Il fuoco è magico. Non ricordo chi me lo aveva detto, ma questa frase mi è sempre rimasta impressa nel cervello. Osservo le fiamme danzare negli occhi delle persone, li rende allegri anche se è solo un'illusione.
Sorseggio altra birra. Non dovrei bere così tanto ma è più forte di me, soprattutto questa sera. Devo mandare giù un'aspra verità che non riesco ad ammettere neppure a me stesso.
Alzo gli occhi. Quel Jason le cinge i fianchi con la mano e una morsa mi stringe lo stomaco. Finisco la lattina in due sorsi.
«Amore, tutto bene?»
«Cosa?» Mi giro a guardare Kate, la metto a fuoco come attraverso una cortina di nebbia.
«Mi stai stritolando la mano.»
Lascio andare la presa e mi tolgo la coperta dalle spalle facendola cadere a terra. Mi passo una mano tra i capelli. Cosa cazzo mi sta succedendo?
Kate sbuffa. «Sei ubriaco.» Il suo tono è accusatore e non ho nessuna voglia di ascoltarla.
«Sì, lo sono e allora?»
Arretra sorpresa. «Dicevo solo per dire.»
«Chi ha voglia di suonare la chitarra?» Aron mi porge lo strumento.
Un ragazzo si stacca da un gruppetto lì vicino e tira fuori la sua chitarra dalla custodia.
«Non hai voglia di fare una passeggiata?» mi chiede Kate.
Scuoto il capo. «Devo suonare. Vai tu.»
Kate si alza, tira fuori quel maledetto cellulare e si allontana.
Cominciamo a suonare ma non riesco a stare a tempo, le dita sono incollate alle corde e le note sembrano tutte invertite.
«Ce la fai?» chiede Aron a disagio.
Annuisco. «Sono solo... ho bevuto un po' troppo.»
La gente comincia a cantare e non bada più alle mie stonature. Poco dopo però mi innervosisco e smetto. Provo l'impulso di lanciare la chitarra in mezzo al fuoco ma mi trattengo, domani non mi sembrerà più un'idea così allettante.
Afferro un'altra birra dal frigo e mi alzo. Vacillo sulle gambe, è come se fossero lunghe dei chilometri e non riuscissi a comandare tutte le giunture e i muscoli come vorrei.
Paris e Kate stanno parlando e ho come la sensazione di sapere qual è il loro argomento.
Scuoto il capo. Il nervoso mi ribolle nelle vene. Vorrei correre, scappare e mandare a quel paese tutti e tutto. Alzo gli occhi al cielo nero come l'inchiostro e quelle stelle così luminose sono come tanti piccoli aghi di spillo, pronti a cadere e trafiggermi a morte.
Che pensiero deprimente.
«A cosa pensi?» chiede Aron, riportandomi con i piedi a terra.
«Pensavo...» Vacillo. «Se mi metto a correre abbastanza veloce, riuscirò mai a seminare me stesso?»
Aron scoppia a ridere così forte che tutti si voltano a guardarci. «Lo diceva che sei strano ultimamente, ma non pensavo fossi così schizzato.»
Abbozzo un sorriso. «Era-era solo una battuta stupida.» Sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Mi gira la testa.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, la voce del ragazzo alla chitarra sovrasta quella degli altri. La gente intorno sembra divertirsi e per un momento vorrei essere quel ragazzo abbracciato alla sua fidanzata mentre le sussurra parole all'orecchio.
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Ricomincio dall'Amore
Chick-LitIsabella Patterson è una scrittrice di fama mondiale che vola a Los Angeles per promuovere i suoi libri. "Sei mesi di lavoro e torno a casa." E' la promessa che ha fatto a se stessa per poter scendere a patti con la sua timidezza. Lentamente però l...