Capitolo 7: Il Paiolo Magico

129 7 0
                                    


________________________________

25 ottobre 1999 - lunedì

________________________________

Quando arriva, il Paiolo Magico è pieno, con Madame Rosmerta che presidia il bar. Un'aria malinconica che Hermione non sentiva dal mese successivo alla guerra sembra penetrare ovunque. Riconosce alcuni volti del lavoro e dei tempi di Hogwarts, ma non si ferma finché non raggiunge il tavolo in fondo a destra del bar.
Certo, Harry e Ron sono seduti lì, a bisticciare tra loro per una questione di quidditch, e nonostante gli eventi deprimenti che si sono verificati nella settimana precedente, il morale di Hermione si solleva alla vista dei loro cari volti.
Scivola accanto a Ron e gli dà una gomitata, a metà frase. Lui chiude la mandibola di scatto e si volta verso di lei, con un sorriso da ebete che gli si allarga sul viso.
"Ehi Moine", saluta, "grazie per averci invitato a uscire. Sono passati secoli".
Hermione ride: "Ti ho visto solo qualche giorno fa, Ron".
Harry ridacchia dall'altra parte del tavolo: "Sai cosa vuole dire, è da sempre che non siamo solo noi tre".
Hermione annuisce, arrendendosi facilmente: "È vero, è passato un po' di tempo. Allora raccontatemi tutto. So che entrambi avete pensato alla legge sul WPG".
Harry annuisce con un piccolo sorriso: "Sì. Hermione, so che questo non è esattamente il modo in cui avrei immaginato di sposare Ginny, ma non posso dire di esserne infelice. La cerimonia si terrà alla Tana il 6 novembre, tra due sabati. Vogliamo che sia una cosa piccola; sai come andrebbe la stampa se venisse a sapere del mio matrimonio".
Harry alza gli occhi e Hermione annuisce, pensando a quanto fossero simili le sue parole a quelle che aveva scritto a Malfoy solo il giorno prima. Giocherella leggermente con il braccialetto infilato sotto la manica del cardigan. Harry attraversa improvvisamente il tavolo e le prende la mano, chiudendola. È un gesto familiare e Hermione sorride dolcemente.
"Ho chiesto a Ron di stare con me e Ginny sperava che tu stessi con lei, Hermione. Non ho altra famiglia all'infuori di voi due, e niente potrebbe significare di più per me della vostra presenza. Che sia dannato il mandato del Ministero; questo giorno sarà pieno di felicità e riunirà la mia famiglia".
Hermione soffoca un groppo in gola, desiderosa di parlare ma incapace di trovare le parole. Ron, però, è sempre stato bravo a superare le situazioni emotive e allunga la mano su quella di lei e di Harry.
"Harry, amico, direi che parlo a nome di entrambi quando ti dico che ne saremmo onorati", dice, "questa è l'unica cosa buona che è venuta fuori da questa stupida mossa del Ministero WPG, e io per primo non vedo l'ora che tu sia ufficialmente mio fratello".
Hermione deglutisce con forza: "Ron ha perfettamente ragione, Harry. Niente mi renderebbe più felice che stare con te e Ginny".
Il momento dura quasi un'eternità nella sua mente; sospeso nella cacofonia selvaggia del Paiolo Magico, i suoi migliori amici di tutto il mondo che le stringono la mano, la promessa dell'eternità e della famiglia marchiata a fuoco sulla sua pelle.
"Harry", dice, "pensi che potrei invitare Malfoy?"
Ron gira la testa verso di lei e la sua mano si stacca con un'espressione incredula. Hermione vorrebbe quasi rimangiarsi le parole, ma non può certo passare il tempo successivo a evitare l'argomento.
"Lo so... lo so che è ridicolo", riesce Hermione, "ma sai che devo sposarlo entro i prossimi trenta giorni. E sarebbe bello... sarebbe meraviglioso vedere ancora i miei amici".
Ron stringe la mascella, ma Harry annuisce con decisione: "Hermione. Puoi portare al mio matrimonio chiunque tu voglia, ma promettimi che sarà educato. Ginny lo ucciderà dall'altare se dice qualcosa, e preferisco che non ci siano morti al mio matrimonio, se per te è lo stesso".
Hermione soffoca una risata alle sue parole. Ron inveisce, la sua voce è come un acido nella quiete della loro cabina: "Porca miseria, Harry, sei impazzito?"
Harry fa una mezza scrollata di spalle: "Abbiamo poca scelta, Ron. Malfoy sarà il marito di Hermione e, come hai appena detto, siamo una famiglia. Potrebbe sposare anche un furetto e io la farei comunque stare con noi, non credi?"
È un momento di tensione, ma Ron emette un sospiro che Hermione sente nelle ossa e si strofina la fronte. "Moine, non posso credere di dirlo, ma credo che dovresti portare con te il furetto".
Hermione li guarda raggiante: "Oh, grazie a entrambi. Prometto che si comporterà bene, anche se questo significa che dovrò fargli una fattura io stessa".
Harry ridacchia alle sue parole e sorseggia la sua burrobirra. "Allora, gli hai già parlato?"
Hermione si appoggia al banco di legno con un respiro pesante: "Sono andata a prendere un caffè con lui solo due sere fa. Abbiamo un appuntamento domani sera".
Ron sgrana gli occhi: "Accidenti, e io ho mandato un messaggio ad Hannah solo una volta".
Hermione colpisce il braccio più vicino a lei: "Ronald Weasley, ti ho detto o no di trattarla bene e di parlarle davvero?"
Harry aggrotta le sopracciglia: "Ha ragione, amico, non va bene".
Ron brontola: "Sono stato gentile. Mi ha risposto solo stamattina. Mi ricorderò di scriverle di nuovo stasera. Suppongo che dovrei invitarla a uscire".
"Vale la pena di farlo", concorda Harry, "so che la conosci già come amica, ma potrebbe essere utile per discutere dei tuoi progetti e di dove andrete da qui in poi, sai?"

Remember Us As War (but call us forgiveness) - [traduzione - Anyaparadox)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora