Capitolo 2

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Prendi fiato e ricomincia.
Questo era ciò che mi ripetevo da ormai dieci anni e oggi non ne era l'esclusione, soprattutto dopo aver depennato l'ennesimo appartamento sulla lista.

"Purtroppo servono delle raccomandazioni."

"Non accettiamo ragazze giovani e single."

"Il suo contratto di lavoro è troppo recente, non possiamo procedere."

"Beh se vuoi posso offrirti la mia stanza", l'ultima offerta l'avevo declinata e per poco non rigettavo la mia misera colazione, ovvero un semplice caffè nero, davanti alle avance del signore di mezza età che voleva tutto tranne darmi un appartamento.

Sospirai sconsolata. Ormai era una settimana che cercavo di trovare un nuovo posto dove stare senza successo.
Sistemai meglio la sciarpa di lana che continuava a scivolarmi e andai imperterrita verso l'ultimo alloggio sulla lista.
Domani dovevo rifare nuove ricerche.

Quando avevo deciso di trasferirmi a Scathen City avevo messo in conto del clima rigido, ma non potevo permettermi grandi lussi, dovevo trovare un posto il più lontano possibile da quello in cui mi trovavo e purtroppo non ero riuscita a prendere neanche tanti vestiti con me e considerando che ero abituata ad una temperatura ben più elevata, mi dovevo far bastare la mia giacca di pelle a coprirmi. Appena sarei riuscita a mettere via dei soldi, avrei provveduto a comprarmi un cappotto più pesante.

Mi guardai attorno e guardai la mia cartina, per accertarmi di essere nel posto giusto.

L'annuncio sul giornale descriveva la zona come tranquilla, eppure attorno a me ero circondata da edifici malandati con facciate scrostrate e finestre sbarrate che riflettevano l'asprezza della vita quotidiana in quest'ambiente.

Presi un respiro profondo mentre avanzavo, non potevo avere pretese alte considerando il prezzo basso con cui l'avevano messo in affitto.

Mi avvicinai al numero dell'appartamento indicato nell'annuncio e bussai. La figura slanciata di una donna sui cinquant'anni si presentò dietro la porta.
"Sei qui per vedere l'appartamento?", la sua voce suonava bassa e roca e mi fece capire quanto la sua vita fosse stata segnata da anni di fumo incessante. Masticava una cicca in maniera fastidiosa, posò il suo sguardo freddo e pungente su di me e si spostò un ciuffo dei capelli scuri, con qualche filo d'argento, che ritornarono a ricaderle sulle spalle in maniera trasandata.

"Sì", conoscevo le persone come lei e sapevo che le chiacchiere non erano un loro forte e neanche un loro interesse.

"Bene", con un cenno secco mi fece segno di entrare.

L'appartamento era minuscolo e malandato. Le pareti, un tempo bianche, ora erano ingiallite e coperte di macchie di umidità. Era spoglio e i pochi mobili presenti erano vecchi e quello che non si poteva definire divano, giaceva nel salotto con l'imbottitura visibile e macchie indefinite.
La cucina aveva gli armadietti che non si chiudevano bene e il frigorifero continuava a ronzare rumorosamente. La camera da letto, ospitava a malapena un letto singolo con un materasso decisamente consunto e un armadio a due ante occupava il resto dello spazio, lasciando poco spazio per muoversi.
Il bagno, un misero buco, presentava una vasca macchiata e arrugginita, con il rubinetto che gocciola incessantemente. Spostai lo sguardo sul muro, coperto di muffa che dava alla stanza un'aria pesante e umida.

Ogni dettaglio malconcio rappresentava in pieno ciò che la mia vita era stata fino ad ora: una lotta quotidiana.

"Come vedi non è messo bene, ma questo è quello che abbiamo. Se vuoi sistemartelo è tutto a carico tuo, non devi pretendere nulla. Se si rompe qualcosa le spese sono tue."

Avevo messo in considerazione questo aspetto e la casa necessitava di una ristrutturazione, in realtà abbatterla era la scelta più conveniente, ma le quattro mura mi servivano al momento, anche se decrepite, per il resto avrei sistemato io. Stavo già mettendo in conto i lavori che c'erano da fare.

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