Parlami mentre ti lascio il cuore 🫀🔥

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(Ambientato nel 2015)


I giorni passavano inesorabili, il campionato era partito e la mole di lavoro aumentava a dismisura. Ero riuscita ad ottenere una scrivania, ma sapevo che non era chissà quale conquista, da qualche parte dovevo smaltire le scartoffie.

Quel giorno, il centro sportivo, era particolarmente tranquillo: i ragazzi dopo il 5 a 1 contro il Carpi, si trovavano a Palermo per la partita pomeridiana del 4 ottobre, e quindi, non c'erano schiamazzi in giro e la palestra era vuota.

Nel totale silenzio mentre mi dedicavo a richieste non concluse di calciomercato e varie lettere di giornalisti, sentii bussare alla porta

<<Sasa ma stai sempre a lavorare?>>

<<Beh, Walter mi pagano per questo, in teoria>>

<<Vieni a prenderti il caffè che devo parlarti>>

Non mi piaceva come suonava, decisi di provare a rimandare la questione

<<Non puoi aspettare la pausa pranzo??>>

<<Avanti, muoviti>>

Mi alzai facendo una smorfia al dirigente sportivo che mi aspettò per poi incamminarsi al mio fianco al bar.

<<Allora, non so bene come iniziare questa conversazione, perciò ti dirò il tutto senza girarci intorno>>

<<Ok Walter sono tutta orecchi>>

Ero tesa, ci mancava solo lui

<<So che Nainggolan ti viene dietro>>

Per pochissimo non sputai il caffè, e quasi mi strozzai.

<<Cosa fa Nainggolan?>>

<<Oh, beh vi vedo sempre insieme, mi parla di te.. ho fatto 2 + 2>>

<<T...t...ti parla di me? Non ho capito>>

<<Dai non fare così, lo vedo come ti guarda>>

<<Walter non so di cosa parli sinceramente, anche se mi fa piacere che ti preoccupi per lui, io non...>>

Mi interruppe

<<Per lui? Ma quando mai, io mi preoccupo per te...>>

<<Ma figurati so badare a me stessa, poi non c'è niente tra me e il ninja>>

<<Certo, certo. Mi sarò sbagliato, perdonami>>

Mi canzonò, mentre poggiava la tazzina sul piattino.
Ero in forte disagio, così in pochi minuti mi ritrovai a pensare al mio posto davanti la scrivania.

{Giorni dopo}

La Roma aveva portato un'altra vittoria a casa, quindi in generale c'era un'atmosfera leggera e gioiosa.

Pallotta continuava a rifilarmi cose da sottoscrivere, da vedere e da portargli indietro per essere firmate; Sabatini mi teneva ancora di più sotto controllo da quando avevamo avuto quella strana conversazione; Garcia stava cercando di mantenere la squadra unita e di stare dietro alle notti brave di Radja, Maicon e Perotti e infine, ma non per importanza, la cosa che mi sconvolgeva di più era che mi ritrovavo il belga dappertutto, rischiando di farmi venire una crisi isterica.

Mi serviva aria, presi la borsa e le chiavi della mia macchina e mi diressi fuori al parcheggio. Ovviamente, con la sfortuna che mi trovavo ero riuscita a beccare il momento esatto in cui il numero 4 era uscito dallo spogliatoio. Il suo profumo mi arrivava addosso con la stessa forza di un camion.

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