🥀REGNO GRACA- II🥀

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Quando Diana entrò nella camera della sorella, quest'ultima fece un inchino. La nuova sovrana le rivolse una smorfia scocciata, il sangue del suo sangue non avrebbe mai dovuto prostrarsi a lei.

Diana si guardò attorno e constatò che la camera di Chandra non era cambiata affatto. Agli angoli c'erano ancora le sedie ricoperte da indumenti e per la stanza aleggiava il profumo delle calendule, lo stesso che provocava in Diana potenti raffiche di starnuti. Le lenzuola color porpora erano imbrogliate sulla superfice di un enorme materasso ovale e sopra i mobili di velluto morbido erano sparse carte e pennelli. 

In cima al camino di pietra danzava una ballerina, intrappolata da decine di anni nel carillon di legno che era appartenuto alla nonna di Tessa. Il cinguettare piacevole della cassetta armonica si era trasformato in un motivo lugubre. Le pareti erose erano state ricoperte da una tappezzeria a tinta unita per nascondere le profonde crepe che attraversavano il castello.

Chandra si aggirava per la camera, fingeva di ordinare le carte e di ravvivare i tizzoni del fuoco notturno. Con la luce del giorno che filtrava dagli spessi vetri delle finestre ad arco, la morte della regina Tessa era ancora più tangibile. La perdita della madre si manifestava in Diana come fitte rarefatte al petto, che si alleggerivano sempre di più. Altri pensieri angosciavano la nuova sovrana. Chandra piangeva, in silenzio e in modo composto. Il piccolo naso aveva la punta arrossata e i bordi rovinati dal tocco ruvido del fazzoletto. Il labbro inferiore le tremava, gli occhi erano umidi e il piccolo corpo spossato. Mentre Diana galoppava nella notte, Chandra doveva aver trascorso le ultime ore a vegliare sulla madre e a pregare.

«Come stai?» Diana non poté fare a meno di notare gli occhi arrossati della sorella.

Chandra non rispose e cambiò discorso. «Come sta nostro padre?»

«In salute».

«Allora perché non è venuto?»

Il silenzio tra le due sorelle era talmente pesante e carico di acredini e rimpianti da ovattare i suoni.

Diana evitò di rispondere. «Io sto bene. So che sei troppo orgogliosa per chiedermelo».

«Che cosa è successo tra te e nostra madre?» tagliò corto la principessa.

«Ora non ha più importanza» dichiarò Diana, anche se la mascella si serrò di scatto. Chandra idolatrava sua madre e Diana venerava la sorella, rovinare la memoria di Tessa non avrebbe aiutato Diana a ricongiungersi con Chandra; eppure desiderava raccontarle ogni cosa. Le due sorelle erano l'opposto l'una dell'altra, ma si completavano. Chandra riusciva a domare, talvolta a guidare, il carattere selvaggio della sorella, che senza di lei era rimasta spaesata.

Magari un giorno, quando il loro rapporto si fosse ricucito, Diana le avrebbe confidato tutta la verità. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Era sempre stata una giovane dinamica, impossibile da controllare e gli incidenti capitano a chiunque, ma il modo in cui sua madre l'aveva trattata sfiorava l'indecenza.

«Ha importanza eccome! A quindici anni sei scomparsa per un anno e quando sei tornata a corte eri scorbutica e arrogante. Poi hai iniziato a litigare con nostra madre, incessantemente, finché non te ne sei fuggita con Andreas».

«Non riuscivo più a sostenere l'ostilità di nostra madre, è sempre stata invidiosa di me. Sai che non evito mai gli scontri, ma litigare ogni giorno era diventato intollerabile».

«Ti aspetti che creda a questa storiella?»

«È la verità» sbuffò Diana, o almeno parte della verità. «Sei a conoscenza della minaccia degli anarchici?»

Chandra si lisciò i capelli all'indietro. «Sentivo nostra madre che ne discuteva spesso con i consiglieri. Sembrava una cosa seria».

«Non hai un'opinione a riguardo?» incalzò Diana.

LA GUERRA DEI TRE REGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora