𝗨𝗻 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗼𝗹𝘁𝗮

55 9 21
                                    


⚠️​ QUESTO CAPITOLO PARLA DI AUTOLESIONISMO⚠️​

Le prime luci del mattino penetrarono dalla finestra aperta, baciando la mia figura curva, intenta a riempire delle siringhe e coprirne l'ago con dei tappi di vetro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Le prime luci del mattino penetrarono dalla finestra aperta, baciando la mia figura curva, intenta a riempire delle siringhe e coprirne l'ago con dei tappi di vetro. Con cura le riposi in una scatola di legno avente scompartimenti appositi per esse, la chiusi con attenzione e rimasi a fissarla, persa nei miei pensieri.

Avevo passato la notte insonne a terminare i vaccini che mi erano stati commissionati, 12.000, per l'esattezza. Ovviamente non avevo fatto tutto nelle ore lunari, ma ero ugualmente riuscita a finire le ultime 3.000 che mancavano. Il restante erano state già fatte e spedite al signor Yamamoto qualche giorno fa.

«Per fortuna che quando si tratta di farmaci, i corrieri non fanno aspettare tre settimane per consegnarli.» mormorai, posando il piccolo scrigno vicino agli altri che, precedentemente, erano stati già sigillati.

Sospirai sonoramente, scrocchiandomi le spalle e la schiena: tutte quelle ore nella stessa posizione non mi avevano fatto bene. Sapevo che avrei dovuto abbandonare quel brutto vizio, ma l'amore per il mio lavoro riusciva sempre ad avere la meglio su di me.

Poiché ancora presto, andai a farmi un bagno freddo e mi cambiai lo yukata con uno sui toni del bianco e dell'azzurro. Mi legai i capelli, osservando il mio riflesso nello specchio e arrotolando la parte della mia chioma color verde acqua sull'indice destro.

«Vorrei tingermeli ...» dissi con voce flebile.

Non mi guardavo quasi mai allo specchio, l'aspetto estetico non mi è mai interessato, specialmente il mio ... eppure non potei fare a meno di immaginarmi con i capelli totalmente neri. M'imbellierebbero? Scacciai immediatamente quel pensiero.

Vivendo con altre quattordici donne in una sola casa, stavo anche io assumendo atteggiamenti da mollacciona. Non che le considerassi delle deboli o cose del genere, ma avevano tutte pressoché ideali simili: bellezza, amore, famiglia.

Un altro sospiro mi sfuggì dalle labbra mentre mi voltavo dallo specchio, allontanandomi da scenari che non riconoscevo come miei. Non avevo tempo né voglia di dedicarmi a sogni e speranze e frivolezze simili.

Perché preoccuparsi di come apparire o di cosa il futuro avrebbe potuto riservarmi? Avevo smesso di crederci tempo fa, quando la vita aveva mostrato il suo volto più crudele. Le cicatrici sul mio braccio ne erano delle testimoni silenziose, un promemoria tangibile di una battaglia continua contro il mio nemico peggiore: me stessa.

Era stato un atto di disperazione, un tentativo di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, in un mondo che sembrava aver perso ogni significato. L'acciaio freddo contro la pelle calda, il rosso vivo che emergeva dalla ferita, erano stati per un istante un sollievo, una distrazione dal vuoto, un promemoria che mi distraeva dalla nostalgia.

𝐈'𝐋𝐋 𝐋𝐎𝐎𝐊 𝐀𝐅𝐓𝐄𝐑 𝐘𝐎𝐔┊ℝ𝕖𝕟𝕘𝕠𝕜𝕦 𝕂𝕪𝕠𝕛𝕦𝕣𝕠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora