Dopo aver preso Ayla dall'ospedale, ci dirigemmo verso il nuovo appartamento. Il viaggio fu silenzioso, interrotto solo dal rumore delle ruote dei nostri scatoloni che urtavano contro le superfici stradali irregolari. Ayla, accanto a me, sembrava ancora fragile, ma la sua mano nella mia era calda e rassicurante. Io ero un groviglio di emozioni contrastanti: la preoccupazione per il futuro, la gratitudine per Silas, e l'incredulità per tutto ciò che stava accadendo. Era tutto così rapido, troppo rapido. Non riuscivo a smettere di pensare a come la mia vita fosse cambiata nel giro di poche ore.
Quando arrivammo all'edificio, rimasi senza fiato. La struttura era imponente, un grattacielo che sembrava sfidare il cielo stesso. Le pareti di vetro riflettevano le luci della città, creando un gioco di bagliori che sembrava avvolgerci completamente. Era così alto che mi sembrava impossibile riuscire a vedere la fine, come se si perdesse tra le stelle. Mi sentii minuscola, schiacciata dalla maestosità di quell'edificio. Era come entrare in un altro mondo, uno in cui io e Ayla non avevamo mai pensato di appartenere.
Entrammo nella hall, e subito fummo accolte dal portiere, un uomo anziano ma dall'aria elegante, con un sorriso cortese che non raggiungeva mai del tutto i suoi occhi stanchi. Silas scambiò poche parole con lui, e poi ci guidò verso l'ascensore. Non era un normale ascensore, no. Le porte di metallo si aprirono silenziosamente, rivelando un interno spazioso, con pareti di marmo e specchi scintillanti che riflettevano la luce soffusa delle lampade. Silas premette un pulsante e poi inserì un codice su un piccolo pannello digitale. Lo osservai con attenzione, affascinata dalla precisione con cui le sue dita si muovevano sui tasti, come se fosse un gesto abituale per lui. Le porte si chiusero con un sussurro e l'ascensore iniziò la sua corsa verso l'alto, silenzioso e veloce, senza nemmeno una vibrazione.
Quando le porte si riaprirono, mi trovai direttamente nell'atrio dell'appartamento. Il respiro mi si fermò in gola. Era tutto così irreale, così sontuoso. Il pavimento era di un marmo chiaro, quasi bianco, lucido come uno specchio, riflettendo ogni dettaglio della stanza. I soffitti erano alti, ornati con cornici delicate che davano un'aria di eleganza classica al moderno design dell'ambiente. L'intero spazio era aperto, con grandi finestre che andavano dal pavimento al soffitto, offrendo una vista mozzafiato sulla città sottostante, illuminata dalle luci notturne. Le stelle sembravano così vicine da poterle toccare, creando un'atmosfera da sogno. I mobili erano minimalisti ma lussuosi, con divani di pelle chiara e tavolini in vetro e acciaio, e un enorme tappeto soffice che copriva parte del pavimento, invitando quasi a camminarci a piedi nudi.
Ayla, accanto a me, aveva la bocca spalancata e gli occhi sgranati, lo stesso stupore che provavo io riflesso sul suo viso. Mi girai verso Silas, ancora incredula, e gli dissi, con un filo di voce, che non era necessario portarci in un posto così lussuoso, che sarebbe bastato molto meno.
Lui mi guardò con quegli occhi profondi, pieni di una determinazione che sembrava scavalcare ogni mia obiezione. "Questo posto va benissimo, è più sicuro," disse, con una calma che non ammetteva repliche.
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Over Again
ChickLitElara White era pronta a ricominciare la sua vita da zero, a costo di fare le carte false, letteralmente. Si ritrovava quindi in una nuova città, con un nuovo nome e un nuovo taglio di capelli, pronta per iniziare il suo nuovo lavoro. C'era però u...