Capitolo 16

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Rio de Janeiro, la stessa sera


Annabeth


-Allora, che hai scoperto riguardo a tuo padre?- chiesi quando non riuscii più sopportare di stare in silenzio mentre lui guidavo. L'unica cosa che potevo fare io era torcermi le mani in grembo, aggiustare continuamente la scollatura ed arrossire quando mi guardava di sfuggita. Il mio stomaco, già nervoso di suo, era stato invaso da un'improvviso sciame di farfalle, non gradite, e ce la stavo mettendo tutta per non mordicchiare le unghie, a cui avevo dedicato troppo tempo della mia vita per renderle presentabili.
Così, per evitare come sempre di cedere ai pensieri, mi ero scervellata per trovare un argomento di cui parlare durante quel viaggio in macchina che pareva non finire più.
-Voglio dire, hai scoperto qualcosa di nuovo dall'investigatore?- dissi, visto che lui mi aveva lanciato un'occhiata perplessa.
Sapevo che Percy si incontrava con l'investigatore privato almeno una volta alla settimana, e che i loro appuntamenti duravano almeno tre ore, comprese di viaggio, quindi qualcosa doveva averlo scoperto per forza altrimenti, quando quella storia sarebbe finita, Percy avrebbe fatto bene a pensarci due volte prima di pagare quel tipo.
-Sì, qualcosa sì, ma mio padre sembra molto determinato a mantenere la privacy. Secondo le ultime notizie, Poseidone, così si fa chiamare da tutti, ha spostato la figlia di un noto parlamentare diciannove anni fa, ma stranamente non hanno mai avuto figli. Si ipotizza che lei non possa averli ma li desiderava molto, così hanno optato per l'adozione a distanza. Se solo sapesse che, in realtà, ha già un figliastro sprizzerebbe gioia da tutti i pori, eh?- domandò con una punta di sarcasmo, guardandomi per un breve momento. -Comunque, lei tende ad amare la privacy ancora più del marito e si presenta al pubblico solo nelle serate ufficiali, sempre al suo fianco, quindi probabilmente ci sarà anche lei a questo gala.- poi smise di parlare. Non so se si fosse bloccato perché aveva finito di parlare, ma a me sembrava che ci fosse ancora qualcosa.
-È tutto?- chiesi, concentrata sul suo volto che, in quel momento, non lasciava trapelare nessuna emozione.
Percy respirò profondamente, con le spalle che si alzavano, poi lasciò andare con tutta la calma del mondo l'aria che aveva trattenuto. Il suo sguardo era costantemente puntato all'orizzonte, forse in cerca di qualche verità nascosta.
-No,- disse, dopo un momento di tentennamento. -Poseidone proviene da una famiglia molto potente. È il secondo di tre fratelli, altrettanto famosi, che lavorano nel campo della politica e della giustizia. Questo vuol dire che era predestinato ad essere un uomo influente fin dalla nascita, anche se si è costruito l'associazione partendo da zero, senza l'aiuto di nessuno.- poi si zittì definitivamente.
Quella era veramente una notizia da prima pagina: Percy era il discendente di una famiglia ricca, legata addirittura alla politica del Paese, e per di più l'unico erede dell'impero costruito da suo padre. Non doveva essere stato facile per lui venirlo a sapere da uno sconosciuto, non dopo che aveva vissuto una vita modesta e umile, obbligato a guardare la madre fare di tutto pur di non fargli mancare nulla.
Non potevo sapere cose si sentisse, ma cercai di fargli capire che ero vicina a lui, così appoggiai una mano sulla sua gamba. Lui girò di scatto la testa, posando gli occhi prima sulla mia mano, poi su di me. Io gli risposi con un piccolo sorriso di circostanza, poi tornai al mio posto.
Passarono alcuni istanti di silenzio, quando lui ritornò a parlare piano.
-C'è una cosa che non riesco proprio a spiegarmi, malgrado ci abbia pensato per settimane. Che diavolo ci faceva su quella spiaggia, ventuno anni fa, con mia madre quando avrebbe dovuto essere già fidanzato con un'altra donna? Cioè, non ne sono sicuro, ma quale altro motivo avrebbe avuto per abbandonare me e mia madre se non che aveva già una sposa promessa?-
Per quanto lo desiderassi, non avevo nessuna risposta da dargli. Vedevo il suo volto, il suo sguardo, così tormentato che sentivo male a livello fisico per la mia impotenza. Non riuscivo a vederlo così triste e abbattuto, e non credo fosse solo il fatto che provavo qualcosa per lui.
Volevo solo che fosse felice, e che la vita non fosse stata così bastarda con lui.
Con non poca vergogna, mi accorsi all'improvviso che negli ultimi due anni non avevo fatto altro che pensare ai miei problemi, solo e soltanto a me stessa, mentre intorno a me c'erano persone che stavano peggio. Io almeno avevo avuto vicini mio padre e Piper per tutto il tempo, mentre Percy si era rimboccato le maniche, contando sulle sue sole forze, per scoprire la verità. Dovevo venire a patti con il fatto che, per quanto stessi male, il mondo non girava solo e soltanto intorno a me.
Così, con i sensi di colpa, feci l'unica cosa che potevo fare: allungai la mano tra i due sedili, e intrecciai la mia con quella di Percy, che era appoggiata pigramente sul cambio manuale.
-Non lo so Percy.- mormorai. -Non lo so proprio.-
E il silenzio calò, questa volta come se fosse un velo di seta, che avvolgeva tutta la macchina, finché lui non lo spezzò.
-Ecco, siamo arrivati.-

Love the way you live     [PERCABETH]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora