le braccia di Luke le toccano il corpo e la incitano ad andare a sedersi sulle sue gambe.
La sente esitante, Luke, la sente che quasi vorrebbe dire di no, ma quell'attesa li ha resi entrambi così impazienti che lei non osa opporre resistenza, anzi, si affretta ad andargli sempre più vicino, ritrovandosi così, seduta in braccio a lui, le mani di Luke dietro la schiena, la mani di lei non possono più aspettare, tanto che si posizionano sul viso di Luke.
Quelle guance, da quanto tempo desiderava toccarle, così morbide, così sue, quella fossetta che non si fa attendere quando lui sorride, quelle labbra carnose che può sentire sotto il polpastrello, quel nasino all'insù che tanto gli invidia lo potrebbe sfiorare con il suo, ma si limita ad ammirarlo così vicino, quei capelli biondi che al suo tocco sono morbidi ed emanano un profumo buono che si adatta alla sua persona.
«Sono io, Vane, sono come te, o meglio, sono metà angelo e metà umano» la sua voce così vicina.
«Com'è possibile tutto questo?» ma lui non è pronto a svelarle tutta la verità.
«Dimmi che non mi odi, ti prego. Ho fatto tutto questo per te, solo per te. Lo giuro. Sei l'unica persona in questo pianeta che sarà in grado di toccarmi, di abbracciarmi, di sfiorarmi i capelli. Il resto del mondo potrà solo vedermi, nulla in più» e lei si sente il cuore in gola.
«Non ti odio, Luke. Non ti ho mai odiato, perdonami per quello che ti ho detto. Sono solo una sciocca, non merito tutto questo.» e lui porta un indice sulle sue labbra, quel semplice gesto li fa arrossire entrambi.
«Sono qui, adesso. E possiamo vivere insieme tutto quello non abbiamo mai vissuto sin d'ora.»
E Vanessa non sa davvero cosa dire, tanto che si getta su quel petto caldo, avvolge, con tutto l'amore che ha, quell'angelo che ha voluto renderla felice per davvero, trasformandosi per metà in un essere umano, dando una possibilità a loro due insieme.
Ti amo, Luke.
Si lascia scappare nei suoi pensieri, dimenticandosi dei suoi poteri, sentendo solo come risposta le braccia di Luke più strette al suo corpo.

An Angel In DisguiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora