⚔️REGNO CRYFDER-IV⚔️

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«Non ci arrenderemo» tuonò il re.

La regina era distesa su un canapè ai margini della tenda e si sventolava con un ventaglio troppo vistoso per la situazione. Il viso era rigato dalle lacrime e gli occhi arrossati e spenti. Dopo che il dragone aveva fatto crollare le pareti dal lago si era gettata a terra gridando. Era impossibile che Magda e Micol avessero attraversato la valle prima dell'arrivo della bestia.

«Certo che no, mio re» rispose il generale Tancino.

«Maestà, perdoni la franchezza, ma il mio ruolo è quello di consigliarvi e rimanere lucido. Non possiamo combattere contro l'esercito Verstand in queste condizioni, il nostro esercito si è dimezzato!» obbiettò il viceré Fronto.

«Potremmo creare una barriera di protezione» propose Tancino. «Abbiamo la resina e abbiamo molto materiale infiammabile. Se creassimo una barriera di fuoco tra noi e il nemico quest'ultimo sarà costretto a rallentare».

«La vostra strategia, generale Tancino, servirà solo a guadagnare tempo, ma non ci serve più a nulla. Le principesse non ci porteranno mai l'antidoto e i soldati feriti moriranno a breve. Inoltre, c'è il dragone, non credo che servisse solo a intrappolarci. Se non ci arrendiamo, mio re, l'animale può abbrustolirci in pochi secondi» obiettò il viceré.

«Il popolo magico ha deciso di schierarsi con il regno Verstand!» sbottò il re, ignorando il suo viceré.

«Impossibile, maestà» parlò Tancino. «Non rischierebbero la vita per nessun umano».

Le creature magiche non si interessavano degli uomini. La maggior parte di loro viveva nel Bosco, altri viaggiavano per i tre regni offrendo le loro abilità al popolo non magico. Nel regno Cryfder non erano ben visti e molto spesso erano costretti a nascondersi, mentre in quello Verstand venivano ospitati e celebrati, ma nulla li avrebbe spinti a scendere in guerra.

«Adriel può controllarlo» parlò Meera, o almeno così credeva. L'aveva sentita parlare con Micol negli ultimi eventi pubblici e anche se la magia nel loro regno era poco praticata, sua sorella era rimasta affascinata dalle nozioni che la piccola Verstand possedeva.

Se ne stava accovacciata di fianco al marito, che reagiva con deboli respiri. Gli accarezzava i riccioli scuri bagnati dal sudore e pensava che era tutta colpa sua. Aveva avuto diverse occasioni per fermare quella guerra, ma non ne aveva avuto il coraggio. Persino il piano di Isiodora di far dilagare la peste le sembrava ottimo in quel momento. Aveva annullato l'attacco dei Nomadi perché non si era sentita pronta a diventare regina e perché non aveva avuto la fermezza necessaria a far uccidere i suoi genitori.

L'avevano addestrata per essere temeraria in ogni istante, invece lei si era comportata come una mocciosa spaventata e come risultato aveva ottenuto che Micol e Magda erano morte e che Darius e il resto dei suoi soldati lo sarebbero stati a breve. Probabilmente, dopo essersi inginocchiati a re Aronne, anche loro sarebbero stati giustiziati. Come aveva potuto essere così ingenua? Per regnare bisognava essere spietati e impassibili e lei aveva sempre creduto di esserlo, fino a quel giorno.

Si alzò di scatto e raggiunse il tavolo dove il padre discuteva animatamente con il Viceré Fronto e il generale Tancino.

«Padre, so come vincere questa guerra».

«Principessa, che state dicendo» sbuffò il viceré.

«Come?» lo interruppe il padre.

«Non posso dirti come, ma dammi un'ora di tempo e questo incubo terminerà».

Re Mikaelis la fissò con occhi impenetrabili, quasi a leggerle la mente. Allungò il braccio sul tavolo e afferrò una clessidra, capovolgendola.

«Hai un'ora. Non un minuto di più» disse lapidario.

LA GUERRA DEI TRE REGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora