5 Sfumature delicate e impercettibili

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Aveva fatto tardi, come il giorno prima e quello prima ancora. Come sempre. Ci provava, sul serio, a rientrare a casa a un orario umanamente decente, ma sembrava che il suo lavoro addirittura si incrementasse con il calare delle tenebre. Gli era sempre dispiaciuto, ma, a essere sinceri, nell'ultimo periodo trovava sempre più confortante l'idea di rincasare quando già tutti i suoi co-abitanti dormivano da un po'.

Inserì la chiave nella toppa della porta e trasse un lungo respiro.

Era arrivato quel periodo.
Un periodo che riempiva circa due mesi all'anno della sua vita, tempestandolo di sensazioni e ricordi poco piacevoli.

Era già iniziato da un mese, si trovava appena a metà del percorso e sapeva già che sarebbe peggiorato nelle successive settimane, arrivando al culmine a ridosso della conclusione di quei mesi.

Aprì la porta di casa, si guardò attorno con fare circospetto mentre la chiudeva alle proprie spalle. Posò la ventiquattrore e la giacca nell'armadio a muro nell'ingresso. Ancora niente. Aggrottò di più la fronte. Era stanco, ma non così tanto da non stupirsi di quel silenzio surreale. Non dubitava che Lucy e Drake fossero già nel mondo dei sogni, né che Martha si trovasse chissà dove fuori di lì, intenta a sedurre l'ennesimo uomo impegnato, tra un cocktail e l'altro.

Ma Oscar? Non era più degno neanche dei suoi “bentornato”?

La casa era quasi al buio, eccezion fatta per le blande luci notturne della città provenienti dalle finestre, e per un'altra fonte luminosa, artificiale e più spietata, che illuminava in modo quasi drammatico il volto del suo nuovo baby-sitter.

Gabriel Wright sedeva su una poltrona, il portatile aperto sulle ginocchia, talmente assorto che sembrava non essersi accorto di non essere più da solo – e solo non lo era stato neanche prima, notò, scorgendo la sagoma imponente e inconfondibile di Oscar, accucciato ai piedi del giovane.

Bastardo traditore. Scosse la testa e ripescò il suo solito sorriso finto, avvicinandosi a entrambi.

Gabriel sollevò subito lo sguardo su di lui, facendogli dedurre che si era accorto del suo ingresso: non un sobbalzo, né un'espressione stupita, niente di niente. Era troppo calmo.
«Bentornato.» il tono che utilizzò non fu piacevole affatto. «Ha fatto tardi.»

Avrebbe dovuto scusarsi? Probabilmente sì, ma era anche a causa di quelle piccole “debolezze” se il velo tra lui e Clare si era dissolto nel nulla. Si strinse nelle spalle e il sorriso si fece più ampio. «Sono un divorzista.»

Gabriel aggrottò la fronte. «E questo che vorrebbe dire?»

«Il lavoro si fa più intenso di notte...»

«Insegue i suoi clienti quando vanno a dormire?»

Rise e si lasciò cadere sul divano, sedendo scomposto. Allentò il nodo della cravatta. «In certi casi, i tradimenti si consumano di più di notte. Ho un cliente che lavora in un fast food, turno notturno. Una dottoressa del pronto soccorso notturno. Sospettano che i rispettivi partner li tradiscano. Ho finito di parlare proprio poco fa con uno degli investigatori privati che abbiamo messo loro alle calcagna.»

Il giovane fece una smorfia e chiuse il portatile, in riflesso, Blaze accese la piantana al proprio fianco, diffondendo nella stanza una tenue luce gialla. «Che brutta cosa.»

«Vero? Perché tradire anziché lasciare?»

«È valido da entrambe le parti. Se il traditore non ha le palle di lasciare, ci si può pensare da sé e rompere.»

«È quello che stanno facendo i miei clienti.»

«No, l'hanno assunta per rovinare i propri partner. Altrimenti non credo ci sarebbe stato bisogno di investigatori privati.»

FIREFLY ~ Una Luce Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora