«Non potrò esserci Paris, davvero».
«Ma non puoi mancare. Ci siamo tutti...»
Guardo Marco implorante per chiedergli supporto.
Paris continua risoluta: «Dammi il numero di quella Lizzie, la chiamo io per dirgliene quattro».
«Per carità» esclama lui, «avrà un collasso nervoso».
«Non credo» dico soddisfatta, «È tutta felice per l'organizzazione del matrimonio».
«Stai cercando di mettermi alla prova?» Un sorrisetto sadico gli illumina il viso.
«Marco, lasciale un po' di serenità. Se lo merita. Sta facendo tutto il possibile per recuperare, Lorenzo basta e avanza».
«Non è contento che Lizzie è tornata in sé?» chiede Paris. Ci riempie di nuovo la tazza con il caffè appena fatto.
«Secondo lui chi non riesce a separare i problemi personali da quelli lavorativi, non è abbastanza professionale» spiego.
«Com'è severo... lui non sbaglia mai?»
Marco soppesa la domanda: «Il suo problema è che non è completamente umana, altrimenti capirebbe. Ciò non toglie che la licenzierei in tronco anche io. Sei una scrittrice importante e sei stata costretta a pararle il sedere in più di un'occasione».
«A me Lizzie piace». Come se quel dato di fatto potesse giustificare la sua mancanza di professionalità.
«Sei stata davvero brava con lei, se non fosse stato per te sarebbe ancora chiusa in casa».
Paris appoggia i gomiti sul tavolo, ha un'aria sognante. «Dopo mi mandi il video della proposta? Voglio vederlo anche io».
«Molto volentieri» dico.
«Comunque se non vieni, non sarà lo stesso senza di te».
Scuoto il capo risoluta. «Non posso davvero».
Alza le mani in segno di resa. «Ok, non insisto. Però credimi... Ne saranno tutti dispiaciuti».
Marco mi appoggia una mano sul braccio. «Forse dovremmo stare a casa anche noi».
«Neanche per idea. Ho del lavoro da finire e vi meritate delle vacanze e poi non ho bisogno di due badanti. Vedrò se riesco a raggiungervi in qualche modo».
Gli occhi di Paris si illuminano.
«Ma non ci contare... Ho controllato e gli aerei sono tutti pieni».
«Sono le vacanze di primavera, è normale» dice Marco. Scocca un'occhiata all'orologio e si alza. «Devo andare, ci vediamo questa sera».
«Vado anche io, ho una lettura in libreria» dico buttando giù l'ultimo goccio di caffè.
Raccolgo la mia roba e me ne vado. Mentre esco mi sento in colpa, non ho nessuna lettura questa mattina è solo che non ho proprio voglia di stare chiusa in casa o alla caffetteria con questa giornata di sole. So che non dovrei raccontare bugie, soprattutto a Paris però mi chiedo come potrei spiegarle una cosa come: "Non voglio stare qui perché ho paura di incontrare Reeve". Oltre a suonare patetica mi toccherebbe spiegarle tutto quello che è successo e sarebbe troppo anche per me.
Ogni giorno accompagno Marco ogni mattina alla caffetteria, troppo presto per incontrare Reeve o qualsiasi anima viva, mi faccio vedere da Paris in modo che non pensi che mi nascondo da qualcuno. Dopodiché me ne vado con una scusa qualsiasi.
Reeve... Ha provato a chiamarmi una volta, il giorno dopo la serata alla festa con Jam. Non gli ho risposto, non sapevo cosa dirgli. Così gli ho scritto che andava tutto bene, che ero ubriaca e forse ci siamo comportati male tutti e due.
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Ricomincio dall'Amore
Chick-LitIsabella Patterson è una scrittrice di fama mondiale che vola a Los Angeles per promuovere i suoi libri. "Sei mesi di lavoro e torno a casa." E' la promessa che ha fatto a se stessa per poter scendere a patti con la sua timidezza. Lentamente però l...