Capitolo 1

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NOTE INIZIALI:
Ho scritto questa storia anni fa. La revisione è arrivata solo fino al secondo capitolo, per cui i primi successivi potrebbero contenere errori (sia di battitura e forma, ma anche di contenuto). 
Questa è stata la mia prima storia e, avendo impiegato quasi tre anni per portarla a compimento, lo stile è cambiato parecchio, per cui potreste trovare delle differenza tra l'inizio e la fine.
Questo primo capitolo è l'unico a contenere delle scene che potrebbero creare problemi, in quanto viene descritto un episodio di stupro (seppur non mi sia addentrata nei dettagli).
A distanza di anni, ricevo ancora bellissimi commenti e messaggi. Ci tenevo a ringraziare tutti quanti per l'amore che avete dato/darete a questa storia. Vi sono grata con tutto il mio cuore <3
Prima di concludere, do il benvenuto ai nuovi lettori. 
Spero che questa storia possa regalarvi bei momenti.
Un bacione <3

[...]

New York, 12 Luglio

Fermiamoci un momento a pensare, un tempo abbastanza lungo da poter osservare con attenzione alcuni particolari dell'esistenza di ogni essere umano: esistono dei fattori, suddivisibili a loro volta in tre grandi categorie, che condizionano la nostra vita fin dalla nascita. Come, ad esempio, le esperienze belle, quel genere di vicende che ci rendono euforici, talmente felici da pensare di aver raggiunto l'obiettivo di tutta una vita. Qualcuno in questo momento starà pensando alla nascita di proprio figlio; oppure uno studente starà immaginando se stesso mentre impugna il foglio bianco della laurea.
Ovviamente, come qualsiasi altra cosa al mondo, esiste anche l'opposto, la nemesi di quegli istanti di felicità più assoluta: immaginatevi dunque l'esperienza più brutta che abbiate mai vissuto, quel momento talmente destabilizzante da avervi fatto quasi cadere in depressione. La morte di una persona cara? Lo scoprire che il fidanzato vi tradisce? Insomma, avete capito.
Certo, il mondo non è solo bianco e nero, non si passa dall'essere felici al venire schiacciati dalla tristezza in un battito di ciglia. Se così fosse, i muscoli del nostro viso conoscerebbero solamente due modi di tendersi: sorrisi luminosi e rughe di preoccupazione sulla fronte. Esistono dunque svariate sfumature di grigio – e, no, non mi riferisco di certo a quel libro. Il grigio più tenue che riempie le nostre giornate di noia o di aspettativa: riordinare la stanza, bere una buona tazza di tè ai mirtilli, scambiare due chiacchiere con la propria migliore amica mentre il professore spiega.
Ci muoviamo nello spazio, avvicinandoci o allontanandoci dalle persone; entriamo in relazione con esse, creando dei rapporti, coltivandoli finché questi non diventano più saldi oppure naufragano scomparendo definitivamente; viviamo, seguendo l'andamento della giornata che ci trascina in avanti, verso il nostro inevitabile destino.
Tutto ciò che decidiamo di fare, però, tutte le azioni che compiamo e a cui ci sottoponiamo, ciò che termina con delle ripercussioni sulla nostra persona, ha una prima volta, significativa o meno.
In diciotto anni di vita mai mi ero soffermata veramente a pensarci con coscienza, sviluppando una mia conclusione, ma ricordo ancora tutte le mie prime volte più importanti, una per una, come se le avessi vissute solo ieri. Non sono un genio, ma ho una buona memoria.
Per esempio, ricordo – o meglio, ho una foto – di quando a cinque anni mi cadde il primo dente e corsi da mio padre a mostrarglielo, fiera, anche se una piccola parte di me era leggermente terrorizzata dal sangue.
Poi ci fu quella volta a sette anni, quando caddi a terra nel cortile della scuola ferendomi il ginocchio e un certo Tom Dawkins mi tenne compagnia fino all'arrivo della maestra. Per ringraziarlo, gli diedi un bacio sulla guancia e lui divenne tutto rosso, anche se l'anno dopo non ci siamo nemmeno più rivolti la parola.
La mia prima vera cotta si chiamava Austin Nillson. Aveva lo spazio tra i denti davanti e le orecchie a punta, tanto che quasi assomigliava a un piccolo folletto.
Gli anni passavano e, mano a mano che invecchiavo, per così dire, le prime volte diventavano sempre meno: eppure continuavo a sperimentarne di nuove. Tuttavia, malgrado l'infinità di prime volte che possono esistere – lanciarsi da un deltaplano rientrava in quelle, e anche il baciare una persona del proprio sesso – quelle veramente significative, che ti cambiano la vita, che la condizionano, si possono contare sulle dita delle mani. E, secondo gli ultimi calcoli, a diciotto anni a me ne rimanevano appena una manciata. 

Love the way you live     [PERCABETH]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora