⚔️REGNO CRYFDER-VI⚔️

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Licia spolverava gli scaffali pieni di libri e di carte e si interrogava sul significato delle parole. Nessuno le aveva insegnato a leggere e scrivere, le lettere erano per lei simboli astrusi.

Le finestre erano aperte e sui muri esterni si arrampicavano serpenti di edera robusta. La luce mattutina colpiva le decorazioni dorate del soffitto dando l'impressione di miele colante. Il morbido tappeto verde attutiva i rapidi passi di Licia che piroettava attorno al salottino della camera con fodere pulite sulle spalle.

Seduta sul letto c'era Micol; dalla sua posizione Licia riusciva a vedere solo la schiena ricurva e i folti capelli neri.

Si avvicinò e, in silenzio, osservò da sopra la spalla della principessa. Micol stava dipingendo con un sottile pennello la punta di alcune frecce. Era così concentrata sull'attività da sembrare ipnotizzata, ma il fruscio della serva alle sue spalle la destò.

«Perdonate» borbottò Licia.

Micol le concesse un sorriso. «Le dipingo qui perché in palestra c'è Meera. È furiosa per il matrimonio e non voglio rischiare che sfoghi la sua rabbia contro di me».

Licia compativa la principessa Meera, sapeva che cosa significava essere barattata, ma Darius sembrava un ragazzo sincero e rispettoso. Lei ne aveva visti di individui pericolosi e quel ragazzo dai riccioli curati non aveva a nulla a che vedere con gli uomini che aveva frequentato Licia.

«Queste sono le mie armi benedette» disse Micol orgogliosa. «Le ho da poco, ci devo lavorare ancora molto».

Licia non conosceva bene le usanze della monarchia e sul suo volto scuro non poté che dipingersi un'espressione incuriosita, che la principessa captò.

«Le armi benedette sono un dono ai monarchi da parte degli stregoni dei regni. Ognuna di noi ne ha una e ci accompagnerà per il corso della nostra vita. La benedizione crea un legame indissolubile tra arma e fanciulla, come se fossero il prolungamento delle nostre braccia».

«Sono benedette in onore del Dio Fos?» chiese Licia.

«In onore di tutti gli Dei» Micol le fece segno di sedersi accanto a lei. «Ai quattro Dei delle stagioni, ma anche alla Dea Ulfina e al Dio Ukiri, dio dell'ingegno, oltre che al Dio Fos».

Licia si accomodò al fianco della principessa. Con la schiena dritta e un folto cespuglio al posto dei capelli era molto più alta. «Anche le altre principesse le hanno?»

Micol annuì. «Diana ha una sottile spada di ferro, accompagnata da uno scudo ellittico abbellito da illustrazioni dorate che ripercorrono la nascita dei regni. A Meera sono state donate due spade che permettono di attaccare e difendersi con agilità. Magda ha optato per un mazzafrusto di ferro che rispecchia molto il suo carattere esplosivo! Vi ha anche abbinato un pesante scudo di bronzo, talmente pesante che solo lei riesce a sollevarlo. I maghi, per dimostrare la resistenza dello strumento, vi scagliarono addosso massi e frecce infuocate, ma nulla è mai riuscito a scalfirlo. A Chandra venne proposta una sottilissima spada, molto simile a quella di Diana, che però fu sostituita, su ordine della regina Tessa, con un'alabarda dall'impugnatura d'oro; e infine a Isiodora -essendo più predisposta alla lettura piuttosto che al combattimento- fu donata una frusta con spicole di ferro e bronzo tagliente; si dice che somigli a una colonna vertebrale!»

Licia rimase sconvolta dall'immagine di una spina dorsale usata come arma, mentre Micol era elettrizzata da quel dettaglio. La serva, invece, rimase intrigata da come ogni arma rappresentasse la personalità di ogni fanciulla.

«La principessa Adriel non ha ancora scelto la sua arma mentre io ho optato per un arco riflesso abbinato a queste frecce dalla punta larga e sottile. Grazie agli incantesimi che sono stati applicati, ogni volta che la freccia colpisce il bersaglio torna subito tra le mie mani».

LA GUERRA DEI TRE REGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora