‹‹Perché non sei ancora vestita?›› la rimproverò la sorella.
‹‹Il vestito è troppo pesante›› Diana era stesa sul letto. Indossava solo l'intimo e fissava il soffitto con sguardo vuoto. Aveva sognato a lungo quel momento, ma ora che era finalmente giunto qualcosa le impediva di goderselo a pieno. La sua camera da letto era ai piani superiori e nonostante non riuscisse a udire il brusio degli ospiti, percepiva l'elettricità che si andava accumulando nel salone principale.
‹‹Aspetta di indossare la corona, vedrai com'è opprimente›› scherzò la sorella.
Chandra la fece alzare e le sistemò il trucco. Il grigiore degli occhi di Diana risaltava superbamente ora che erano contornati di nero, un ottimo stratagemma per nascondere le occhiaie che tormentavano il bel viso pallido della principessa. Il piccolo naso all'insù era appena incipriato e la bocca carnosa aveva gli angoli rivolti verso il basso.
Da quando la regina Tessa era morta non aveva avuto un istante di pace: c'era sempre qualcuno con cui parlare, accordi da confermare e altri da modificare, per non parlare dell'organizzazione della festa che Diana non aveva voluto lasciare in carico a nessuno, se non alla sorella. L'unica consolazione era che la minaccia degli anarchici si era polverizzata. Gli arrestati sarebbero rimasti nelle carceri a vita e nessuno aveva reclamato giustizia per chi era stato ucciso. Gli anarchici sopravvissuti si erano rifugiati in qualche lugubre angolo del regno e non se ne avevano più notizie. Tutti coloro che avevano appoggiato le idee degli anarchici si erano subito allontanati non appena i cortigiani avevano visto gli uomini del generale entrare a castello dopo l'attentato. La voce dell'unione tra Rabirio e Diana si era diffusa per il regno Graca come fuoco fra l'erba secca.
Gli unici istanti di tranquillità erano di notte, ma anche quelli venivano disturbati dalle violente litigate con Rabirio che, fino all'ultimo, non aveva accettato la decisione di Diana di annullare l'attacco al castello Cryfder. Quando avevano stretto l'alleanza, Diana aveva sottolineato che il generale avrebbe dovuto appoggiarla, non sovrastarla. Eppure l'uomo si era ambientato così rapidamente a corte che pareva esserci nato.
‹‹Questa è la mia incoronazione, non la sua» ragionò a voce alta Diana.
Il sopracciglio spezzato di Chandra si incarcò. Si era ferita il lato sinistro del volto quando aveva tre anni e Diana l'aveva spinta con troppa prepotenza contro lo spigolo di un tavolo. Lacrime di sangue avevano accarezzato lo zigomo della principessina, ma dopo pochi giorni il volto era guarito, a eccezione di un taglietto al centro del sopracciglio che sembrava non volersi rimarginare per ricordare alle due sorelle quanto potessero ferirsi a vicenda.
«Non è un segreto il popolo non mi rispetti, che cosa accadrebbe se Rabirio venisse incoronato insieme a me? Sono io la legittima regina, è giusto che solo io indossi la corona oggi›› si sforzò di spiegare Diana. Tutto ciò che faceva era riservato e ciò che pensava un segreto persino per se stessa, ma se voleva ricucire il rapporto con la sorella doveva costringersi ad aprirsi.
Chandra annuì, sembrava capire. Aveva assistito con quanta difficoltà la madre avesse cercato di regnare da sola e con quanta instancabilità i nobili la denigrassero. Diana voleva impedire che ciò accadesse anche a lei.
«Rabirio non capirebbe» rifletté Chandra. Nessuno l'avrebbe capita: Diana aveva già il potere, lo aveva ereditato. Nessuno poteva immaginare la quantità di pugnalate alla spalle che un sovrano riceveva.
‹‹Non deve capire. Deve ubbidire›› rispose decisa Diana, alzandosi dal letto.
‹‹Si arrabbierà molto›› disse Chandra «Guarda che vi sento litigare di notte».
Diana le diede la spalle. «Discutiamo e basta».
«Non sono semplici discussioni» insistette. «Tremano le porte e si sentono oggetti cadere a terra. Non me ne sono accorta solo io, anche la servitù è preoccupata».
Quell'ultima frase fece bruciare la pelle a Diana. Non poteva e non voleva essere percepita come una vittima, soprattutto dalla servitù. Quegli omuncoli e donnacce che ricoprivano ogni angolo del castello erano peggiori delle zecche. Assorbivano tutto ciò che vedevano e sentivano e lo risputavano sottoforma di bile putrida. Un semplice litigio nelle loro fauci era guerra.
‹‹Ci saranno delle guardie attorno al trono, fai in modo che i soldati scelti per la guardia siano estremamente fedeli a noi, e nel momento in cui comincerà il rito gli bloccheranno il passaggio» ordinò Diana. «Rabirio si infurierà, ma non farà scenate di rabbia di fronte ai cortigiani. Sarà costretto a rimanere indietro di fronte agli occhi di tutti. Manderò un messaggio chiaro: comando io››.
*
L'abito procedeva rasoterra con i passi cadenzati di Diana. La veste argentea aderiva al corpo della principessa come una seconda pelle e rifletteva la luce delle candele e gli sguardi invidiosi delle dame. Lo spacco sulla gamba destra risaliva fino all'inguine, ma la pelle di Diana era coperta da un tessuto trasparente su cui erano ricamati motivi color albicocca che sembravano tatuaggi delicati. Le spalle scoperte erano state massaggiate con un olio luminoso, lo stesso usato per pettinare i capelli all'indietro e mostrare quel viso malizioso di cui tanto si parlava.
Minuta in confronto agli ospiti della sala, fendeva la folla a metà mentre raggiungeva il trono sul quale per anni aveva fantasticato di sedere. Al suo passaggio gli ospiti si inchinavano come onde sulla spiaggia e Diana era soddisfatta. Il trono era posizionato in cima a dei gradoni coperti da un arazzo porpora e circondato da alcuni soldati. Gli uomini ruppero le linee per lasciarla passare. La ragazza splendeva sotto gli sguardi avidi dei cortigiani e ogni commento bisbigliato, ogni occhiata prolungata sembravano rinvigorirla.
Rabirio la lasciò sfilare in solitudine attraverso il salone, ma appena Diana si avvicinò al trono le andò dietro. I militari vedendolo arrivare ricomposero il cerchio, escludendolo dall'altare in cui la principessa si stava sistemando.
‹‹Ordini della regina›› si limitarono a comunicargli.
Il generale cercò lo sguardo della moglie, che però era fisso sul volto del ministro che stava estraendo la corona dal baule. La scena, in apparenza innocua a chi si trovava alla celebrazione esclusivamente per banchettare ed esibire il proprio abito, non passò inosservata a chi invece si interessava alle dinamiche di corte.
Rabirio con il volto contratto e paonazzo dalla rabbia si spostò ai margini del salone, accanto a Chandra. La principessa giurò di riuscire a percepire il furore che sprigionava dalla pelle del cognato ed era certa che Rabirio sarebbe scoppiato in un urlo di rabbia se non fosse stato per il suono di una campana, che annunciava il discorso del Ministro Sally, ex consigliere.
«Eccellenze, onorevoli ospiti, cittadini di questo regno splendido. Oggi siamo riuniti per celebrare un momento storico e solenne: l'incoronazione della principessa Diana. Questo giorno segna un nuovo capitolo nella storia del nostro regno, un capitolo scritto con l'inchiostro della speranza, del rinnovamento e del coraggio. Il vostro carisma è il motore che vi spinge avanti, così come lo era di vostra madre, e che porterà prosperità e giustizia al nostro regno. Principessa Diana, con grande onore e fiducia, vi incoroniamo come nostra sovrana. Che il vostro regno sia lungo, prospero e giusto. Lunga vista alla regina Diana!»
Il salone esplose in applausi e acclamazioni:
‹‹Lunga vita alla regina!››
I calici si alzarono in cielo, gli archi cominciarono a suonare e la festa prese vita.
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LA GUERRA DEI TRE REGNI
FantasyUn precario equilibrio sorregge tre regni in cui sette ragazze fanno i conti con intrighi di corte, tradimenti e giochi di potere. Meera è costretta a sposare un ricco donnaiolo arrogante. Magda ha perso i genitori in un'epidemia di peste. Micol si...