Capitolo 4
Errori.
I thought I had you in the palm of my hand that night
Screaming at the top of my lungs til my chest felt tight
I told myself that I'm never gonna be alright.
A Luke la vita umana piace davvero tanto: non la cambierebbe per nessuna ragione al mondo, è un bel mondo quello degli umani, composto di tante piccole e interessanti cose che lui può solo vedere, ma che apprezza.
Ama le città, lui non ne ha viste troppe ma, grazie alle sue ali, può volare da Sydney a Melbourne in meno di un quarto d’ora, può volare anche fino a Perth e ci impiega meno persino dell’aereo, ha girato l’Australia, nonostante fosse da solo, ma quello che ha visto è sempre stato spettacolare, in ogni singolo dettaglio.
Chiaramente ha delle preferenze, a lui piacciono di più le città piccole, quei quartieri in periferia fatti di quel poco che serve: una farmacia, una scuola, un supermercato, una biblioteca… ama la pace di questi posti, nonostante non possano offrire le attrazioni delle grandi città come la metropolitana, milioni di negozi di prestigio e la vita affollata del centro.
Lui, come Vanessa, è un tipo abitudinario, forse è stato influenzato da lei su questo, ma entrambi non rinuncerebbero mai a quel piccolo angolo di paradiso un po’ distante dalla caotica città di Sydney, un angolo di paradiso fatto per loro due: non eccessivamente minuscolo, dato che il traffico non è risparmiato nemmeno qui, ma nemmeno troppo grande e dispersivo, semplicemente perfetto, per loro.
Tuttavia, Luke, se deve essere sincero, ha trovato una pecca nella vita, un qualcosa che lui odia, senza neanche sapere che vuol dire questo sentimento, e che gli dà fastidio: la discoteca.
Vanessa ci va molto spesso, in discoteca, accompagnata dalle sue solite amiche che frequenta solo durante il week end, lasciandolo solo in quell’appartamento; lei lo invita spesso ad andare, che male c’è? Nessuno può vederlo, lui potrebbe ballarle accanto e nessuno ne se renderebbe conto che sta ballando da sola, perché c’è sempre davvero una calca di gente, si divertirebbero insieme e lui non si sentirebbe così escluso dal suo mondo.
Ma Luke, dopo solo una volta in quel posto, ha deciso di chiudere il capitolo “discoteca” per sempre.
Non che l’atmosfera non gli piacesse, luci colorate ovunque, quel semi buio che rende il tutto più eclatante, la musica che la sente –per modo di dire- rimbombare dentro la propria testa, persone di tutti i tipi che sorridono, ballano, si scatenano e lasciano lontani i problemi del giorno che verrà ed, infine, cosa c’è di più bello di vedere Vanessa in un vestito corto, il trucco più marcato ma mai troppo volgare, i fianchi di lei che si muovono lentamente e sensualmente solo per essere visti dagli occhi azzurri di lui e un sorriso beffardo che l’alcool le fa assumere?
Vanessa in discoteca è una specie di bomba per il suo autocontrollo, sprizza energia in ogni suo gesto, in ogni suo sorriso, in ogni sua occhiata, lui si chiede davvero perché non ha mai provato a toccarla, non si può davvero resistere a tale immagine, ha una forza di volontà degna di nota, lo deve ammettere.
Ma… se Vanessa è un buon motivo per andare in discoteca, è diventato anche il motivo per non andarci.
Il perché è stato dato sempre l’unica volta che lui ha deciso di provare questa nuova avventura: lui che guarda Vanessa ballare, i loro occhi che sembrano stabilire un contatto intenso e speciale, lui che sorride e le si avvicina e due mani –non sue- che vede comparire sul bacino della bionda, un ragazzo che si è messo a ballarle da dietro, strusciandosi con fare fin troppo indecente sulla sua schiena, impossessandosi di lei e facendo salire a Luke un qualcosa che non sa spiegare.
Naturalmente, Vanessa non ha dato troppo peso alla cosa: si è voltata, ha fulminato appena il ragazzo –fin troppo alticcio- e con passo veloce si è riavvicinata alle sue amiche, lasciando che quell’episodio non intralciasse lo scorrere della serata, sono cose che capitano, la discoteca è ambiente di flirt e avances, non è mica la fine del mondo –per come la vede lei.
Diversamente, Luke non l’ha presa così bene.
Se avesse potuto, quello lì, lo avrebbe allontanato con forza, gli avrebbe fatto capire chiaro e tondo che quelle luride mani se le doveva mettere in testa e ballare la Macarena, lo avrebbe incenerito con lo sguardo e, giusto per fare come nei film, gli avrebbe fatto capire che lei è sua, che non deve più permettersi, sentendosi così un vero cavaliere che salva la sua dama.
Di conseguenza, se avesse potuto toccare lui… avrebbe potuto toccare anche lei, esattamente come aveva fatto quell’idiota, magari usando atteggiamenti più gentili, magari abbracciandola e stringendola sul suo petto, magari lasciandole qualche bacio sul collo scoperto…
Questi pensieri lo hanno portato alla conclusione che lui odia la discoteca, perché fonte di tristezza, di delusione e di qualcos’altro che non riesce ancora a definire.
Sbuffa, in questo preciso istante, mentre fissa la ragazza davanti a lui, intenta a truccarsi davanti allo specchio, i jeans stretti e un top nero indossati per la serata, i tacchi alti vicino alla porta, capelli sciolti e dritti: a volte si chiede se lo fa di proposito ad essere così bella, lo farà morire, ne è certo.
«Perché vai in discoteca? Non vuoi restare qui a… guardare un film?» cerca di lamentarsi, cerca di convincerla a restare «Le tue amiche puoi vederle un’altra volta» e lei sorride.
«Luke… sono due settimane che non le vedo, lo sai anche tu» lui alza gli occhi al cielo.
«Ma… io sono qui da solo.» la sua voce sembra quella di un bambino piccolo che teme la solitudine.
«Perché non vuoi venire con noi? Mi sembrava ti fossi divertito l’unica volta che ti sei degnato di aggregarti» e come glielo spiega che gli dà fastidio vedere che tutti possono ballarle contro tranne lui? Lui che è l’unico degno di tale gesto?
«Ti stanno tutti… incollati come le cozze, mentre io posso solo guardare» ammette, cercando di non essere esageratamente coinvolto nella situazione.
«Mi dispiace» confessa lei, appoggiando il rossetto sul lavandino «Okay, questo è un punto a tuo favore ma… io… cosa posso farci? Poi, alle mie amiche piace andare a ballare…» e Luke la ucciderebbe –metaforicamente parlando- perché ora lo fa sembrare il cattivo di turno.
«Non sono le tue amiche il problema ma… cazzo, perché tutti i maschi devono venire a strusciarsi come assatanati sul tuo didietro? Non hanno una ragazza?» sbotta e si morde il labbro, ormai l’ha detto.
Vanessa lo guarda con occhi sorpresi, per poi lasciarsi andare ad una risatina compiaciuta.
«Sei geloso?» chiede e lui non capisce.
«Non so neanche cosa significa.» ammette, mentre lei riprende a mettersi il mascara.
«Quando un ragazzo “si struscia come un assatanato” su di me, cosa provi?» lo interroga, intenta a sentirselo dire davvero.
«Mi dà fastidio.»
«In che senso ti dà fastidio?» insiste lei.
«Vorrei lanciarlo fuori dalla discoteca, in poche parole» ridono insieme ma Luke torna serio, si fissa i piedi «Ho paura che ti possa portare via da me» e Vanessa è sicura di avere il cuore in gola, batte fortissimo e ha un brivido che le percorre la schiena, arrossisce.
«S-sai come si chiama tutto questo?» Luke scuote la testa «Si chiama gelosia».
«Ed è un male? È una brutta cosa?» gli occhi azzurri di lui si scontrano, attraverso lo specchio, con quelli di lei.
«Ci sono umani che arrivano ad uccidere per gelosia» lo prende in giro, vedendolo spalancare la bocca dallo stupore.
«Io… io non voglio uccidere nessuno! Io… io…» e Vanessa si volta nella sua direzione, meglio calmarlo prima che impazzisca.
«Stavo scherzando, Luke, lo so che non vuoi uccidere qualcuno» e lui si sente un po’ sollevato «La gelosia è… positiva, se si sa mantenere un livello accettabile, se invece si diventa gelosi e soffocanti, allora non lo è più» Luke sembra pensarci un po’.
«Ma… e come fa ad essere positiva?»
«Se non c’è un pizzico di gelosia… vuol dire che non c’è interesse. Alle ragazze, ma deduco anche ai ragazzi, piace sentirsi desiderati cioè… tu, dicendomi che sei geloso di chi balla dietro di me, mi fai sentire… importante, vuol dire che ci tieni» e si sente le guance andare in fiamme: ha appena confessato di sentirsi bene grazie alla sua gelosia, ha appena confessato di sentirsi importante per lui.
«Quindi la mia gelosia non fa male, vero?» lei sorride.
«No, Luke, è la gelosia più innocua al mondo, la gelosia di un angelo» e lui abbassa lo sguardo, è in imbarazzo e neanche se ne rende conto; Vanessa si avvia verso la porta d’ingresso, si siede sul divano per indossare le scarpe.
«Non vieni, quindi?» chiede un’ultima volta, ma non riceve risposta: segno che lui non ha cambiato idea, segno che la gelosia è troppo forte da tenere lontana, segno che lo fa star male, nonostante lui non sappia cosa significhi la parola “dolore”.
«Sei importante per me, Luke, sarei gelosa anche io se ci fosse un altro angelo tra noi» confessa senza pensarci troppo, come se quello fosse un tentativo per rassicurarlo anche se in quelle parole c’è ben altro rispetto alla semplice preoccupazione per lui: il suo amore per quell’angelo sta diventando più profondo di quanto non lo sia già.
Il cappotto indossato, le chiavi di casa in mano, chiude la porta dietro di sé, non ricevendo nessuna risposta da parte di lui.
È sparito di nuovo, ne è certa, lo fa spesso quando lei esce di casa, neanche a lui piace restare chiuso dentro una gabbia, vola lontano, vola di città in città, ma non glielo dice mai, perché sa benissimo quanto lei vorrebbe seguirlo, se solo potesse.
*
Una cosa che Vanessa adora è la capacità dell’alcool di trasportarla in un mondo completamente diverso, in un mondo dove lei riesce, per poco, a isolarsi dalla sua vita di sempre, fatta di lavoro, di libri e di un angelo che l’aspetta a casa, un angelo che le occupa i pensieri da quando si sveglia a quando sogna, quell’angelo è una parte della sua vita che non si scollerà mai.
Ed è per questo che, non appena mette piede in quella discoteca, la prima cosa che fa è bere qualcosa di forte, qualcosa che le dà il coraggio necessario ad osare, a ballare sopra un cubo, senza pensieri rivolti alle altre persone, solo lei, il suo corpo che si muove a ritmo, il cuore che batte forte e la musica che rimbomba dentro la testa, non lasciando spazio ai rumori delle sue mille preoccupazioni.
Lei, poi, non ha bisogno di grandi quantità di alcool per essere più a suo agio, basta un bicchiere pieno, basta scegliere la bevanda giusta ed il gioco è fatto, quella sensazione di leggerezza la invade calda e piacevole, un sorriso ebete le marca il viso, le gambe che si lasciano andare a passi semplici ma efficaci che seguono il ritmo giusto, le mani che si alzano un poco e la festa ha inizio.
Le piace stare in mezzo a tanta gente, le piace sentire tutti quei corpi appiccicati tra di loro, le piace essere in un posto dove l’unica cosa di cui preoccuparsi è il divertimento, le piace saltare, le piace ridere e urlare per riuscire a farsi sentire da qualcuno ma, soprattutto, ama tutto quel contatto umano.
Se deve essere sincera, non ama il contatto umano con tutti quelli presenti –logicamente- ma deve ammettere che il contatto che ha con le sue amiche, l’essere in grado di abbracciarle, di prenderle e ballare con loro, la fa stare bene anche se tutto questo sembra una grande stronzata, ma è così.
Anche solo un abbraccio, da quando conosce Luke, è diventato importante per lei, perché con lui, un abbraccio, ma anche solo uno scontro di mani, se lo può solo sognare.
Non è mai stata così frustrata in vita sua, non è mai stata così desiderosa di una carezza da parte di lui, il suo livello di sopportazione ha raggiunto la linea massima, non ce la può fare e l’alcool che ha in circolo la fa correre anche troppo.
Se inizialmente i suoi pensieri erano sul canale “divertimento”, ora sono sintonizzati sulle sue voglie, una in particolare: la voglia di stringerlo, la voglia di sentirlo come tutti gli altri, quella voglia asfissiante che le toglie il fiato, quella voglia di gettarsi in quel petto, inspirare il suo profumo; la voglia di sentire le mani di lui che le toccano la schiena, mentre appoggia il mento sui suoi capelli, quella voglia insaziabile che non avrà mai fine, che la porterà solo alla distruzione del suo animo debole e desideroso, l’animo di un essere umano che respira e prova emozioni forti.
È talmente confusa e piena di pensieri che non si rende neanche conto di aver messo male il piede, perde l’equilibrio e sta per cadere ma, due braccia, dietro di lei, sembrano giocare d’anticipo e si ritrova addosso al petto di qualcuno.
«Luke…» bisbiglia speranzosa, ma davanti a lei non ci sono gli occhi azzurro cielo del suo angelo.
Un ragazzo moro, più alto di lei, gli occhi marroni, profondi, che sorridono insieme alle sue labbra carnose che mettono in risalto la bellezza del suo sorriso, non crede di averlo mai visto prima, si sente imbarazzata come non mai per essere appena caduta in braccio ad uno sconosciuto.
«S-scusami» si rimette in piedi frettolosamente, mentre il tipo si passa una mano tra i capelli.
La figura di una sua amica, Clary, si fa vedere accanto a lei, si avvicina al suo orecchio e urla quello che deve dirle, cercando di sovrastare la musica di quel posto.
«Lui è Calum! Gioca a calcio con mio fratello! Hanno voluto aggregarsi» spiega, mentre Vanessa si rende conto di non aver ancora lasciato lo sguardo del moro che ha davanti, il quale, dopo aver ricevuto informazioni dalla stessa Clary, tende la mano verso la bionda per presentarsi.
«Sono Calum» le si avvicina all’orecchio, mentre lei stringe appena la presa sulla sua mano grande.
«Vanessa» si limita a bisbigliare ed è certa che lui non l’abbia sentita, ma Clary deve aver già dato tutte le indicazioni possibili.
«N-non volevo venirti addosso, scusa» cerca di farsi sentire ancora, mentre lui scuote la testa.
«Tranquilla, non è nulla» la rassicura, avvicinandosi ancora una volta al suo orecchio, sta volta, sfiorandolo, facendola rabbrividire un po’: l’alcool raddoppia il peso delle sue emozioni.
«Balli con me?» chiede ancora e lei deglutisce a vuoto, annuendo appena: non c’è niente di sbagliato a ballare con un ragazzo, vero?
Ma se così fosse, perché se lo sta pure chiedendo?
Il corpo di Calum si muove bene, deve ammettere, davanti a lei, ha un modo tutto suo di ballare, accompagnato dal suo sorriso divertito che lo fa sembrare un mix tra un ballo da idiota e un ballo sensuale, l’ha notato pure lei che ci sa fare con quei fianchi e, giusto per dire, li ha notati anche lei quei bicipiti scolpiti, mica male il moretto.
Il colpo di grazia, poi, lo danno le sue mani che, da sventolate in aria a ritmo di musica, si abbassano di livello e, casualmente, vanno a posizionarsi sulla vita di Vanessa che, neanche farlo apposta, vola con la mente al discorso della gelosia di Luke e deve ammettere che ha ragione a non voler seguirla in discoteca: morirebbe di gelosia, ne è convinta.
Tuttavia il pensiero di Luke arriva un po’ troppo tardi, causa anche l’alcool che non la fa ragionare troppo velocemente, infatti, il viso di Calum è davvero troppo vicino a quello di lei, il suo sorriso è davvero troppo vicino alle sue labbra serrate, i suoi occhi marroni sono incastrati in quelli blu, le mani grandi di lui la stanno tenendo stretta e l’avvicinano sempre di più, tanto che può sentire benissimo i loro petti toccarsi, mentre il bacino di lui sfiora quello di lei così lentamente da farla rabbrividire, il moro sa bene dove andare a parare a quanto pare.
E Vanessa… Vanessa non oppone resistenza.
Vanessa è solo un’anima confusa e piena di perché, un’anima che non capisce il motivo per cui, l’unica persona che riesce a capirla, debba avere le ali e un viso troppo perfetto per essere umano. Non capisce perché il destino voglia punirla in questo modo, vietandole di poter toccare l’unica persona che ama davvero, l’unica persona che vorrebbe stringere quando il mondo le crolla addosso, l’unica persona che ne vale la pena e che è solo un desiderio impossibile.
Sarà per disperazione, sarà perché è brilla, sarà per necessità, ma non si tira indietro quando sente le labbra di Calum appoggiarsi alle sue.
Labbra che si sfiorano appena, ma che cominciano a cercarsi con esigenza e velocità; le loro lingue che sanno di Vodka e di qualche altro liquore, lui che, forse, agisce così per colpa dell’alcool o, forse, è solo uno che vuole divertirsi mentre, lei, è solo una preda debole e facile, una preda che non ha voglia di ribellarsi, una preda che ha bisogno di quel tipo di contatto che Luke le “nega”, una preda che… nonostante stia baciando Calum, nei suoi pensieri più vivi, sta pensando al suo angelo, gli occhi chiusi in modo da disegnare il suo viso, al posto di colui che c’è davvero, gli occhi chiusi e il cuore che batte forte, gli occhi chiusi e può giurare che una lacrima è pronta a scendere per tale bugia.
Ma non appena Calum si allontana, tutto svanisce e ritorna ad essere reale: davanti a lei non ci sono i suoi occhi color del cielo, davanti a lei non ci sono i suoi capelli color dell’oro e il suo sorriso dolce, davanti a lei c’è solo uno sconosciuto.
Poi, l’intera scena va quasi a rallentatore.
Il sorriso di Calum che si forma davanti a lei, gli occhi blu di lei che si spostano oltre la sua figura, il cuore che perde un battito nel trovare quegli occhi a fissarla da lontano, quegli occhi che la osservano con aria di delusione e di tristezza, occhi che scappano dai suoi perché lui si è voltato e cammina lontano.
Le gambe di lei cominciano a muoversi, lascia Calum da solo, non si degna neanche di dargli una motivazione per quella fuga, sa solo che deve seguirlo, sa solo che deve trovarlo, sa solo che deve chiedergli scusa.
«Luke! Luke!» urla così forte che si sente il petto stretto.
«Luke! Ti prego, aspetta!» e le lacrime le rigano il viso, corre ancora ed arriva fuori dalla discoteca, fa freddo e lei indossa solo quel vestito troppo corto, la sua pelle calda a contatto con l’aria rabbrividisce, ma sembra immune pure al gelo.
«Mi dispiace, Luke! Ti prego, mi dispiace» e un singhiozzo spezza quelle urla «Pensavo a te! Lo giuro, pensavo a te!» urla contro il vento, mentre altre persone la guardano e le danno dell’ubriaca.
«Vane! Cazzo, vuoi prenderti una polmonite?!» una voce dietro di lei, la voce di Clary che l’ha seguita non appena l’ha vista scappare.
«Calum è un cretino, è ubriaco da far schifo, scusalo, Vane, non voleva…» ma a Vanessa non importa nulla di quello lì.
«Devo andare a casa, io… io…» balbetta, mentre l’amica la trascina dentro al caldo.
«Adesso andiamo, te lo prometto. Prendiamo le giacche» la rassicura, mentre la bionda continua a guardarsi indietro, continua a cercare con lo sguardo quell’angelo ferito, invano.
Se riesci a sentirmi, mi dispiace davvero, lo giuro, Luke, mi dispiace davvero.
Note di Nanek
Va bene, vi do il permesso di uccidermi: già questa storia è triste, in più vi sgancio una scena come questa…. Allegria insomma!
Però, ci voleva una svolta, eh già.
La svolta è… questa XD odiatemi perché Calum è lo stronzo che mette nei guai Vanessa ma… eddai, ci sta troppo questo esserino malefico XD quanto amore <3
Che dire… ve l’aspettavate? E cosa credete che succederà ora? Se volete lasciarmi qualche risposta nelle recensioni, io aspetto ;)
Bene… che dire ancora? Che vi ringrazio per tutto quello che fate per questa storia <3 grazie per le recensioni ma grazie anche per le preferite/ricordate/seguite <3
Se volete scrivere qualcosa su Twitter, per interagire con me, usate il solito hashtag: #anAngelinDisguise.
Bene, non ho altro da aggiungere, aspetto le vostre adorate recensioni!
A presto!
Nanek
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An Angel In Disguise
FanfictionSi dice che "gli opposti si attraggono", in amore. Si dice che "l'amore è cieco". Si dice che "in amore non ci sono regole". L'amore sembra un gioco dove tutto è possibile, dove non ci sono regole da seguire per saperlo giocare bene, in amore non ci...