Camminai a zonzo fino al sorgere del sole, ancora sconvolta da quanto accaduto con il pilastro della fiamma. Il rimorso e la vergogna viaggiavano con me, pesanti come due macigni che dovevo portare forzatamente sulla schiena. Avrei voluto piangere ancora, ma a cosa sarebbe servito? Ormai il danno era stato fatto. Mi ero dimostrata come una stupida mocciosa immatura e l'unica cosa che potevo fare era scusarmi con lui ... tuttavia, le possibilità di rincontrarlo si erano nettamente abbassate da quando mi avevano fatta tornare al mio paese.
«Scema ... Hanazuki, sei una scema ...!» digrignai i denti mentre mi schiaffeggiavo il volto nel tentativo di rinsavire.
«Perché ti fai male, signorina?»
Sobbalzai non appena udita quella vocina. Nell'immediato abbassai le braccia lungo i fianchi, guardandomi intorno, ritrovandomi davanti uno scenario del tutto differente da quello in cui ero immersa la sera prima: tanti piccoli ramoscelli adornavano l'aperta campagna, donando colore con quelle loro bacche rosse, sposandosi con il manto del cielo, non del tutto celeste per via dell'alba.
«Signorina, hai il segno delle mani sulle guance.» a riportarmi alla realtà fu una bambina. Ciò che mi saltò subito all'occhio erano le sue condizioni pietose, come se fosse scappata da qualcosa o da qualcuno.
«Ehi ...» mi fiondai da lei, inginocchiandomi per poterla guardare meglio. Non m'importava del terreno e dei sassolini sotto le mie ginocchia scoperte, quella brutta chiazza di sangue sulla spalla era letteralmente spaventosa. «Mamma mia ... guarda qui che roba ...» mormorai, scacciando le mosche che vi si posavano sopra. «Dovrà farti male parecchio.»
La piccola sbatté le palpebre, osservandomi con curiosità. «No, non tanto.»
Spalancai gli occhi, imprecando sottovoce e accingendomi a frugare nel mio zaino. «Diamine ... devo curarti il prima possibile. Senti, te lo senti il braccio?» domandai.
La confusione nel suo sguardo era palpabile. «Cosa?»
Sbuffai, maledicendomi internamente. È una bambina, Hanazuki. È ovvio che non capisca. «Se ti dai un pizzico sul braccio, riesci a sentirlo?» riformulai il quesito con parole più semplici.
«Oh!» lei sussultò, provando. «Si.» disse.
Decisi di farla sedere su un ceppo di legno lì vicino. «Ascoltami, so che è affrettato, io mi chiamo Hanazuki e faccio la speziale, però posso aiutarti anche con quella ferita che hai. Mi permetti di farlo?»
Lei annuì come se nulla fosse. «Si che puoi, grazie!»
«Per farlo, avrei bisogno che tu ti togliessi la camicia.»
«Hmmm ...» lei titubò un po', ma alla fine si fidò di me e mi lasciò disinfettarle il taglio che aveva. Notai che il suo corpo era pieno di lividi, ma pensai di chiedere spiegazioni più tardi.
Fortunatamente mi ero impressionata, perché lo squarcio non era assai profondo come avevo ipotizzato all'inizio. A giudicare dal pallore della sua pelle – certamente anche dovuto dalla quantità di sangue persa – pensai fosse anemica, il che spiegava anche quell'abbondante flusso sanguigno.
«Per fortuna non hai bisogno dei punti. Ti sei grattata, forse?» chiesi mentre la disinfettavo con cura, anche perché quasi certamente gli insetti le si erano poggiati addosso.
«Aha.» lei canticchiò.
«Immaginavo ...» sibilai, ripulendola perbene. «E dimmi, come ti chiami?»
«Hachi ... ahia!» strillò lei, sussultando sul posto. «Brucia ...» piagnucolò.
Io la tenni ferma, sospirando di sollievo quando la vidi reagire. «Mi dispiace ...» sibilai, posizionandole un cerotto sul graffio. «Adesso non rischierà di prendere infezione.»
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𝐈'𝐋𝐋 𝐋𝐎𝐎𝐊 𝐀𝐅𝐓𝐄𝐑 𝐘𝐎𝐔┊ℝ𝕖𝕟𝕘𝕠𝕜𝕦 𝕂𝕪𝕠𝕛𝕦𝕣𝕠
Fanfiction⚠️𝗡𝗢𝗡 𝗙𝗘𝗗𝗘𝗟𝗘 𝗔𝗟𝗟'𝗢𝗣𝗘𝗥𝗔 𝗢𝗥𝗜𝗚𝗜𝗡𝗔𝗟𝗘⚠️ ⚠️𝗧𝗪 𝗔𝗟𝗟𝗘𝗥𝗧: 𝗯𝗹𝗼𝗼𝗱, 𝘃𝗼𝗺𝗶𝘁, 𝘀𝘂𝗶𝗰𝗶𝗱𝗲, 𝗯𝗶𝘁 𝗼𝗳 𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗱𝗶𝘀𝗼𝗿𝗱𝗲𝗿𝘀, 𝗮𝗻𝗴𝘀𝘁, 𝘃𝘂𝗹𝗴𝗮𝗿 𝗹𝗮𝗻𝗴𝘂𝗮𝗴𝗲. ⚠️𝗜𝗻𝘀𝗽𝗼: 𝗧𝗵𝗲 𝗔𝗽𝗼𝘁𝗵𝗲𝗰𝗮...