🥀REGNO GRACA-IV🥀

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I tacchi erano l'unico capo di abbigliamento a cui Diana non poteva rinunciare. Data la sua statura minuta e il fastidio che provava nel dover osservare le persone dal basso, necessitava di calzature con altezza spropositata. Non erano mai stati una scomodità per lei, ma in quel momento avrebbe voluto sfilarseli per muoversi più in fretta.

Raggiunse il portone di legno e bussò, senza ricevere risposta. Continuò a bussare a vuoto fino a indolenzirsi le nocche.

«Rabirio, sono Diana. Mi hanno detto che hai bisogno della mia firma su alcuni documenti, sono venuta appena me l'hanno riferito» disse con il respiro affannato.

Da quando non si occupava più di politica, il generale le portava una pesante pila di fogli che necessitavano la sua firma e lei prendeva il calamaio senza neppure chiedere di che cosa trattavano. Fino a quel momento Rabirio aveva solamente stipulato nuove alleanze e trattati commerciali, ma se avesse voluto, avrebbe potuto scatenare una guerra contro gli altri regni e Diana non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.

Diana si guardò intorno, il corridoio era vuoto e nessuno avrebbe potuto aiutarla, ma temeva che rimandare il momento della firma avrebbe solamente incrementato la rabbia del generale.

Afferrò la maniglia di ottone e si azzardò a entrare, richiudendo la porta alle sue spalle. Con grande sollievo, lo studio di Rabirio era vuoto. L'arredamento austero, che constava solo di un armadio di castagno dalle ante rovinate, una scrivania e qualche mensola ricoperta da pergamene, rifletteva il carattere rigido del generale. L'unico elemento sfarzoso era un enorme tappeto rosso, talmente spesso e soffice che assorbiva il rumore dei passi della regina.

Diana si avvicinò allo scrittoio in cui erano disposte pile di documenti ordinati e cominciò a cercare i fogli in cui era richiesta la sua firma, ma, non avendo idea di cosa cercare, la sua indagine risultò infruttuosa. Si accasciò sulla poltrona imbottita, sarebbe stato impossibile evitare la furia di Rabirio.

D'un tratto pensò alla sorella. Chandra quasi non dormiva più nel disperato tentativo di aiutarla e ora lei si trovava nello studio del marito, solitamente chiuso a chiave, e invece di andare alla ricerca di qualcosa di incriminante, faceva di tutto per aiutarlo. Ricominciò a frugare tra i fogli della scrivania, sulle mensole e nei cassetti, sperando di trovare qualcosa con cui potessero accusarlo e cacciarlo dalle loro vite una volta per tutte.

Notò che i cassetti della scrivania erano tutti aperti ad eccezione di uno. Diana rovistò ovunque alla ricerca di una chiave, se Rabirio avesse avuto dei segreti sicuramente li avrebbe protetti con le unghie. Dopo minuti di sterili ricerche, ebbe un'idea e si sfilò la spilla che portava al petto, inserendo con cura la parte acuminata nella serratura. Come per magia il cassetto si aprì.

All'interno c'era solo una cartella giallastra con una scritta in inchiostro blu. Il cuore di Diana saltò un battito e la ragazza credette di svenire. Con dita tremanti aprì la cartella, che nascondeva altrettanti fogli invecchiati. Tentò di leggere qualche frase, ma gli occhi le si riempirono di lacrime. Non aveva bisogno di leggere quei fogli per conoscerne il contenuto.

«Trovatemi subito la regina, ho urgente bisogno della sua firma» la voce di Rabirio rimbombò per il corridoio e la riportò alla realtà. Se l'avesse trovata nel suo studio a leggere quelle carte, l'avrebbe uccisa all'istante, ma non c'era tempo per uscire dalla stanza senza farsi vedere. Diana fece saettare gli occhi per la stanza, non vi erano altre uscite da cui scappare. Si ricordò dell'armadio in fondo alla stanza e lo aprì in fretta, era stracolmo di abiti maschili e camicie e senza riflettere ci si fiondò dentro, richiudendo le ante proprio nell'istante in cui il re entrò nel suo studio.

*

Rabirio si sedette alla scrivania e reclinò il capo all'indietro, le trattative con i commercianti ad est del regno si erano concluse alla perfezione, ma i capi di quelle città erano degli incompetenti e discutere con loro era stato come spiegare l'astrologia a un bambino di due anni: frustrante e seccante. 

LA GUERRA DEI TRE REGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora