𝗔𝗻𝗶𝗺𝗶 𝗶𝗻 𝗧𝘂𝗺𝘂𝗹𝘁𝗼

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⚠️QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI AUTOLESIONISMO⚠️

NB: leggere AUTHOR SPACE a fine capitolo (x piacere ja, ti pago)

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Mentre fissavo il polso appena fasciato, una marea di emozioni mi sommerse, facendomi sentire sempre più piccola e insignificante. La pelle era ancora tesa e pulsante, il dolore acuto era l'unica cosa che mi ricordava di essere viva. Il coltellino da viaggio, ora macchiato del mio stesso sangue, sembrava un'arma tanto crudele quanto indispensabile. Lo stringevo forte tra le mani, come se fosse l'unico mezzo per ritrovare un minimo di equilibrio in questo caos interiore.

Perché sono così? mi chiesi, incapace di trovare una risposta. Rengoku mi aveva destabilizzata profondamente, il suo disprezzo era come un pugno nello stomaco. Il suo tono, la sua rabbia, mi avevano fatto sentire un peso schiacciante sul petto, un macigno che non ero in grado di scrollarmi di dosso. Era come se ogni parola fosse una lama affilata che si conficcava nella mia anima, lasciandomi senza fiato, senza speranza.

Ho sempre saputo di essere fragile, vulnerabile. Le sue parole mi avevano ferita più di quanto avessi mai potuto immaginare. Come una medicina che, invece di guarire, si trasforma in veleno, per l'appunto. Il suo affetto si era mutato in un dolore insopportabile ... mi sentivo persa, abbandonata, come se fossi caduta in un abisso senza fine.

Ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo il suo sguardo duro e pieno di rabbia. Il pensiero di aver deluso l'unica persona che aveva mai significato qualcosa per me dopo tanto tempo era una tortura incessante. Avevo cercato di essere forte, di dimostrargli che potevo farcela, ma alla fine, tutto ciò che avevo ottenuto erano le sue urla e la sua disapprovazione.

Mi sentivo un fallimento. Ogni taglio sul mio polso era una punizione, un modo per farmi rammentare quanto fossi inutile, incapace. Ogni goccia di sangue che scendeva era un simbolo del mio dolore, della mia sofferenza. Mi odiavo per essere così debole, per non riuscire a trovare un altro modo per affrontare questa situazione.

Non avevo mai pensato che sarei arrivata a questo punto. La mia ipersensibilità mi rendeva incapace di gestire le mie emozioni, di controllare il dolore che provavo. Qualsiasi piccola cosa era una ferita aperta, una cicatrice che non riusciva a rimarginarsi. E ora, con Rengoku che mi guardava come se fossi una sciocca, un problema da risolvere, mi sentivo ancora più sola, ancora più persa.

Non so come farò ad andare avanti. Non so se riuscirò mai a perdonarmi per quello che è successo. Ma so che, in questo momento, il dolore fisico è l'unica cosa che riesce a placare, anche solo per un istante, il tumulto che ho dentro.

E così restai lì, in compagnia del mio coltellino, a cercare un po' di sollievo in questo mare di disperazione ... vanamente.

«Uffa, dove si è cacciata?!»

𝐈'𝐋𝐋 𝐋𝐎𝐎𝐊 𝐀𝐅𝐓𝐄𝐑 𝐘𝐎𝐔┊ℝ𝕖𝕟𝕘𝕠𝕜𝕦 𝕂𝕪𝕠𝕛𝕦𝕣𝕠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora